TYTANCHAOS WANDERING IN THE WILD
martedì 5 luglio 2016
Tytanchaos in Italy.
HOWLINGS
AFTER THE SUNSET
Italia,
agosto 2014.
D3) Mi scolo una Guinness e una
Ceres alle 7.00 del mattino, rigorosamente a stomaco vuoto perché 9 ore di noia
abbisognano dell’anti-bore, la birra. Discendo l’ umida pianura padana e,
superato il Po’, dopo circa 1,30 h, inizio la lenta, lunga discesa nel
Mediterraneo. Oltre il Po’, l’Europa Cisalpina termina e comincia un’altra
terra. Oltre il Po’, l’Europa si stringe e si allunga in una delle più bizzarre
penisole del mondo: l’Italia. La penisola italica scende verso sud per 1000 km,
nel cuore del Mar Mediterraneo. Ma fino a Cattolica la pianura padana e il
clima umido confonderebbero un viaggiatore sprovvisto di mappa, soprattutto in
questa debole e vuota era in cui l’umanità è deviata da tanti idioti laureati
che credono a Darwin e nullità-prostitute ingioiellate che spesso si chiamano
vip. L’umanità oggi è così istupidita che non sa neppure riconoscere la vera
geografia e chiama l’Europa continente! Dopo l’orripilante Cattolica il treno
si svuota e iniziano le Marche e anche un viaggiatore sprovvisto di cartina
capirebbe che è entrato in un’altra landa. L’umidità si attenua, la foresta
diventa macchia mediterranea e gli italiani parlano con l’accento di un altro popolo. Le Marche sono un mare di dolci
colline verde scuro dove tante città arroccate sulle sommità sono isole di
storia medioevale nel tempo eterno della foresta. Gli italiani oziano lungo le
sottili spiagge del placido Mare Adriatico. Una marchigiana e poi una nera ci
provano con me ma io sono fottutamente assonnato e poi alle station le nostre
strade si dividono. Le Marche sono lunghe e dopo circa 2 h il caldo diventa
nettamente più forte e inizia l’Abruzzo, la landa italiana che amo di più. Con
il Sud-Tirol, il Piemonte, la Val d’Aosta e la Sardegna, l’Abruzzo è la regione
più bella d’Italia. La catena montuosa che solca la penisola latina come una
spina dorsale, qui in Abruzzo si solleva rasentando i 3000 metri e si staglia
immota e poetica nel cielo del Mediterraneo. Alla città che sta ai piedi del
territorio selvaggio becco la cosa più bella che possa beccare in una città nel 2014 d.c.: un corteo
medioevale! Italiani, greci, tedeschi, inglesi e cechi sfilano fra la folla
vestiti da re, regine, cortigiani, araldi, banditi e guerrieri. Alabarde,
balestre e spade pungolano l’orizzonte tumultuoso della folla. Mi compro 2
dolci abruzzesi in pasticceria, mi mangio la pizza da un napoletano e infine mi
corico nella mia stanza da 25 euro. Abruzzesi e milanesi (immigrati e non) sono
due popoli diversi quanto i tirolesi e gli slavi. Le donne abruzzesi hanno
sovente i capelli neri e gli occhi verdi. E caratterialmente sono molto diverse
dalle milanesi. Enjoy Italy.
L4) La città è deserta quando la
attraverso al mattino presto. In un’oretta giungo a uno dei villaggi ai piedi della mitica montagna:
un piccolo villaggio nella foresta dei lupi e degli orsi. Da qualsiasi lato si
prende la montagna, essa è lunga e dura, una delle più dure degli Appennini.
Montata la tenda e preso lo stretto necessario (1 grosso pezzo di un
pan-focaccia abruzzese niente male, 1 hg di salame piccante, 2 brioches,
l’acqua e l’impermeabile) lascio il villaggio e trovo facilmente l’inizio del
trail dopo 200 m, perfettamente segnalato! Come sul Marsicano, l’inizio del trail, a 1000 m, è
una lunga salita con inclinazione moderata, di quelle che ti fanno tirare e
stancare. Ma poco dopo s’inclina e inizio a salire un duro path da montagna. Mi
attendono 1800 m di up! Perché così è la mitica montagna, la seconda più alta
degli Appennini. Becco subito la rete di un piccolo prato per arnie divelta:
orso! E dopo 20 minuti ossa sparse (orsi o lupi). Verso i 1800 m la misteriosa
e incantata foresta mediterranea termina e io sbuco sotto la maestosa forma
della Majella. Una vasta montagna ammantata da un prato verde chiaro e da rocce
bianche. L’ up s’inclina ulteriormente e
qui c’è il tratto più duro, fra i 1800 m e i 2400 m, quando trekko di fianco a bizzarre zanne di
roccia color avorio. A 2400 m valico la prima cresta e mi ritrovo in un eden
infinito. Uno sterminato prato pietroso
e fiorito nascosto sotto il cielo italico in una conca colossale fra maestose
pareti eterne. Rasentato il perimetro nord della conca, devio in mezzo a
meravigliose dune argentate chiazzate e striate dalla prateria. Assomigliano in
shape a quelle del Rondane anche se là c’è la tundra. Marcio in un mondo dalla
bellezza immota e assurda. Una bellezza che la civiltà che nasce e muore in
città non sa neppure che esiste. Il trek è infinito, la Majella è così, dura e
lunga. Uscito dalle dune, vedo il picco massimo, il monte Amaro, laggiù, sopra
un mondo spietato e primordiale, così bello che solo i lupi possono abitarlo.
Salgo e marcio verso il picco, un colosso pietroso, salgo e marcio sul bordo
del burrone che cinge l’argentato paradiso selvaggio senza tempo e senza acqua.
Perché i fiumi che serpeggiano sul fondo del mondo sono tutti secchi. Il monte
Amaro è ancora distante. Salgo e marcio circondato da un mondo strepitoso,
gigantesco e antico come gli umani non possono neppure concepire. Marcio e marcio
in up e la Majella è sempre lontana anche quando spuntano le possenti,
bellissime montagne che la cingono a est. Nuvoloni neri, ogni tanto,
importunano la limpidezza del monte Amaro e salgono minacciosi dagli ancestrali
canyon grigio-verdi. Partito alle 8.00, alle 15.07 raggiungo la vetta della
mitica montagna. L’Illiria, la ex-Jugoslavia, non si vede per via degli
spettacolari nuvoloni che affondano nei canyon-burroni. Ma io sono a 2793 m in
un mondo incredibile. Nel cielo dell’Italia primordiale. E sotto, i lupi,
creature che amo svisceratamente quasi quanto i gatti e i gattoni, sanno che io
sono qui perché mi hanno fiutato quando marciavo nella loro foresta. Gli ho
lasciato dei regalini e non mi resta che sperare che l’incantato cielo italiano
questa notte ululi di forza selvaggia e primordiale perché io so che loro non
si faranno vedere.
M5) E’ mezzogiorno quando giungo a 2000 m fra
pendii di un verde così splendidi da sembrare le Highlands. Mi mangio un panino
con porchetta e olio piccante che la signora del chiosco che sta giù in paese,
a 1000 m, mi ha riempito come la lussuria comanda e come a Milano tante merde
non farebbero mai. Sotto di me, verso est, l’Italia si riconferma in tutta la
sua assoluta bellezza. Si chiama Campo Imperatore ed è una valle, un prato
sterminato ancor più grosso di quello di ieri e circondato a sud da rilievi che
ricordano le montagne della Scozia e dell’Inghilterra, e a ovest da 2 montagne,
il Brancastello e il Prena, così maestose ed epiche da rendere Campo Imperatore
una delle valli più belle che ho mai visto, pareggiare in bellezza con la valle
Leviona nel Gran Paradiso ed essere battuto solo dalle supreme valli svedesi e
da quelle indonesiane. E’ tardi, sono le 13.30 quando comincio uno dei trekking
più belli della mia vita. Parto da 2100 m e superato il primo passo mi ritrovo
a tu per tu con una montagna di roccia calcarea, immacolata, argentata e bella
come le Dolomiti, un grande sasso nel cielo dell’Italia: il Gran Sasso. Il
grigio Gran Sasso, picco massimo di questa bitorzoluta penisola che penetra il
Mediterraneo. Il picco massimo degli Appennini è circondato da verdi,
lussureggianti monti over 2500 di incredibile bellezza che disegnano una corona
di selvaggio splendore che l’inglese che incrocio definisce “unbelieveble”.
Attraverso così, per 1 h forse, questo paradiso assoluto fino al 2° passo. Lì
comincio davvero a scalare il Gran Sasso quando l’erba finisce e solo i nevai
macchiano la liscia roccia grigia della meravigliosa montagna. Ma il paradiso
italico ha altre porte da spalancare, e così, mentre il Pizzo dei Caprai, uno
dei verdi over 2500, continua a estasiarmi, sul lato nord spunta il corno
piccolo, altro capolavoro “dolomitico”.
La parte finale della scalata al corno grande è ardua per via dello
steep che si attenua solo al 3° passo quando sbuco su un burrone innevato che è
un anfiteatro di punte e rocce generati nelle ere ormai dimenticate. Alle 16.35
raggiungo il punto più alto degli Appennini e dell’Italia geografica, questa
bizzarra penisola dell’Europa meridionale. A 2912 m. La natura, la grande
madre, e il caos, il grande padre, dispensano opere meravigliose in ogni landa.
E in ogni landa cambiano stile e colori perché gli artisti sono così. Al
rifugio il tipo mi da una stanza al prezzo della camerata e così dormo e mangio
nella prigione di Mussolini. Mangio gli arrosticini, ottimi spiedini abruzzesi
di pecora adulta e un panino alla salamella che mi riempiono con 3 salamelle,
peperoni e un chili pakistano perché il cameriere viene dalla terra del K2.
M6) Mi sveglio e Campo Imperatore
è avvolto da nuvoloni minacciosi, le previsioni sono pericolose e poi inizia a
piovere. Un gruppo di 30 hikers bresciani imbocca lo stesso il trail e marcia
lungo il mio stesso itinerario fra una bellezza celata dal maltempo. Io non mi
fido proprio e poi a 2000 m non si fa e così mi mangio un altro panino con
porchetta, converso con il simpatico venditore abruzzese e scendo a L’Aquila,
stendo la mappa e consultate le previsioni scelgo il paese dal quale ripartire.
Salito sul bus viaggio verso nord nella nascosta Italia centrale, nel mezzo del
mezzo fra popoli che per mentalità e stirpe appartengono a un’altra nazione
rispetto all’Italia Cisalpina. Il bus mi scarica in questo nuovo villaggio
immerso nella foresta appenninica. Chiedo a uno dove è l’imbocco del sentiero e
lui mi risponde: “E non gliò so, prova a annà de là.”
Ma…che cazzo! Sono uscito
dall’Abruzzo!! Sono nel Lazio!! L’accento laziale è il più bello d’Italia. Mi fermo a comprare dolci e mentre la barista
carina ci prova con me io realizzo che il trek in Italia ha un’altra difficoltà
oltre alla salita: resistere alla tentazione di mangiare al ristorante e
svuotare così lo zaino del peso fottuto. Dovrei cucinare il mio fottuto risotto
in busta e diminuire così il peso dello zaino ma come cazzo faccio quando lungo
la strada del paese ci sono 3 ristoranti che pubblicizzano spudoratamente un
capolavoro della cucina laziale?! Non esiste. Valutati i 3 ristoranti scelgo il
2°. Il 1° non ha il menù, il 3° è il più caro. Il 2° è un locale vissuto, lo si
vede dalle pareti e vissuto vuol dire che sa fare il suo mestiere. Il 3° fra
l’altro da troppo peso all’immagine e allo sfarzo dell’arredamento e questo non
ispira la mia fiducia culinaria perché io sono un maschio e la verità delle
cose la carpisco con grande naturalità.
Mi siedo nel 2° ristorante fra le foto dei lupi e delle montagne e ci azzecco
in pieno. Con 12,50 euro la tipa mi porta primo, secondo e bibita; inizio con
un enorme piatto di spaghetti all’amatriciana; 200 hg di succulenti spaghetti
che grondano sugo, guanciale e pecorino!!! Col cazzo che mi cucino i risotti in
busta! Dopo aver goduto per lunghi, intensi minuti arrivano 8 arrosticini, gli
spiedini abruzzesi: buoni. Questa è la prepotente risposta ai ridicoli ristoranti
moderni proposti dalla televisione. Questo sublime piatto romano è
un’umiliazione qualitativa, quantitativa ed economica per quelle merde che
portano 50 gr di pasta ridicolmente arrotolata ai mongorincoglioniti che si
siedono nei locali di merda moderni. Come dicono qui: “A stronzo, io non mi
mangio i tavoli, vattene affanculo tu e
la tua presentazione di merda.”
E per presentazione intendo la
ridicola, superbabbazza presentazione dei loro meschini piatti da 30-50 gr. Il
cibo è gusto, non forma e io gli piscio in faccia. E che se ne vadano affanculo
tutte le trasmissioni che stanno cercando di cambiare, nel male, la tradizione
culinaria mondiale. In culo a loro e alle troie delle loro madri. Tanto a me
non mi fregano. Mi rimetto i vestiti da trek, entro nella foresta appenninica e
trovo un posto per accamparmi. Appena cala il tramonto sento dei versi brutali
provenire da oltre il ruscello che scorre alle mie spalle. Vado a vedere e
scorgo 1, 2, 3 sagome enormi avanzare lentamente nel prato. Ci siamo…gli
orsi…poi 4, 5, 6, 7!! Ma vaffanculo. Sono un branco di cinghiali grossi il
doppio di quelli toscani e abruzzesi. Li osservo per un po’ fino a che uno dei
suidi si accorge di me, da il segnale e scappano. E io nella notte dei lupi mi
addormento pensando a loro, i banditi della foresta, i lupi, i miei amici.
G7) Con 20 kg sulla schiena salgo
da 800 a 1700 m. La segnaletica italiana qui è assente e mi perdo nella foresta
dopo 5 minuti. La macchia mediterranea ha il sottobosco fitto e pieno di rovi e
così combatto e sudo per riguadagnare l’unico punto di osservazione che ho. I
rovi lacerano per 8 volte la pelle delle mie gambe prima che riesca a
riguadagnare uno sterrato che sale sulla montagna. Lo sterrato è infinito e
sono le 15.00 (!!!) quando incontro una volpe ed esco dalla foresta e mi trovo
la vetta della montagna davanti. Ma è lontana, ho finito l’acqua e richiede
ancora 3 h di trek + 2 di discesa e 1 h per mangiare. Non ce la faccio a
raggiungere l’acqua prima del tramonto così alle 16.00 riscendo nel bosco e mi
dirigo verso il fiume più vicino e poi verso il nuovo giaciglio di questa quarta notte fra i lupi. La segnaletica
italiana è piena di falle e così mi perdo altre 2 volte. Scrutando dentro la
foresta alla ricerca del segnavia, vedo giù, forse a 50-60 m, un gattone. E’ un
attimo, poi lui si accorge e fugge elegantemente fra i tronchi. Per la prima
volta in vita mia incontro una lince!! Rimessomi in marcia, alla fine, verso le
19.00 raggiungo il beato fiume che mi darà da bere e da cucinare e trovo un
segnavia del 1800 che segnava il confine fra lo Stato Pontificio e il Regno
delle 2 Sicilie!! Accampatomi in mezzo ai lupi mi cucino un minestrone che
insaporisco con peperoncino pakistano e pepe. Enjoy the life. Gli ultimi
cucchiai li assaporo nell’ombra della notte. E nella foresta mi
addormento.
V8) La segnaletica italiana è
scandalosa qui e mi fa perdere senza pietà. I miei fottuti 20 kg mi spaccano
per bene mentre scendo di quota verso l’ignoto verde. Il problema principale
degli Appennini è che i fiumi scorrono solo in basso e sono anche pochi. Il
fattore positivo invece è il numero infinito di diversi tipi di funghi con cui
potrei insaporire i miei fottuti risotti preconfezionati. Dopo 4 h di discesa
raggiungo finalmente un villaggio. I paesani sono seduti sui gradini delle case
e riuniti stanno conversando. Quando mi vedono mi squadrano e uno mi dice: “Da
dove vieni?”
Io: “Da là, da quelle montagne.”
“Ma che! Hai dormito nel bosco?
Ma ci stanno li lupi, lo sai!?!”
Oh no, ha un altro accento
ancora…e anche la donna che mi offre l’acqua ha questo nuovo accento! Oh no,
dove cazzo sono finito!? Oh no, tutti hanno questo accento…e il Lazio? E
l’Abruzzo? Io: “Ma qui non è più Lazio?”
“No. Ma da dove sei partito?”
Una delle donne: “Siamo piceni, sei
nelle Marche qui!”
Lui: “Aspetta, aspetta, dove devi
andare?”
Io: “Sul Vettore.”
Lui litiga con la moglie sulle
direzioni stradali e poi mi salva perché arriva uno che consegna formaggi, lui
lo ferma e gli dice di portarmi ai Sibillini.
Raggiunto il paesino al confine
con il Sibillini National Park conosco 2 romane che vogliono convincermi a
salire sul Vettore dal versante est: col cazzo che mi faccio 10 km
sull’asfalto! Poi un’edicolante romana mi spiega come raggiungere l’inizio del
trail. Questa tipa giallorossa mi fa esplodere l’uccello mentre parla. E’ bella
e sexy, castana con gli occhi azzurri. Poco prima del trail mi fermo in un
ristorante e mi mangio i bucatini alla gricia e una grigliata mista. Fa caldo,
over 30°. Il clima dell’ Italia centrale è una via di mezzo fra il piacevole
umido e l’odioso secco e devo dire che sto beato in questa landa. Rientro nella
foresta e fra i lupi attendo l’indomani quando con i miei fottuti 20 kg
inizierò la scalata del Redentore, una
montagna stupenda. E per 3 giorni goodbye civilization. Mi lavo in una pool di
un freddo ruscello. La luna è quasi piena e splende pallida sopra la foresta
mentre cucino la zuppa di farro. Mentre mescolo lui canta. Canta dalle 19.00
alle 20.00. E’ veramente vicino, non oltre i 300-400 m di distanza dal mio
accampamento. Lui è l’incanto primordiale della Terra, la sua voce vibra la
canzone più bella mai cantata su questo pianeta. L’ululato penetra i cinguetti,
i cupi versi dei rapaci notturni e persino l’eterno scrosciare del ruscello.
Mentre odoro il farro, il lupo ulula quasi una decina di volte per circa 1 ora:
“E’ mio questo territorio. Nostro. Voi altri state fuori dai nostri confini.”
Questo canta il lupo nel suo incantato, meraviglioso linguaggio animale. Ma la
gioia che vibra insieme a queste magiche note la possiamo capire solo noi figli
del caos, i poeti e gli asceti. La gioia selvaggia di essere un lupo e di
essere pronto per la caccia nel buio della notte. Una gioia che quel coglione
di Konrad Lorenz non sapeva neppure che esistesse e che quel disastro di Darwin
negherebbe solo perché lui non poteva assaporarla nel suo vuoto, squallido
cuore. E io sotto la gioia astrale della luna, nella tenebrosa gioia della
notte, fra loro, i banditi della foresta che amo visceralmente, fra loro e con
loro mi addormento.
S9) Alla mattina il cielo terso e
limpido e il caldo inizia a picchiare verso le 10.00. Riparto da 800 m. La
segnaletica italiana mi fa perdere ancora a quota 1000. Così imbocco uno dei
path più duri che possano esserci su una montagna. La pendenza è superiore a
quella del sentiero dei morti della Grignetta e con i miei fottuti 20 kg salgo
a passo di lumaca per più di 2 h. Il sudore mi cola dal mento e nonostante
l’ombra della foresta il caldo è duro, over 30°. Quando sbuco dal limitare
della foresta dei lupi, sono a 1500 m e c’è un prato. Poi una strada asfaltata,
un parcheggio e il border del Sibillini national park. E il Vettore che domina
maestoso sopra tutto ciò. Alle 13.00 mi compro un altro squisito panino alla
porchetta e tabasco da un ambulante, coke in lattina e salgo per poco la
montagna trovando un posto adatto. Mi sdraio e mi godo il pomeriggio leggendo,
mangiando e aspettando il tramonto e il duro trek di domani quando salirò sulla
ridge del Vettore a 2200 metri e poi in cima al picco ovest a 2400.
D10) Salgo con i miei fottuti 20
kg la slope del massiccio sibillino del Vettore. Lo steep è ripido e a passo di
lumaca avanzo colando sudore e soffrendo dai 1500 ai 2200 m dove raggiungo la
cresta. Lo steep è superiore al muro del pianto del Grignone e al sentiero dei
morti della Grignetta. Sulla ridge devio a ovest e salgo 5 anticime prima della
vetta del Redentore a 2400 m, poco più basso del Vettore. Prima della vetta
conosco 5 marchigiani. Iniziata la salita alla prima antecima il massiccio
sibillino svela tutta la sua straordinaria bellezza. Il Redentore è un gigante
di pietra calcarea che precipita in un ancestrale burrone argentato. Il Vettore
invece è un maestoso e liscio pendio verde punteggiato da fiori gialli. Questo
lungo, vasto scivolo green s’inclina vertiginosamente verso il burrone
paradisiaco, dove, 2 laghetti di un alieno blu brillano magicamente come pozze
marziane. I laghetti di Pilato sono di almeno 5 concentriche tonalità di blu e
sembrano pozzi infiniti di una densa pittura topazio che ha perforato la
montagna. In quei laghi, Pilato, tornando dalla Palestina e dalla velenosa
condanna a morte di Gesù, morì misteriosamente. Scendendo sull’altro versante
entro in una valle assurdamente bella. Assurda perché non sembra l’Italia.
Lasciate le Marche sulla cima del Redentore, trekko in Umbria fra dune verdi,
colline dipinte di tenui green, villaggi arroccati su di esse e campi di
lenticchie blu! Dopo essere caduto, essermi ferito il knee e bucato con mezza dozzina
di spine, raggiungo la fine del path e conosco un varesotto che mi da uno
strappo a Norcia. A Norcia sbaglio ristorante e mangio una pessima pasta al
tartufo e una mediocre grigliata. Ma becco un’altra sfilata medioevale.
L11) Sono agli sgoccioli di
questo viaggio fighissimo nell’Italia centrale. Una landa fatta di bellezza,
storia e cibo fottutissimamente buono e
tanto! In culo ai ristoranti moderni! Con un altro panino alla porchetta a 2,5
euro (non è buona come quella marchigiana e abruzzese però te la godi) giro in
3 h la cittadina medioevale di Spoleto, anch’essa, ovviamente, arroccata su una
collina cinta da mura. Discrete chiese romaniche e qualche casa antica ne fanno
una cittadina piacevole ma i villaggi deutsch e i castelli spagnoli battono
l’Italia di netto.
M12) H 4.00: mi alzo e marcio
tosto percorrendo velocemente forse 2 km che mi separano dalla stazione di
Spoleto. H 5.15: il treno parte e io torno nel Lazio. H 6.48: scendo a Roma,
capitale dell’Italia. H 7.00: lascio il mio fottuto zaino e la tenda al
deposito scandalosamente thief: 12 euro! H 7.10: scendo dal metro e mi compro
un altro panino e porchetta da un simpaticissimo fast-food dealer. H 7.30:
comincio l’ esplorazione della città più potente della storia europea, la storia che si ricorda
però…Una marcia che disgusterà i puristi del viaggio e del turismo perché Roma
si dovrebbe visitare in circa 3 giorni…ma io lo farò in 4 h! 1° purpose: la
nazione più piccola del mondo. Ah, che figata: arrivo in Piazza San Pietro ed è
deserta. Ci sono solo io, qualche suora e una ventina di cunning turisti. Le
bianche colonne che delimitano il perimetro della piazza dei cattolici sono
notevolmente belle ma esteticamente la basilica più importante del mondo è uno
dei siti architettonici più brutti che abbia mai visto assieme alla Tour
Eiffel. Internamente invece è un sontuoso insieme di forme, colonne, marmi,
statue e volte di egregio shape nobilitate dai materiali naturali quali il
marmo appunto. Castel Sant’Angelo è un buon castello. Poi seguo il Tevere per
quasi 1 km vedendo 1 chiesa gotica che si distingue nettamente dagli altri
edifici storici romanici e degli altri stili. Immersomi nel centro inizio a
imprecare perché il mio monumento romano preferito è sotto ristrutturazione! La
fontana di Trevi è oggi un’impalcatura protetta da delle vetrate (!!) e io non
posso gustarmela! Compratomi un dolce napoletano grosso come 3 fette di torta
(che si chiama appunto napoletano) raggiungo La Vittoria, raro esempio di
edificio moderno di grande bellezza e poi i fori dove posso curiosare sul
passato di 2000 anni fa. E infine, alle
11.00, raggiungo l’obiettivo finale, il Colosseo. Un enorme, mastodontico
stadio che ospitava i giochi di guerra quando la guerra richiedeva tanta
tecnica. Ci sono 40° ma il Colosseo è comunque gremito e clamorosamente ci sono
gli indiani (!!) che osano scassarmi il cazzo coi loro ombrelli, cappelli e
bottigliette d’acqua! Roba da non credere! Roma, una grande capitale, fra le
più belle d’Europa. Ma contro le asiatiche non c’è partita. Bangkok e Yangoon
sono nettamente più belle. H 13.00: lascio Roma. H 15.52: scendo a Siena e la
maledizione delle feste colpisce con tutta la sua forza e la sua precisione
temporale! Senza saperlo sono capitato nella festa più famosa d’Italia: il Palio
di Siena. Il palio ci sarà tra 2 giorni ma alle 18.00 faranno le prove. Non c’è
il deposito bagagli! E io devo arrivare alla Piazza del Campo prima delle
fottute 18.00! Uhm, che posso fare per fottere la maledizione?! C’è un centro
commerciale con 4-5 ristoranti e fast food. C’è una boliviana da scopare e una
romena da scopare anch’essa. Gli spiego la situazione e gli dico: “Se mangio
qui mi tenete lo zaino per 2 orette?”
Il compromesso va in porto e le 2
fighe mi nascondono lo zaino e la tenda nel retro. Poi non so perché ma mi
regalano una salsiccia più un trancio di focaccia! H 17.15: la sfida fra me e
il palio comincia. Ho 45 minuti per trovare e raggiungere quella fottutissima
piazza prima che i cornuti dei fantini calchino la sabbia. Entrato nella
graziosa città medioevale supero la folla e alle 17.45 devio nella più bella
piazza italiana. Un grottesco catino di antichi edifici che sembrano gli spalti
di una stramba arena. Il castello risalta bello nel grottesco mentre la sua
torre esagerata ne conferma la bizzarria. Lasciata la piazza ai fantini vado al
Duomo. Uno splendido edificio con uno splendido campanile bianco-nero che
determina definitivamente il sorpasso nella mia classifica di città italiane
più belle: 1 Siena, 2 Venezia, 3 Roma. Al ritorno mi sparo qui (perché a Roma
non avevo tempo) i pici (pasta fresca homemade) al cacio e pepe in una
fighissima osteria a 6,5 euro e godo di brutto. Ma siccome i guerrieri sono di
parola e i boliviani sono dei guerrieri anch’essi, tornato al fast-food mantengo
la parola e mi sparo pollo e una pizza margherita incredibilmente gustosa per
un fast-food.
M13) E’ mattina presto quando
salgo sul treno per tornare nella landa del vuoto. Una delle tettone prostitute
africane mi vuole spompinare dicendo che tanto c’è poca gente nel vagone. Ah,
ah, ah!
Che possano i lupi correre liberi
e felici in tutte le foreste e le linci sonnacchiare oziosamente sui rami,
libere e selvagge in tutte le foreste. E che possano i pastori di renne della
Lapponia morire nel dolore più atroce con le loro bastarde famiglie perché la
foresta e le renne sono dei lupi e delle
linci che lottano con tenacia e tecnica per vivere. La foresta non è per il
business dei pastori lapponi grandi devoti del dio denaro che in elicottero
prosperano con la mattanza delle renne (i ricchi, codardi pastori lapponi) che uccidono solo per
arricchirsi. Se uno vuole fare business che se ne vada in città o in campagna,
quello è il giusto posto per lui perché le foreste appartengono ai lupi, agli
orsi e alle linci. E perché le renne appartengono alla foresta! I pastori di
renne sono il cancro della taiga e le loro famiglie sono errori della natura
che la Terra non vuole. Lupi liberi di essere lupi!
By Fabio Tomasetta.
2006 Tytanchaos in Thailand
S 4) Le tipiche colline indocinesi ( basse con
nude palestre di gialla, arcaica roccia verticale, ammantate di giungla sulla
sommità piana) appaiono nel landscape. Sono
7-8, distanti l’una dall’altra 2-3
km e si stagliano nella vasta pianura di risaie come
giganti immortali. Se al posto delle risaie ci fosse la giungla, questo sarebbe
un superparadiso. Per certi versi assomiglia
al supremo Stora Sjofallet e al Sarek, il paradiso dei paradisi. Lungo la via
la locomotiva si rompe due volte e così ritardiamo di 4 h. Appena supero il
controllo doganale rivedo 2 thai-girl. Sono speciali, diverse da tutte le altre
femmine del mondo. Quello sguardo che
hanno negli occhi a mandorla ce l’hanno solo loro. Anche una giapponese, un’australiana,
una brasiliana pensa spesso al sesso ma le thai sono speciali. Hat-yai, la
capitale del sud musulmano. Con 75 baht (1,5 euro) ceno al mercato diurno che
assieme al notturno, è in pratica, il ristorante più buono
della città. Quando lo lessi sulla Lonely non ci credevo che bancarellai
ambulanti fossero più bravi dei cuochi specializzati nei ristoranti ma è così,
non c’è un cazzo da fare. 70 baht : cinese: un involtino primavera, un
involtino verde, una frittella di mais; thai: salsiccia di porco alla siamese,
salsiccia di pollo piccante; cinese (altra regione, non ricordo): noodles con
frittata e gamberoni; japan: 1 sushi; bere: thai: succo di cocco ghiacciato.
Dopo 12 giorni senza scopare, al primo giorno in Thailandia è subito fine
dell’astinenza. Becco una puttana smilza, carina e sensuale (7), in verità ero
già d’accordo con un’altra tettona ma questa mi trascina in casa sua, mi
accordo per una (10 euro). Questa
ragazza in gamba è diretta e scatenata come le tipe dei porno. Non mi fa
parlare, mi sbottona e inizia a spompinarmi senza neanche mettere il
goldone. Si fa sborrare in bocca e poi
continua. Un pompino così non me lo avevano mai fatto. Come la maggioranza
delle thai anche questa mi offre il bis e non solo. Chiama l’amica, una
figona con la 3° (8) e in 2 mi fanno il double
pompino-spagnola più lungo della mia vita. Sarà durato circa 40 minuti. Poi mi
offre da mangiare e cucina pure bene. Mi dice: “Oggi ho finito di lavorare,
vuoi stare qui?”
Senza
chiedermi un centesimo in più, mi riscopano e la tettona mi fa scopare anche
anal. Gioco di brutto con le loro cosce. Gli piace quando gli metto il cazzo fra
l’accavalamento delle cosce e io le accontento….bisogna ricambiare i regali. Torno all’albergo alle
5.00. Comunque sia, grande rispetto per le ninfe thai, le migliori femmine del
mondo. Belle, sensuali, ninfomani, simpatiche e caratterialmente dure al punto
giusto.
D 5) Cambiano i lineamenti del popolo thai, cambia l’accento,
cambia la cucina, l’aria, cambia la jungla. Siccome la Malesia è la punta della
penisola e si allarga come una punta di lancia, la Thailandia è invece
l’asta, quindi stretta. Questa vicinanza
continua al mare ha causato una diversità botanica che cambia la bellezza della
foresta. La giungla di Sumatra era quella più classica, simile all’Amazzonia,
quella malese era una giungla più scura,
con il bellissimo tualang, la giungla thai orientale aveva connotati
aspri simili a quelli della macchia mediterranea; questa giungla invece è più
lussureggiante. Arrivo a Krabi e le classiche, solitarie colline siamesi si
ergono in mezzo alla foce del fiume fangoso vicino a isole di steppaglia
equatoriale. Scelgo questa cittadina sull’oceano come base per le prossime
quattro escursioni che si preannunciano spettacolari. Una, martedì, purtroppo
dovrò farla con un’agenzia ma d’altro canto un parco marino da solo non è
plausibile. Sto usando Internet quando la padrona della mia guest house m’
interrompe e mi invita alla festa per il Capodanno buddhista. Siccome è bona ci
vado. C’è anche l’amica cinese. Mi portano ad Ao Nang, 17 km più a Nord. Ovviamente
c’è la ressa. In più c’è anche la sfilata per decidere chi è Miss provincia di
Krabi. Le pretendenti sono truccate e vestite come le danzatrici balinesi che
imitano le apsara celesti, le ninfe dei paradisi delle divinità della luce. Mangio
benissimo in un ristorante e poi ovviamente ci provo. Le prendo la mano, lei la
ritrae e io: “You know, i like you.”
Lei:
“Just 2 hours?”
Poi
tira fuori la storia che ha il ragazzo. Penso che sia la solita cazzata e che
le piace giocare e invece non ci sta davvero. Si chiama Mom, ha i lineamenti
super sexy, la pelle supercaliente. La serata finisce con il rito buddhista:
decine e decine di fiori e barchette vengono lanciate nell’oceano.
L 6)
La costa indiana delle Andamane è stupenda. Le mie amate colline siamesi si
ripropongono a strapiombo sull’oceano o poco oltre la spiaggia fangosa. Non ci
sono strade e solo le barche hanno accesso a questo tratto. Le ruvide, nude
palestre giallo-bianche si stagliano sul landscape che separa Nam nao da Ray
let est che a volte è bagnata dalle
onde, a volte è accarezzata dalle palme della stretta spiaggia a golfo. Le cime
delle colline dalle stravaganti forme a pinnacolo, invece, sono ricoperte di
vera giungla fra cui il meraviglioso tualang. Ma le quattro spiagge della
piccola penisola Phra Nang potrebbero essere ancora più belle. Basterebbe
radere al suolo il 95% dei resort nascosti fra le palme, scacciare il 95% degli
tediosi turisti-tintarella-e-drink per 8 h sotto il sole e cosa più importante
consegnare il dominio della costa a una decina di coccodrilli marini. Mi
inoltro lungo un sentiero che sale lungo la collina più esterna. La Lonely dice che il primo
tratto è il più difficile. L’inclinazione è del 75-80%, il terreno è fanghiglia
scivolosa e sudicia ma le radici degli alberi selvatici creano dei gradini
naturali che insieme alle spesse liane e alle corde aiutano l’equilibrio. Ci
sono due point-of-view dai quali si vede la spiaggia Ray let est dall’alto e in
più anche la stupenda spiaggia Ray let ovest divise da pochi chilometri di
bosco. Poi il sentiero scende vertiginosamente a 60-70° all’interno della
collina e poi bisogna fare del vero climbing. Scendo in una lunga forra. I
numerosi dislivelli di 85-90° raggiungono anche i 7-8 metri fino alla laguna
che giace nella caverna nel cuore della collina. La laguna è cinta da un
cerchio di stalagmiti e roccia alto decine di metri. Lo specchio d’acqua è
vasto come il cielo che si vede dalla volta della grotta. Faccio il bagno,
l’acqua è salata, il fondale (1
metro ) è fangoso e sprofondo fino agli stinchi. Sono
solo, i turisti che si avventurano qui sono pochi ( media 2 ogni ora). Questa
remota laguna è un motivo in più per radere al suolo il 95% delle strutture
umane e soprattutto portare i coccodrilli e anche le pantere. Se io ero il re,
questo diventava subito parco nazionale con l’aggiunta di 50 km per 50 di giungla per i
leopardi ecc. Torno a Krabi alle 17.00. Domani ho l’escursione ( per la prima
volta in vita mia), organizzata da
un’agenzia a Ao Phanganga che si preannuncia come new entry nella mia
classifica dei luoghi marini più belli. Perciò decido di varare il coprifuoco e
alle 8.00 di chiudermi in camera per evitare che qualche thai-girl non mi
faccia dormire. Così alle 18.00, tranquillo, mi reco in centro per le mie 3 h
di palestra. Sono tranquillo perché le tipe di Krabi sono come quelle del sud e
le go-go girls non sono ancora al lavoro. Nessuno deve rovinarmi l’escursione
di domani. Io alle 22.00 dormo. Nè tipe, né Premier league, né feste, niente
deve disturbarmi perché Ao Phanganga è sacra quasi come il Sarek. Sono troppo
sereno, uno sguardo a una coscia abbronzata thai qua, uno a una bianca cinese
là, il profumo dei cibi thai…ah, la lussuria è metà della vita. L’altra metà è
la sfida e infatti già intravedo la mia gym. Devo fare tutto: pettorali,
braccia, tutto. Escono un macello di commesse da un negozio, tutte con la polo
gialla (per la festa del re thai Bhumibol). Io tranquillo proseguo verso la mia
palestra e non le studio neanche. Una di queste si stacca dalle altre, mi tira
una spallata, mi spinge e mi cammina di fianco: “Io vengo con te.” Mi dice.
E io che cazzo ci devo fare? E’ colpa mia? Non
è colpa mia, sono loro, sono le thai. Le malesi non fanno così e neanche le
sumatresi. Sono loro, sempre loro. Gli cingo la vita e anche lei mi abbraccia
così camminiamo come due fidanzatini. Lei parla pochissimo inglese. E’
stecchina e di faccia è semplicemente superfiga (8,5). Mi porta in un negozio di scarpe, mi indica le
scarpe e mi chiede: “Quale mi stanno meglio?”
Io:
“Vabbè, abbiamo capito, va.”
Lei: “What you said?”
Io: “These.”
Lei ne sceglie un paio e mi dice: “You my boyfriend. You pay.”
Hai capito?! I’am your boyfriend ! E mo ti sistemo subito. Così gli
compro le scarpe dopo 10 minuti di incontro. Non ci sono stati veri dialoghi perché
parla pochissimo inglese. L’unica cosa che fa è prendermi la mano e dirmi: “You
beauty, you’re hansom.”
“Si,
si, adesso ti sistemo subito, tu vuoi fare la furba con me? E mo ti sistemo
subito.”
La
porto in un supermercato e me la slinguo dietro gli scaffali ( siamo a circa 15
minuti) perché siccome è bella di brutto ti faccia, me la devo per forza anche
limonare. Dopo circa 20 minuti, mi porta nella sua camera e mi dice: “Ti piace
il thai-massage? Solo 100 baht.”
Io:
“Non ho mai provato.”
Boh,
adesso te lo do io il massaggio. Quando una mi sta sul cazzo lo sento subito a
pelle e invece questa mi sta simpatica. Mi dice di mettermi una specie di
pigiama, mi levo le mutande e lei si gira e poi sbircia di continuo. Il
massaggio: 1) del massaggio non me ne frega un cazzo, 2) è improponibile perché
dopo 10 secondi ce l’ho già duro, 3) è thai e appena le thai mi toccano, anche
il braccio o la faccia, mi va il cazzo in tiro. Appena vede che ce l’ho duro mi
dice: “Do you like bum-bum?”
Io:
“Eh, beh.”
Si
spoglia. Ha la pelle brunita, la sua pussy è come la sua faccia: è troppo
bella. Perchè ci sono fighe più belle e
meno belle…anche i peli sono belli. Così me la faccio due volte, faccio tutto
tranne che la spagnola perché ha solo la prima. Quando mi scopo le tettone
guardo le tette e la faccia ma dalla seconda in giù la cosa più bella è
scoparla mentre gli lecco le gambe e la guardo in faccia. Lei vuole che le
lecco il pube salendo lentamente fino all’ombelico e io l’accontento. Poi
finita la 1° mi dice: “You good.”
Non è
questione di orgoglio personale o di vanità, è semplicemente la verità: le
thai-girl sono the best of the world. Ci sono stirpi che quando te le chiavi ti
sembra di scopare con una regina, magari è inferiore in bellezza, è inferiore
in sensualità ma lei si atteggia come se fosse una superfiga, ci sono altre
stirpi che quando le chiavi sono così
stupide che non capiscono neppure che cos’è il sesso; le thai-girls invece sono
semplicemente le migliori, sono ninfe, carine, pelle superhot e con grande
semplicità finito mi dice: “You good.” E poi mi chiede anche cose che solo una
thai può chiederti.
“Perché ce l’avevi già duro prima di
spogliarti?”
Io:
“Lo sai perché, perché mi piaci, no.”
Sempre
con grande semplicità poi mi chiede: “Sono brava a fare sesso?”
Io:
“Thai-girl, the best of the world.”
Lei
poi vuole venire nel mio albergo ma mi rifiuto categoricamente e do inizio al
coprifuoco esattamente alle 20.36 dopo una fantastica cena al mercato notturno:
pad thai ( gli unici noodles che possono sconfiggere i noodles malesi), pollo
all’aglio, insalata piccante di sardine, coca: 120 baht, neanche 3 euro! Sono
le 00.45, tutto è placido, tranquillo, i miei vicini di stanza sono tutte
femmine ma sono o semibabbazze o hanno il tipo perciò non c’è alcun rischio per
Ao Phanganga; Mem, la padrona della guest house non ci sta ( lo so perché lo
capisco da come mi parla. Che poi si fa i ditalini pensando a me è un altro
discorso….). L’unico pericolo è Seven eleven
dove sto per recarmi, a 30
metri dalla mia finestra. Infatti oggi non ci sono
ancora andato ed è tradizione andare a Seven eleven almeno una volta al giorno.
Seven eleven è un mito. In ogni cittadina thai, malese o indonesiana ci sono
almeno 2 Seven eleven, open 24 h su
24. Uno è assetato, si sveglia alle 4 di
notte e va a Seven eleven; uno deve comprare i goldoni, va a Seven eleven; uno
vuole pasticciare, va Seven eleven, uno vuol parlare di calcio, va a Seven
eleven; uno deve prendere il bus, va a Seven eleven; quando arrivi in città,
arrivi a Seven eleven; uno vuole farsi la cassiera e va a Seven eleven (20% che
ci sta). Già l’insegna è bella. Seven eleven è un mito. Solo in un paese noioso
come l’Italia Seven eleven non c’è. Seven eleven è come la Thailandia. La
Thailandia è viva 24 h su 24. I thai mangiano a qualsiasi ora. I mercati
notturni e diurni sono pieni di gente alle 2 di notte come alle 2 di
pomeriggio, alle 10 di mattina come alle 4 di pomeriggio, sempre, sempre. Ogni
famiglia thai, anche la più povera mangia fuori in compagnia, fra amici, almeno
tre volte alla settimana. Noi western siamo gli unici che mangiamo da soli. Nell’arco
diurno anche i ristoranti sono sempre (ad ogni ora) intenti a cucinare. Nei
ristoranti occidentali invece (italiano, svedese, deutch, inglese) i thai non
ci vanno perché costano troppo per loro ( vanno solo le thai che rimorchiano i
western). Adesso vado a Seven eleven.
M 7)
L’agenzia si rivela ottima. Siamo una dozzina fra cui una famiglia svedese che
parla italiano perché la moglie e i due figli hanno vissuto 2 anni nella
penisola latina. Dopo 40 giorni sento parlare italiano e mi fa effetto.
Navighiamo per 50 km
dalla spiaggia di ieri; l’escursione è in barca e parte dalla baia di Ao
Phanganga, il cuore del golfo di cui
ieri avevo visto l’estremità sudorientale. Ao Phanganga è parco nazionale ed
entra prepotentemente nella classifica dei primi 20 luoghi selvaggi più belli
che ho mai visto. Ho visto decine di lande primordiali, 23 nazioni, 8 catene
montuose, 3 oceani, 3 mari, dozzine di
laghi e Ao Phanganga si situa new entry al secondo posto assoluto fra le coste
più belle che ho visto. Qui l’oceano
indiano scivola in un labirinto di canali fra le 40 isole-colline dalle forme
geometriche spettacolari e stranissime. Sono simili ma più strette delle
colline siamesi, l’isola di James Bond è una perla di bellezza in mezzo a una
gioielleria. Ma il tratto iniziale della navigazione è il più bello. A est,
l’oceano semi-sommerge una vasta foresta di mangrovie, a ovest, lambisce i bassi rilievi carsici e sembra di
essere su una terrazza e sembra che il mare possa traboccare in un burrone oltre
i passi ampi, da un momento all’altro. Vedo il falco pescatore. Con la barca
passiamo sotto una bassa grotta, poi andiamo in una caverna sacra colma di
statue buddhiste. Sulle pareti ci saranno 80-100 macachi. Ieri ho vagliato una
quindicina di agenzie che proponevano questo itinerario. Ho scelto questa
perché c’era incluso anche la riserva di Manora che praticamente è la giungla
nell’entroterra della baia di Ao Phanganga. Non so come potevo saperlo, è
magia, ma sentivo che Manora era speciale. E Manora è un eden terrestre. E’ una
foresta di tualang di pianura. Ed è come la Terra era prima che i civilizzati la rovinassero.
Anche la pianura padana aveva dei luoghi così straordinari prima che i vermi
che si sono incravattati e quelli che vorrebbero incravattarsi l’
abbruttissero. Non c’è bisogno di morire in modo pio perché il paradiso era
qui, intorno a noi, la Terra
era il paradiso, milioni di paradisi,
tutti diversi e solo per i forti. Prima che i maiali amanti del denaro la
riducessero al vuoto, al niente, alla debolezza: luoghi come Sesto San
Giovanni, Cinisello, Milano, luoghi inutili, noiosi, brutti. Perché qualcuno ha
consegnato la Terra
nelle mani degli stolti e di qualcuno che è in grande sintonia con gli stolti,
le stolte. Busto Arsizio, Milano, Parigi non sono la Terra. Sono luoghi creati
dall’uomo per soddisfare il contorto, invidioso desiderio di dominare il
prossimo con mezzi deboli e quindi privi di vero valore competitivo: soldi,
oro, abiti raffinati, le posizioni sociali, in poche parole il potere, che è
l’esatto opposto della vera forza che è l’abilità tecnica e quella bellica. A
Busto Arsizio, Milano e Parigi ci sono i
cani, i maiali, le capre e i vermi. A Manora, nel Sarek, a Geirenger invece
solo la Terra. A
Manora ci sono i pitoni, nel Sarek le linci, a Geirenger i falchi. Io sono nato
per vivere a Manora, nel Sarek e a Geirenger. I civilizzati, figli del vuoto e
dell’ordine sono scappati e continuano a scappare dalla verità perché un devoto
del vuoto non ha essenza. Io invece, appena posso, torno a casa, sotto i rami,
perché appartengo al caos. Ma i criminali che si sono civilizzati continuano a
rovinare le mie foreste perché sono deboli e vogliono scappare. Si vive per
quattro cose: tre sono godere, vincere e vendicarsi. Manora è la lussuria degli
occhi, una serie di ruscelli che curvano, smarrendosi fra i tronchi. I ruscelli
scendono in decine di rapide che formano brevi, bassi laghetti. Cammino 1 km e faccio il bagno, bagnato
e solo con i boxer. Al ritorno becco un gruppetto di thai; c’è un maschio e
cinque femmine. Il maschio è ricchione e appena mi vede mi dice che mi vuole
scopare e anche le femmine sono d’accordo. A parte il maschio che tanto è un
maschio, le tipe sono troppo piccole (15-16 anni) e così gli dico: “I don’t
like bum-bum.”
Così
il gay inizia a fare gesti di scopate contro il tavolo e le tipe se la ridono. Ridi, ridi. Me ne vado e li
lascio al loro limbo-orgia. Solo in Thailandia puoi beccare scene così. Il
fatto che sia a Manora l’ha reso ancora più grottesco perché sembrava di essere
nelle leggende romane dove nei boschi fiabeschi incontri ninfe e satiri
assetati di sesso. Fanno bene a divertirsi, peccato che non avevano qualche
anno in più. Il voto di Ao Phanganga è 10, Manora è 9. Questa è la nuova
classifica delle tre coste marino-oceaniche che ho visto: 3 arcipelago Aland,
Mar Baltico, Svezia/Finlandia; 2 Ao Phanganga,
Oceano Indiano, Thailandia; 1 Geirenger Fjord, Oceano Atlantico,
Norvegia.
A
Krabi becco la tipa di ieri. Appena mi vede parte. Mi sembra di vedere il falco
pescatore che scende in picchiata sulla
preda: “Vieni con me.”
Siccome vuole che la pago, non vado. Poi mi fa
una proposta assurda che non riporto perché è troppo assurda e la racconterò
solo a Paolo e a Pino. Vado al
mercato notturno di Krabi. La bancarella
di ieri è spostata perché un giorno sono qui, l’altro magari a 20 metri . Così mi siedo in
un’altra, sempre l’ultima. Mem, mi ha consigliato Som Tom, un’insalata
piccante, io specifico: “Few spicy.”
L’
insalata è buonissima ma anche se ha dimezzato la quantità di paprika e peperoncino
è piccante pesante. In più mangio 6 pesci (triplo delle alborelle) alla
griglia, buonissimi, una coscia di pollo alla griglia alla thai, buonissima,
steak rice ( ricetta isaan), 2 coke: 105 baht (2,2 euro). Alla guest house mi
siedo con Mem perché voglio vedere come cazzo fa a mangiare il Som Tom con la
quantità di piccantezza classica dei thai. Mem la mangia così: 3 forchettate di
seguito poi si ferma, con le lacrime agli occhi alita e beve ghiacciato e dice:
“Very spicy but too tasty.”
A
furia di tre forchettate e di pause forzate dal fuoco del palato la mangia
tutta. Ha le coscie scure, di quell’ olivastro che solo le mongoliche hanno (le
caraibiche l’hanno diverso), il colore è lucido sulla pelle. E’ inutile dire
che mentre a lei gli va a fuoco la bocca a me mi esplode l’uccello. Le sue
gambe abbinate ai lineamenti del viso sono
da scopata supercaliente. Così ci provo ancora. Gli prendo la mano, m’avvicino
e le dico: “You know, i like you too much.”
Lei: “We are just friends.”
Io:
“Just?”
Lei:
“Just.”
Tanto
lo so che si farà i ditalini pensando a me. Come tutte le thai anche se non ci
sta, dopo che ci ho provato va d’accordo di brutto con il sottoscritto. Thai
girl, the best of the world.
M 8)
Con Than Bhokkharani chiudo il semicerchio protetto da riserve del golfo di
Phanganga, l’ altra metà non è neanche da considerare perché è Phuket e io a
Bibbione o Rimini non ci vado. Lungo il tragitto, nell’entroterra, ci sono
nuove, splendide colline preistoriche che poi scoprirò essere parte di un
ennesimo parco nazionale: il Phanom Bencha, dove vive il mito, il leopardo
nebuloso. In pianura si passa in mezzo a 2 di queste colline come se si
entrasse in un cancello naturale e superatele si arriva a Than Bhokkharani.
Come se dopo un sipario, ce ne fosse un altro, si entra nel varco spaccato fra
due altre colline e qui c’è la foresta simile a Manora. Solo che nella jungla
di tualang, i ruscelli sono più ampi, le rapide più forti e i laghetti più
stagnanti. Than Bhokkharani è eccellente ma è deturpato da sentieri in cemento.
Il cemento è un materiale sporco e vuoto esteticamente e dovrebbe essere
bandito dai parchi nazionali. Proprio come a Manora, al ritorno, costeggio una
piscina naturale nel quale ribolle l’acqua delle rapide prima di cadere in uno
stagno più basso. 3 tipe fanno il bagno. Appena mi vedono mi dicono: “Ehi, we
love you.”
E io
che cazzo ci devo fare? Satiri e Ninfe. Satiri e ninfe.
“Vieni
a fare il bagno con noi?”
Poco
più lontano c’è un tipo sui 45 anni, ride e mi dice: “Prego, vai dalle ragazze.”
Così mi spoglio e mi butto in acqua. Fortuna
nella fortuna, 2 delle 3 thai-girls e soprattutto la più bona (6 e 7),
insolitamente hanno la 3°. Parliamo. Il problema per cui non parto subito è il
tipo dietro, a 10 metri .
Chi cazzo è? Le tre tipe tergiversano e risulta solo che è un membro della loro
famiglia. Fratello? Zio? Padre? Non me lo dicono. Il tipo continua a invitarmi
ad avvicinarmi di più alle tipe. Poi scopro che è loro padre. Una delle due big
tits mi dice: “I smoke.”
Ormai
sono abituato alla sfrontatezza delle thai ma come cazzo faccio a farmi fare
un pompino con il padre a 10 metri ?! Siccome l’acqua
è ribollente di schiuma, sotto non si vede e io mi appendo alla sua coscia. E
lei: “You’re sly.”
Tu mi
dici che mi vuoi fare un pompino e poi mi dici che faccio il furbo?!
Lei: “You’re sly and shy?”
Io:
“Amica, non sono abituato a farmi spompinare mentre il padre è a 10 metri !”
Lei:
“Behind the trees he cannot see.”
Se
non fossi nei paesi indocinesi penserei a uno scherzo o a una trappola, ma
questa è semplicemente una landa dove le femmine sono vere femmine. Poi mi danno uno strappo a Krabi. Il padre è al
volante e noi 4 dietro sul camioncino. Mi offrono da mangiare un bordello di
dolci, la tettona 6 mi
fa le lingue e mi scoppia i palloncini della cicca sulla faccia, l’altra mi
continua a dire: “I love you.”
Siccome
il padre vede dallo specchietto non ho nessuna intenzione di provarci lì, sul
pianale. Così le invito a mangiare a Krabi. E loro: “Non ti conosciamo.”
Io:
“Fuck! Prima mi volevi fare un pompino dopo appena 5 minuti e mo mi dici che
non mi conosci!”
La 6 e la 7 e anche la 3°sorella mi prendono
il cellulare e si chiamano per memorizzare il mio numero. Alla sera nuova
superba mangiata alla mia solita bancarella: pesce gatto con salsa spicy a 35
baht, salsiccia thai, spicy, stick rice.
G 9)
Torno alla spiaggia di Rai Leh ma con un breve sentiero di 300 m vado nella parte
ovest. Qui le pareti di roccia grigio
bianca e le caverne che le squarciano scendono a picco sulla breve spiaggia di
5-10 metri .
Il landscape è eccellente, spettacolare. Così battezzo anche l’Oceano Indiano
facendo il bagno. Ora sono stato nei 3/5 degli oceani; Mi mancano solo i due
oceani glaciali, l’Artico e l’Antartico. Breve escursione nella grotta dei
diamanti. Colate di quarzo, stalattiti e stalagmiti per una caverna molto
carina. A Krabi, anche oggi incontro la tipa che mi sono scopato lunedì. Compro
una fetta di torta (per me!). Appena mi vede mi blocca: “Preasent for me?”
E me
la strappa letteralmente di mano. Ora, decido di tollerare questo atteggiamento
solo perché è thai ed è buona, se apparteneva a un’altra razza ero già partito
a sberle in faccia.
Io le
dico: “Prendine un pezzo.”
Lei
se ne frega i coglioni e se la tiene tutta. Cazzo gli devi dire a una così? Proprio
come una tigre tollera un gattino che gioca graffiandola io tollero ma tutto ha
un limite e così lei esagera e mi dice: “Buy me ling.”
Le sue amiche sono d’accordo mentre io mi
chiedo che cazzo sia un ling, poi mi ricordo che i thai non pronunciano la r .
Io:
“Ah, ring!”
Lei:
“Yes, ling, you’re my boyfriend.”
Io:
“Io non sono il tuo boyfriend. Abbiamo giocato. Punto. Non c’è nient’altro.” (
Vai a fregare i soldi a qualcun altro.)
Così
ci salutiamo senza rancore e infatti mi bacia pure. Questa è la 2° più figa che
mi sono fatto quest’anno e la quinta di sempre per i lineamenti del viso. Mi
alleno nella palestra dell’amica di Mem. Fisicamente è come le rabbit di
playboy con 2 tette che sussurrano costantemente al mio cazzo. Lei non se ne
accorge che le sue tette parlano segretamente al mio cazzo ma lui e io le
sentiamo. Di viso assomiglia a Jenaveve Jolie. Voglio scoparmela per tutta la
notte ma lei mi fa capire che il
problema è che non mi fermo a Krabi più a lungo. Poi arriva Mem e io inizio a fare battute su un
eventuale orgia. Jeneveve-thai mi si avvicina e mi dice: “Devo dirti una cosa.”
Io
tutto divertito progetto già il tragitto della mia lingua sulle loro cosce
supersexy.
Lei:
“Domani te ne andrai e Mem piangerà, ormai sei suo amico.”
Sbalordito
dico a Mem: “Just friends?”
Lei:
“Just friends.”
Anche
se parlavamo (e ci provavo ) ogni giorno e ci andavo d’accordo non avevo
assolutamente intuito questo inaspettato e così rapido affetto per me. Le thai
sono troppo buone. Alla sera mangio con 3 tipe perché tutti i tavoli sono
occupati. Anche loro mangiano il Som Tom. Curioso, voglio proprio vedere se
solo Mem sopporta la piccantezza o è tradizione thai soffrire a tavola. Tutte e
3 (!!) mangiano 3-4 forchettate e poi si fermano e lacrimano per il peperoncino
che cade a pezzettoni dal cucchiaio.
“Very
spicy!” Mi dice una….
…..e
io: “But too tasty!”
Ridendo
annuiscono e lo finiscono. Alla sera mi ritrovo due numeri sconosciuti nella
rubrica. Siccome ieri le tre sorelle mi hanno preso il cellulare so già chi è
il diavoletto. Telefono e infatti risponde una delle tettone, Baby, e mi spara
una sfilza di cazzate fra cui: “I love you, i like you too much.”
Cazzo
gli devi dire a una così?
V 10)
Io sono sul bus Krabi-Ranong e le tipe
sono tranquille, ognuno si fa i fatti propri. Parcheggiamo per un break. Di
fianco a noi c’è il bus Phuket-Ko Samui. Basta un’occhiata per capire la
situazione…finalmente un parco nazionale coi controcoglioni. Khao Sok è
spettacolo. Le montagne appuntite e boscose hanno le pareti verticali di roccia
nuda come le colline siamesi. La giungla è vastissima ( circa 50 x 100 km ). Ci sono tre
sentieri soddisfacenti. 1 da 18
km , 1 da 14 e uno da 40.
Pantere nere, tigri, leopardi nebulosi, rinoceronti, elefanti, tapiri,
gaur, serrow, pitoni etc. Meglio di così, niente. Domani inizio il trekking con
18 km . Il
mio bungalow è spettacolare. Le baite di legno sono rialzate in mezzo al bosco,
niente lampadari.
S
11) Il mio bungalow è completamente di
legno, le finestre non hanno vetri, è immerso nel bosco di palme a 10 metri dalle altre
baite. Non ci sono lampioni e dopo le 19.30 rischi di aprire la porta di un
altro. Al mattino, gli uccelli meravigliosi della giungla di tualang confinante
mi svegliano con i loro svariati cinguettii. Il ristorante-reception del resort
è nel centro del bosco recintato, è circolare, aperto e composto solo da
colonne che reggono il tetto e la cucina-casa oltre il bancone. Appena
svegliato dico alla padrona che voglio uno shake al cocco. Lei prende la noce
di cocco dalle piantagioni adiacenti al bosco, le taglia, le trita e in 10 minuti
mi fa lo shake. Così quando bevo godo. Questo luogo è il paradiso terrestre
perché a 500 metri ,
oltre i bungalow-negozi, che a lato della strada sterrata si affacciano dal
bosco, inizia la giungla vera e propria e il vasto Khao Sok National park. Oltretutto,
a 100 metri
dal mio bungalow, c’è un thai-massage. Ho
già flirtato con la più carina e ci sta di sicuro. M’inoltro nella giungla. Il
sentiero costeggia il fiume Sok che si smarrisce nella giungla bellissima. Incontro
numerose cascate fra cui quella finale, Ton Kloy che è alta circa 7 metri . Incontro un
serpente velenoso e numerosi sauri fra cui il più bello è lo scinco, un
dinosauro in miniatura. Riposato, col terreno pianeggiante, con un caldo
perfetto (32° umidità 70%) faccio 14
km in 4 h. Alla sera esco per andare a mangiare. La
sorella della massaggiatrice che mi voglio fare, come ogni volta che passo mi
ferma e mi dice: “Vuoi una lady?”
Io:
“Quanto?”
Lei:
“Non devi pagare, è mia amica, le piacciono gli occhi azzurri.”
In 15
minuti ritorna con l’amica, Jin. E’ bona anche se ha 40 anni. Così mentre
parliamo flirto ancora con la sorella-massage e lei capisce al volo e mi dice:
“Domani ti faccio io il massaggio?”
Io:
“Aha.”
Vado
a cena con Jin. Poi me la porto davanti al mio resort ma siccome non c’è luce
lei ha paura. Me la slinguo fuori dal recinto. Lei non vuole venire nel mio
bungalow così mi porta a casa sua e me la spacco per bene. Domani tocca alla
massaggiatrice. Ho già preparato il tranello per la sorella: gli dico che il
massaggio me lo fa nel mio bungalow.
D 12)
Mi inoltro lungo un altro sentiero, seguendo il corso di un altro fiume. La
giungla è molto bella, piove e mi perdo su una collina. Solito metodo Fabio. La
ridiscendo fino al primo corso d’acqua e seguendolo ritrovo la pista. Incontro
un altro fighissimo sauro crestato. Oggi le sanguisughe erano troppe. Ne avrò
staccate una trentina dalle gambe. Fra l’ alluce e l’altro dito ce n’erano 4
avvinghiate come serpi. Esteticamente era un abominio. Quando le stacchi il
sangue continua a colare per 5 minuti. Se le schiacci non muoiono. Devi
bruciarle come i trolls. Siccome alla fine dell’itinerario la pista era segnata
malissimo, a circa 1 km
dall’obiettivo finale ( cascate ), sono dovuto tornare indietro perché il tempo
stringeva ed ero troppo interno al territorio della tigre più esterna di Khao
Sok. C’è un tualang colossale pluricentenario. Le radici triangolari sono alte 1 metro e lunghe 10 metri . Al ritorno non è
stato possibile portare la massaggiatrice in camera. Siccome le thai sono forti
e quindi non hanno nessuna inibizione ragionano come maschi. Appena ci provi
con una, lei è quasi sempre con 2 o 3 amiche. Fanno sempre così: appena ti
diventa duro lei con una scusa ti guarda i pantaloni e poi parla in thai con le
amiche e senti: farang, farang. Poi le amiche ridono, si alzano e te lo
guardano e ti dicono cose del tipo: Tti piace la mia amica? O you’re too hot o
con noi thai-girls è happiness, eh?”
Non
sono neanche rari i casi in cui ti dice direttamente: “You like bum-bum with
me?” Dopo che te la sei fatta racconta ogni dettaglio alle amiche. Quando la
spogli o ti spogli lei non è mai in imbarazzo ma non raggiunge mai i livelli di
aggressività delle inglesi o delle u.s.a.
L 13)
Attraverso il cuore centrale della penisola Malacca da ovest a est. Qui le
colline diventano montagne. I pendii ammantati di giungla sono di un verde
scuro intensissimo e sono così ripidi che per
salire in cima a queste montagne non si può trekkare ma bisogna fare
climbing, in mezzo agli alberi, dalla base al picco. Classiche palestre
bianco-gialle per un paesaggio stupendo. Proprio come il Parco nazionale
d’Abruzzo è l’essenza dell’Italia così Khao Sok lo è della penisola asiatica. Uno
che va a Milano o Roma o a Pattaya non va né in Italia né in Thailandia perché
sono solo luoghi creati dagli umani che si sono alienati dalla rude potenza di
madre natura. Andare in Italia vuol dire camminare sugli Appennini, quella è
l’Italia. E lo stesso vale per la Thailandia.
M
14) Oggi inizia la quarta fase della mia
vacanza. Dopo aver esplorato la
Malacca siamese, quella malese e Sumatra , ora tocca al nord
Siam. Una nuova avventura in nuovi paesaggi, diverse cucine, altre femmine. Il
breve tratto (90 km )
che separa Bangkok da Ayutthaya è punteggiato da palafitte-fattorie che
galleggiano sopra le continue risaie allagate. I templi di Ayutthaya sono
bellissimi perché edificati con
un’architettura simile all’indiana. Becco una guest house a 100 baht (2,2 euro)
al giorno fuori della stazione ( record minimo di spesa). Gli altri turisti mi
dicono che le 50-100 baht risparmiate ce le rimetterò in tuk-tuk per raggiungere
i templi. Ma i turisti non si rendono conto che stanno parlando con un
selvaggio del caos e 5 km ,
per di più sull’asfalto non li sento neanche. Nonostante i turisti del treno
pernottino a meno di 1 km
dal parco storico dell’ Unesco arrivano ai templi in tuk-tuk. Io a piedi e loro
in tuk-tuk li brucio lo stesso. Non gli rido in faccia per non litigare ma il
mio pensiero è una risata continua. Parto alle 13.00 dalla guest house. Alle
15.45 completo l’itinerario visitando e fotografando 8 templi ( il più bello
per me è il Wat Phra Ram dal chedi a pannocchia hindu). Poi arriva il
fattaccio,una di quelle cose che odio particolarmente: il rullino di Khao Sok
più la superfiga che mi sono scopato a Krabi più Mem più paesaggi vari della Malacca
centrale si rompe in due! La macchina fotografica è spacciata a causa di una
botta su una roccia nel parco nazionale così anche il rullino di oggi è nullo.
Domani comprerò una digitale, dopodomani rifarò il giro dei templi. Resta il
rammarico per Khao Sok e per Mem. Per Khao Sok dovrò tornare fra qualche anno e
Mem la ribeccherò ma Mom fra qualche anno sarà sposata con qualche babbazzo che
ci è cascato. Qui al Nord il clima è secco. Al contrario della maggior parte
della gente il mio corpo è predisposto per il caldo umido. Il caldo secco mi fa
stare male e rimpiango persino l’estenuante giungla malese. Ad Ayutthaya le
tipe sono moderate e ho solo due occasioni al giorno per scopare.
M 15)
Da Ayutthaya a Lopburi la risaia continua. Ci sono numerose specie di uccelli,
anatidi, gruidi e passeriformi. Lopburi è piccola. I templi sono sparsi per la
città, graziosi ma lontani dai magnifici di Ayutthaya. Il più bello di Lopburi
è il Prang sam yot dalle tre cupole hindu. Mi piace parecchio. 2° i resti del Nakhon Kasa. In 40 minuti, a
piedi, completo il pellegrinaggio hindu-buddhista. Poi mi siedo in un grezzo
ristorantino di fianco al Prang sam yot
e sorseggio uno squisito sciroppo ghiacciato di menta alla thai. I
macachi sono decine e decine e così mischio l’etologia con la visita ai templi.
Le scimmie scalano palazzi di parecchi piani semplicemente inerpicandosi
sui pilastri. Sono così tecniche che usano i fili dell’elettricità per
attraversare la strada da un lato all’altro. Circa ogni 5 minuti, uno di questi
macachi raggiunge il mio ristorante e ruba un arancio o beve dal secchio
dell’acqua. Le padrone del ristorante, rispondono con bastonate se sono vicine
oppure con la fionda. Al che le scimmie scappano sul balcone sopra il
ristorante perché ha solo le cler ma non le pareti, è una specie di portico . Appena
le tipe si allontanano, la testa della scimmia spunta dal soffitto e le sbircia
aspettando l’occasione buona per rubare ancora. Fino a quando cammino con la
busta di sciroppo è facile tenerle a bada. Basta sgridarle e non
indietreggiare. Poi gli consegno la bibita e il macaco fortunato scappa con la
busta rincorso dagli altri. Poi torno con le spagnolette per vedere la reazione
anche se so già che non saranno più controllabili. Come ladri, infatti, le
prime scimmie che notano il sacchetto di frutta secca si nascondono dietro le
macchine parcheggiate e mi seguono di soppiatto cercando di incularmi sbucandomi
alle spalle fra le macchine. Quando le 3 scimmie diventano 10 decido di mollare
tutto il sacchetto per evitare guai. Sul pianeta Terra, nonostante questo c’è gente
così stupida da credere nella leggenda chiamata istinto. A differenza delle
scimmie di Kuala Lumpur, questa non mi prende il sacchetto di prepotenza ma
allunga la mano e lo prende gentilmente poi s’arrampica su un pilastro e si
rifugia sul tetto di un negozio con una cinquantina di arachidi e assediata
dagli altri. E’ così intelligente da mettersi nell’angolo e da proteggere un
lato con il pilastro. L’altro lato invece è spettacolo perché praticamente è
sul bordo della tettoia e per accedere da lì c’è solo il cavo dell’elettricità.
Un macaco giunge proprio lungo il cavo, la scimmia allora sale sul filo e
duella. Mi diverto di brutto. Siccome devo aspettare per il treno, torno al
palazzo su cui brulicano un centinaio di macachi. Uno dei balconi è il limite territoriale delle due gang. Lo so
perché infatti solo su quel balcone le
due gang si incrociano e si tirano.
Siccome
Lopburi è a solo un’ora di treno da Ayutthaya ho scelto quest’ultima come base
per tre giorni. Al ritorno il treno è pieno zeppo. Viaggio con i thai mentre
tornano da scuola, li vedo mentre lavorano, mangio ai loro baracchini dal cibo
squisito, mi alleno nelle loro palestre, cammino nelle loro giungle e abito le
loro città e i loro villaggi e così ogni giorno li capisco sempre di più e il
quadro della loro essenza diventa sempre più nitido. I thai sono più buoni di
noi europei e questo lo si vede nelle piccole cose. Quando un thai si prende
male per qualcosa, gli altri invece di prenderlo per il culo o di ignorarlo, lo confortano immediatamente; i
thai sono inclini al perdono, sono coraggiosi e si picchiano subito ma non
fanno mai né gli sbruffoni né i prepotenti. Le femmine thai quando hai finito
di scopare mi ringraziano sempre e mi dicono: “You’re good.”
Ad
Ayutthaya il tipo della guest house
vuole convincermi a sedermi al tavolo ma io che mangio in una guest house e
nella mia guest house non esiste proprio. A) Perché uno di una guest house non
è specializzato nel cucinare!! b) Perché m’annoio e devo andare a fare un giro.
c) Il mitico, meraviglioso mercato notturno.
Ayutthaya
centro e Ayutthaya storica è circondata da un canale circolare perché è una
città antichissima. Così dalla guest house devo prendere il motoscafo per
entrare nel centro. Sulle rive del canale vivono parecchie famiglie che abitano
nelle barche. Le donne si fanno la doccia come le indiane. Si coprono con un
sari sottoascellare, si siedono sul bordo della barca-casa, con un catino
prendono l’acqua del fiume e si fanno la doccia. I vicini di barca saltano giù
dalle loro case e si ritrovano tutti sui moli dove giocano a una specie di
dama. Siccome qui il mercato notturno non ha i posti a sedere, scelgo un
baracchino vicino che ha cinque tavoli sul marciapiede. E sono superfortunato.
Anche se c’è un criterio di selezione. Il baracchino deve essere semplice,
pulito e ricco di varietà. Se una bancarella è troppo ordinata o troppo
sfarzosa è perché il tipo non sa cucinare e vuole far presa sull’apparenza come
tanti ristoranti in Europa e così a me non mi inculeranno mai. La cuoca che ho
scelto mi cucina noodle thick con maiale tritato, pezzi di pollo e frutti di
mare, poi riso piccante con frutti di mare. E la tipa è una fuoriclasse dei
fornelli. Come l’ultima bancarella di Krabi anche questa è troppo brava. L’ultimo
giorno a Krabi gliel’ho detto e lei tutta contenta mi risponde: “Portami anche
i tuoi amici la prossima volta.”
Non
ce n’è: i ristoranti di Khao Sok, Krabi, Bangkok non reggono il confronto con
gli ambulanti, non ce n’è. Fra take-away, gente che si siede e gente che mangia
in piedi i baracchini hanno il quintuplo dei clienti dei ristoranti. Solo i
turisti si fanno inculare. Ah, dimenticavo! A mezzogiorno a un altro baracchino
ho provato il quarto tipo diverso di Som-tom. Paura… troppo buono. Basta dirgli:
“Few spicy.”
Stavolta
sono stato attento e ho visto anche in diretta come lo preparano il som-tom per
i thai e per i turisti che non sanno. La
cuoca prende un numero innominabile di peperoncini rossi e verdi ( questi
ultimi sono ancora più figli di puttana dei primi), li centrifuga e li sbatte
dentro nel Som-tom. E così i thai e iniziano a lacrimare e i turisti invece
fanno la figura di merda fra le risate dei mongolici. Alle 9.00, finita la cena,
vado a vedere i templi al buio. Ce n’è uno dietro lo stagno, fra gli alberi,
che sembra uscito dal Signore degli anelli. E qui incontro i famosi cani
randagi di Ayutthaya di cui parla anche la Lonely. Sono 5, si alzano e mi
vengono incontro. Siccome la mia etologia non sbaglia mai è facilissimo non
farsi attaccare. Se uno crede nella favola dell’istinto è sicuro che viene
morso perché non sapendo con chi ha a che fare
non sa neppure il giusto modo di comportarsi. E infatti non mi mordono e
si fermano. Questa vacanza è sicuramente, assieme al Kungsleden 06, la più
bella che ho mai fatto. Che cosa c’è di meglio del sedersi di sera nel parco
storico, solo, circondato dai magnifici templi illuminati, bicchiere ghiacciato
di coconut thai in una mano, torta del baracchino (20 baht) nell’altra? Ogni
tanto i cani randagi si tirano con il branco vicino. Meglio di così?....Beh, le
thai che passano in 2 in
bicicletta, scosciate con la loro pelle super sexy. Non puoi non fartele.
Perché è il posto ideale. Non c’è nessuno, le 2 thai non hanno paura perché
associano il falang (occidentale) con i templi: turista. E aspettano solo che
rispondi alle loro misteriose frasi thai. Non è che si possa sempre chiavare ….
anche slinguare due tipe alla volta va bene. In verità, quello che posso dire è
che assieme ai giorni passati nella taiga, questo è il periodo più bello della
mia vita. Ayutthaya è splendida, magnifica ed è la città più bella che ho mai
visto. Ma parentesi sulla bibita
coconut. Ti riempiono un sacchetto di ghiaccio, ci versano la bibita e i pezzi
di cocco. Cannuccia. La bibita in verità è quadrupla. Imparo dai thai: quasi
finita, basta che aspetti che il ghiaccio si scioglie e si permea del sapore
delle scaglie di cocco e di ciò che ha già assorbito. Prima che l’ultimo
cubetto si scioglie hai già ribevuto 3 volte. Ma non è finita. Ti rimangono i
pezzi di cocco e mangiare il cocco thai non è come mangiarlo in Italia. Il
tutto per 10 baht. Alla facciazza dei dealer italiani. So io dove spendere i
miei soldi.
G 16)
Rifaccio il giro della magnifica Ayutthaya con la nuova digitale. L’itinerario
prevede di passare davanti al college della città. Così mangio ai baracchini
davanti, in mezzo alle studentesse thai, tutte in uniforme scolastica: camicia
viola, cravatta, minigonna blu. Sono circondato da decine di paia di
caldissime, scure coscie supersexy (le 3° cosce più sexy del mondo, 2° le
sumatresi, 1° le mulatte). Vestite così, le thai mi fanno spaccare perché
dietro l’ordinato look, si celano delle ninfe senza nessuna inibizione. Inutile
dirlo che anche a questo baracchino, mangiare è godere.
V 17)
Come dice il proverbio non tutti i mali vengono per nuocere: alle 7.30 di
mattina ho il treno per Chiang mai e il
puntello con un olandese molto figa che ci sta al 60%. Ma poco prima di
andare a dormire la digitale nuova di 2 giorni non funziona già più. Così pago
una penale e disdico il biglietto e ottengo un posto a sedere sul treno delle
16.00. Con il mio amico thai Hon torno al centro commerciale dove mi cambiano
la macchina fotografica. La gestrice del negozio è una di quelle tipe che mi fa
esplodere l’uccello dopo 2 secondi. Non ha la carnagione scura ma la pelle
delle sue bellissime gambe è lo stesso super sexy, tipo cinese. Mi cambia la
kodak e poi parte con questa domanda: “Hai la ragazza?”
Io:
“No.”
Lei:
“Ti piacciono le thai?”
Io:
“Di brutto ma ho il treno alle 4.00 se no andavamo a bere qualcosa.”
Lei:
“Ma sei un butterfly!”
Io:
“Come, tu inizi a provocarmi e io sono il butterfly!?”
Compro
il solito squisito som tom al solito baracchino e scopro che durante la
preparazione la cuoca fa assaggiare il som tom di volta in volta fino a quando
il cliente non dice: “Così è perfettamente spicy.”
Fatto
sta che poi il thai lacrimerà. Salgo sul treno. Mi attende un viaggio
apocalittico di 13,5 h. In terza classe siamo solo 2 occidentali e il fato ha
deciso che i nostri posti a sedere fossero vicini: 44 e 46!! Il tipo è gallese
e mi chiede di scrivere in italiano sulla cartolina per la sua inquilina romana:
“Digli ai 2 scemi che se fumano in cucina torno e li picchio ancora.”
Tim il gallese ha la faccia da giocatore da
rugby e il corpo altrettanto possente. Alto 1,85, ha le braccia e le gambe enormi come tronchi
d’albero. Mentre io viaggio per Sumatra, Malesia e Thailandia, lui usa la Thailandia solo come
partenza della vacanza e i suoi obiettivi sono Laos, Cambogia e Vietnam e così,
esclusa Myanmar, il quadro geografico del sud-est è completo: io vedo quello
che lui non vede e viceversa. Fra una storia e l’altra mi fa vedere il suo
album di foto: la sua macchina fotografica è vecchissima e ha 2 super zoom e
mescolati con la sua eccezionale abilità, immortala delle foto che sembrano uscire
da National Geographic. Lui è intrippato con i villaggi. Non ha un piano come
il mio. Lui varca il confine, noleggia una moto e gira a caso nei villaggi laotiani,
viet e cambogiani fotografando i visi e i sorrisi e le espressioni della gente,
delle figone cambogiane, di scene di vita quotidiana come il lavoro nei campi,
di ambulanti, macellaie che affettano la carne, e le sbronze che si prende con
gli abitanti dei paesini. Il suo album è una specie di documentario e la
bellezza delle foto è impressionante. Parlando mi dice:
“A Chiang
mai dormirò in un parchetto.”
Io:
“Perché?”
Lui:
“Non lo sai, c’è il festival del (?boh…), non troveremo neanche un’ amaca
libera!”
A me
le feste non mi interessano proprio eppure la sfiga mi fa capitare sempre nel
pieno degli eventi: 1 hari raja, Natale muslim in Indonesia, 2 festival hindu a
Melaka, 3 festa dei fiori a Krabi e ora la quarta! Tim e il thai vicino si
prendono per il culo a vicenda e io mi spacco dalle risate. Poi il thai lo
sfida a mangiare un intero peperoncino verde. Il gallese, orgoglioso perché
discende dalla stirpe dei celti, accetta e dopo circa 20 secondi il suo viso si
abbronza improvvisamente, poi abbassa il finestrino e tossendo vomita dal treno
fra le risa entusiaste dei thai e soprattutto dei vecchietti. Tim si ubriaca e
fra la curiosità dei thai, si distende e dorme nel corridoio. Ma io non ho
nessuna intenzione di spararmi Chiang Mai rincoglionito dal sonno. Così studio
la mappa. Il treno sfreccia verso nord penetrando sempre più nell’entroterra
dell’ Asia. Di notte devo indossare la
felpa e la tuta. Trovo la miglior soluzione in una cittadina di nome Lampang:
a) è a 2 h da Chiang Mai e posso andare
e tornare in giornata b) è ricco di templi c) è più vicina a Doi Inthanon d)
cosa fondamentale, la Lonely
segna dove devo sbattermi per cercare un letto. Sveglio Tim e glielo dico. Lui
è entusiasta e anche lui ottiene due piccioni con una fava: dormire e in più Lampang
gli accorcia la strada per Chiang Rai e il confine laotiano. Alle 3.30 di notte
scendiamo dal treno in questa località nota ai thai ma anonima per noi western.
Arriviamo alla prima guest house, il cancello è aperto, le luci spente. Tim mi
dice: “Io vado a dormire nel giardino e prima che quello ( il padrone) si
svegli me ne vado.”
Io: Ok, allora non glielo dico che ci sei.”
“Ok.”
Siccome il prezzo è eccessivo me ne vado 100 metri più avanti da
un cinese. Per quanto riguarda Tim non lo sgamerà perché il padrone è superincoglionito dal sonno e il gallese è nascosto sulla
panchina dietro i cespugli. A Seven-eleven, circa alle 4.00 di notte, le due
cassiere mi danno il puntello per domani. A me la scelta fra le 2. Adesso è
ancora notte e non lo so dove cazzo sono finito. So solo che sono libero in una
terra sconosciuta, circondato dai profumi di una cucina squisita, completamente
ammaliato da questa avventura che non finisce mai, so solo che sono bello e
forte di carattere e le thai di Seven-eleven mi vogliono scopare, so solo che
sono fottutamente felice e innamorato di me stesso. Di ogni secondo di questa
terra, di ogni millimetro di questa Thailandia io godo. Quando mi sveglierò il
giorno leverà il sipario su Lampang.
S 18)
Mi desto alle 3.00 di pomeriggio. Scosto la tenda e osservo il luogo dove sono
capitato. I rilievi degli Shan sono lontani
e qui è ancora pianura. Esco dalla mia guest house. Sono nella Thailandia
settentrionale, nel centro quasi perfetto, a 180 km a ovest del Laos e a
200 da Myanmar. Qui la pelle delle thai è più chiara ma non ha caratteristiche
molto sensuali. Anche il livello di bellezza è inferiore ed è a standard
italiani: solo il 30% sono scopabili e queste 30% sono al massimo dei 6 o dei
7. Le persone sono troppo, troppo gentili. Visito 3 templi, il secondo, il
Pangsanuk, è molto bello con la scala a forma di drago cinese e la forma dei
tetti da book fantasy. Mangio sushi, due spiedini thai, sai ua, il piatto
tipico e pork + red curry con 50 baht (1 euro). Poi mi scolo 3 l di birra thai, buona e
forte il giusto (6,5°). Un U.s.a. mi dice che qui le donne sono l’opposto delle
classiche thai e sono difficilissime. Andando alla stazione per vedere gli
orari per domani m’imbatto in una capanna-pub semivuota: i due clienti sono due
gay e poi tre cameriere. Mi siedo a bere e tutte e tre lasciano il banco e si
siedono con me. Una è 8, una è 6,5 , una è 6. La 6, Ket, parte con questa
domanda: “E’ bella?” ( rivolta a Mi, il 6,5).
E io:
“Si, è bella.”
Poi
il dialogo prosegue e da come parlano non si capisce se sono go-go girls o no.
Ci provo con una e non ci sta ma si prende bene di brutto. Poi arriva il
titolare del locale e anche lui quando parla non sa usare la malizia e così non
si capisce se sono troie o no. Mi dice: “Sono belle?”
Io:
“Si.”
Lui:
“Lampang non è Ko samui o Pattaya, qui la polizia arresta il cliente e le
prostitute.”
Poi continua con frasi ambigue. Accende la miccia e poi invece di lanciare la
granata ci versa l’acqua sopra e io non posso fare la fatidica domanda: “How
much?”
Mi
dice: “Dove dormi? Dammi il tuo numero.”
E poi:
“Adesso è mezzanotte, devi andare perché chiudo. Vuoi un passaggio in motorino
da Mi ? Ma no…. dopo se la polizia ti vede senza casco sono cazzi.”
Io:
“Quanto costa il passaggio in motorino con lei che guida?”
Lui:
“No, non si può, Lampang è pulita, non è Phuket.”
A uno
così che cazzo gli devi dire? Gli spari una capata o gli ridi in faccia, che cazzo
gli devi dire a uno così? Che cazzo vuole? E le tipe che cazzo vogliono? Cosa
sono? Me ne vado a piedi e dopo 1
km , lungo la strada becco un thai-massage. Entro. L’unica
ragazza libera è bona, mi piace e ha la quarta. Salgo con lei. Come
l’Indonesiana è assurda. Dopo 2 secondi parte: “You’re hansom.”
Io:
“You beauty.”
Vede
che ce l’ho duro e fa la finta stupita. Io gli prendo la mano e me lo tiro
fuori. Lei inizia a farmi una sega. Io me la voglio scopare.
Lei:
“Vengo con te nella tuo guest house per 2000 baht.”
Mentre
mi parla, alterna occhiate a me e occhiate al mio cazzo e me lo tocca.
Io:
“1500 baht tutta la notte.”
Lei non cede terreno. Io neppure.
Lei:
“Ti faccio una spagnola per 500 baht.”
Io:
“Troppi, 300.”
Lei
non cede. Giù, intanto le massaggiatrici sono tutte libere e sono l’ultimo
cliente.
Io:
“Vieni o no?”
Lei:
“No, qui non è Ko samui, 2000 baht o niente.”
Una
prostituta è una mercante e deve sapere contrattare. Essendo che io sono
l’unico cliente rimasto e il thai-massage è in procinto di chiudere, 1500 baht
gli andrebbero più che bene e invece siccome è scema non viene e così non
intasca ne 2000 baht, né 1500 ma solo 0
baht.
Lei:
“Se torni domani vengo per 1000 baht.”
Io penso: allora questa è completamente
rincoglionita, non conosce i principi della matematica: “Adesso che differenza fa, tanto non hai
nessun altro cliente.”
Lei:
“2000 baht.”
Io:
“Che cazzo di differenza fa?”
Lei:
“2000 baht.”
Io mi
rivesto.
Lei:
“Domani a che ora vieni?”
Io:
“A mezzanotte.”
Scendo
e mi acchiappo con la maman che mi vuole far pagare 2 h di massaggio (250 baht)
anche se è passata solo un’ora. Fra le altre massaggiatrici ce n’è una di 35
anni che continua a fissarmelo perché è bona e ce l’ho ancora duro. Così si
avvicina e mi dice: “Let me check.”
Io
che sono un gentilselvaggio acconsento e così m’ acchiappo per la seconda volta
con la maman. Torno alla guest house e mi ricordo che ho il puntello con le
tipe di Seven-eleven ma ormai è tardi e gli ho calato il pacco. Il cinese della
mia guest house ha chiuso il cancello. Io faccio per scavalcare e prendo dentro
la lampada, cade e si rompe. Il cinese si sveglia, io nascondo la lampada nel
marsupio e getto i vetri nel tombino.
Il
cinese: “Dove sei stato?”
Io:
“Thai-massage, dove sono le puttane, quelle serie, qui?”
Lui
si prende male di brutto e mi dice: “Buona notte, Lampang non è Ko samui.”
Io: (
in italiano) “Vaffanculo tu, voi e Ko samui che non ci sono neanche stato.”
D 19)
Siccome noi figli del caos non andiamo nei paradisi clesti, a volte siamo beati
nella nostra essenza su questa Terra (e
poi sui nostri pianeti di esistenza ) e così oggi è stata una giornata
paradiso. Alla stazione mangio una zuppa cinese molto buona e così provo
un’altra cucina: la China-Yunnan. Ormai
faccio come i thai e mi presento 10 min dopo l’orario indicato perché tanto il
treno ritarderà di 30-40 minuti. Poco dopo Lampang, iniziano i rilievi dello
Shan. Le montagne verdi sono vaste, basse, profumate. La “jungla” è di tek,
completamente diversa. Nelle valli i fiumi scorrono placidi e ampi serpeggiando
fra l’erba e la sabbia. Mi sembra un viaggio magico a ritroso nel tempo. Un’altra
catena montuosa entra a far parte della mia collezione mondiale: ho visto le
Alpi, gli Appennini, i Pennini, le Highlands, le Alpi scandinave, i Carpazi, le
Montagne Rocciose, la
Sierra Nevada , il massiccio Taman negara, la catena sumatrese
Barisan, e ora anche lo Shan. Arrivo alla famosa Chiang Mai. Ha la stazione più
grossa dopo Bkk. I tuk-tuk men arrivano
subito a importunarmi ma hanno zero possibilità. E’ meglio che vadano dagli
altri turisti perché con me non hanno speranza. Mi dicono: “Non puoi girare i
templi a piedi: è troppo lunga: 5
km .”
Io:
“Solo?”
In pacco si rassegnano. In 3 h visito e
fotografo 19 templi. Sono completamente diversi da quelli di Ayutthaya e di
Lopburi. Non sono architettura indiana ma bensì birmana, con i tetti a tre strati
e le finestre a mosaico. Sono molto belli ma non possono superare la magnifica
Ayutthaya. Questa è la classifica provvisoria delle città-tempio più belle in
attesa della finalissima Ayutthaya-Angkor : 6 Melaka 5 Lopburi 4 Roma 3 Chiang
Mai 2 Bangkok 1 Ayutthaya. Lungo il
tragitto mi imbatto nel celebre bazar notturno. Oggi sarà una giornata di
record sfatati o sfiorati. Il bazar è
stracolmo. Vado da una tipa che vende sciroppi ghiacciati, vedo una bibita. Lei:
“ E’ coconut mischiato con bla-bla-bla (in thai).”
E’
verde-bianca, la bevo. 1° record: mai, eccetto il rambutan, ho bevuto qualcosa di più squisito, Coca-cola
o Heineken ghiacciata in Olanda entrambe battute, lassi indiano battuto,
coconut thai battuto. Vedo i turisti che entrano nei ristoranti e provo un’
ilarica pietà: il bazar è pieno di baracchini: questa tipa prepara degli
sciroppi così, figuriamoci i cuochi delle bancarelle cosa combinano. M’imbatto
in una sfilza di bancarelle, ce n’è una che ha la stessa forza magnetica di una
svedese abbronzata con la 4°: ha quattro tipi di noodles, tutti asciutti
ovviamente, in poche parole sono quattro tipi di pad-thai. Ne prendo due, i
gialli e i larghi, in più prendo pollo thai con salsa thai spicy e godo e
recupero l’ energia perduta dopo un’ora di pellegrinaggio. Infatti dopo solo
due templi, sono passato davanti a un thai-massage. Dice il nostro proverbio:
caos vede e provvede. Ieri la tettona mi ha fatto arrapare e poi non ho fatto
un cazzo. Come è la massaggiatrice che
mi chiama oggi? Supertettona, 4°! Faccia 6, carina.
Lei
mi dice: “ Siediti.”
Ce
n’è di gente che si fa massaggiare a pianterreno davanti alla folla che passa:
è il vero massaggio senza nessuna sfumatura sessuale. Cazzo gli devi dire a
questi qua ? Io rispondo: “Non qui.”
Lei
capisce al volo e mi risponde: “Andiamo su.”
Ma
arriva la padrona e si acchiappano. La padrona mi avverte: “Questo è un posto
serio, niente idee strane o chiamo la polizia.”
La
massaggiatrice la rassicura e mi dice che ha ragione lei e intanto mi tira i
pizzicotti sul culo senza farsi vedere.
Mi
dice: “Vuoi fare l’oil massage, vero?”
Io mi
diverto di brutto a vedere come prende per il culo la sua titolare e confermo.
Che cos’è un oil massage per me è solo un mistero. Mi porta su. Chiude le tende
e mi dice: “Spogliati, anche le mutande.”
Io
rimango nudo. Mi fa sdraiare e inizia l’oil massage. Il suo tocco è uno dei
migliori, anzi è la migliore toccatrice delle mie esperienze, è troppo
sensuale. Il suo seno è grosso e naturale. Per quelli giù il thai-massage è
relax. Per me non esiste nessun relax e dopo 2 secondi il mio cazzo è già duro.
Lei mi fa girare e lo vede. Mi da un pizzicotto sull’uccello e mi dice: “Le
vuoi portare a casa?” ( Si riferisce alle tette.)
Così io parto e ci provo. Lei inizia a farmi
una sega ma io le lecco il collo e la pelle fra i seni. Io: “Bum-bum?”
Lei: “No, ce l’hai duro like the wall, poi ci
sentono.”
Così
per 500 baht mi fa una spagnola. Ha i capezzoli grossi e larghi, ha le labbra
caldissime (perché se io sono bello non è colpa mia e non è colpa mia se ci stà
anche a limonare…). Poi finito mi dice: “Adesso siccome sei hansom ti faccio un
regalo.” (Mancano ancora 40 minuti e lei è abbastanza furba da sapere cosa è
più divertente del massaggiare.) Gratis mi fa la seconda spagnola e così
diventa la più lunga della mia vita. La seconda spagnola me la fa con il
reggiseno.
Io:
“Perché?”
Lei:
“E’ un altro tipo di piacere, bravo devi guardarmi sempre, devi godere della
mia bellezza.”
Io: “E’ vero.” Con questa fra l’altro vado
d’accordo di brutto. “Di dove sei?”
Lei: “Isaan.”
Io: “Ahah.”
Poi
mi dice: “Quante ragazze thai ti sei fatto?”
Io
rispondo e lei: “Tutte pagate?”
Io:
“70%”
Lei:
“Potresti pagare ancora più raramente, a noi thai ci piacciono gli occhi blu,
occhi da butterfly.”
Visto
che gli piaccio così tanto gli dico: “Stasera vieni con me.”
Ma
quando viene a sapere che dormo a Lampang si rifiuta….mah, non so perché. Finito
il giro dei templi, dopo mangiato, ripasso davanti al locale e lei mi chiama e
mi fa sedere con le altre massaggiatrici e mi racconta la sua vita, e mi offre
anche da mangiare. Continua a rimarcare il fatto che io sono un butterfly e
infatti è vero e flirto cogli occhi una delle massaggiatrici. Questa, come
tutte le thai ci mette un attimo a capire e dopo poco mi dice: “Vieni, fammi un
massaggio ai piedi.”
I
lineamenti del viso sono very good così io l’accontento e intanto la conosco
mentre le mie mani scivolano lungo la pelle sexy degli stinchi, fino alle cosce
e lei finge di darmi un pugno. Io metto la bocca, lei si ritrae e finge di
schiaffeggiarmi, poi mi dice: Girati il marsupio e non farti sgamare.”
Poi
mi mette i piedi sul cazzo che è duro dall’inizio e mi fa un feetjob mentre le
tocco le gambe. Intanto la folla passeggia 2 metri dietro di noi. Naturalmente
non vengo perché anche se amo i suoi piedi mi ci vorrebbero 3 h. Lei mi dice “Vengo
con te dopo.”
A
causa dei lineamenti del suo viso io sono fottutamente d’accordo con lei, è soprattutto
la parte inferiore della sua faccia che sussurra costantemente al mio cazzo, la
parte della mascella è fatta per il mio corpo…e poi va beh gli occhi a mandorla
delle indocinesi sono secondi solo a quelli di alcune germaniche.
Lei:
“Dove stai?”
Io: “A Lampang.”
Lei:
“Sei scemo a dormire a Lampang? Non vengo a Lampang.”
Lampang
diventa un dilemma, non so che cazzo ci sia che non va in quella cittadina…(?).
Anche con questa vado d’accordo di brutto. M’incammino verso la stazione e
becco lo stadio di thai-boxe, completamente circondato da go-go bar.
Cazzeggio con mezza dozzina di ragazze, ma anche qui no record
per un soffio perché Hua hin rimane imbattibile. All’ultimo go-go bar una tipa
(6) mi vede, esce dal locale, m’acchiappa di prepotenza con : “Ehi tu, vieni
qui.” E’ la woman più rude che abbia mai visto e mi porta in disparte. Questa è
record perché è la ragazza più grezza e selvatica che abbia mai conosciuto. E’
aggressiva, rude ma sexy. Non si capisce se è appena uscita di galera o da un
porno.
Lei: “Io sono &.”
“Io Fabio.”
Lei:
“Dagli 200 baht a quel coglione del mio capo e portami con te, i’m fucking
horney with you, guarda, guarda come sono eccitata.” E tira giù la canottiera e mi fa vedere i
capezzoli in tiro, poi mi accarezza le braccia e mi stringe.
Io:
“Ok, ok , amica. Ma datti una calmata.”
Lei:
“Tu sei eccitato!” Mi gira il marsupio e me lo tocca. “You’re so horney.” E fa
tutti i versi da scopata. “Sss, aah, etc.”
Io:
“E quanto devo darti?”
Lei:
“Dimmi, quanto vuoi darmi?”
Anche
qui, il modo in cui pronuncia ogni parola inglese mi fa divertire di brutto, è
una via di mezzo fra una balorda navigata e una ninfa, anzi diciamo che è tutte
e due.
Io: “500.”
Lei
stricandosi, toccandomelo e sbaciucchiandomi mi risponde: “Ok guy, dai facciamo
1000, su dagli 300 baht al coglione e andiamo, prendo il motorino e ti porto in
una guest house fica e cheap, ma mentre andiamo mi devi stringere e toccare.”
Io:
“1000 baht per un’ora però.”
Lei:
“Un’ora? Ma quale un’ora! 2, 3 ore, tutta la notte, quanto vuoi tu. Lo capisci che io ti voglio
scopare! Tu mi devi scopare! Ok, si eh! Io ti voglio scopare tutto, io ti
faccio tutto, io voglio essere scopata.”
Io:
“Ehm, ok amica, anch’io, allora alle 10.00 prendiamo il treno.”
Lei:
“Per dove?”
Io:
“Lampang.”
Lei: “Ma sei scemo?”
Io: “Ancora?....se uno dorme a Lampang è
scemo!?...”
Lei
si incazza: “Io ti voglio scopare, tu mi hai anche baciato e ora devi andare a Lampang!...”
Resisto
all’impulso e mollo il colpo anche se la “selvatica” è uno spettacolo della
natura e farmi una nottata con lei mi
piacerebbe di brutto. Ma domani devo andare a trekkare in Doi Inthanon e questa
prima di addormentarmi me la devo fare minimo fino a mezzogiorno. Anche questa
è dell’Isaan. Ormai sono le mie preferite. Un popolo di contadini forgiato dalla
povertà. Caratterialmente questa è la seconda in classifica perché la ragazza
di Hua hin è la suprema. Per quanto riguarda il discorso di Lampang per me è
buio pesto, non capisco. Sul treno sono
fra tre tipe, due sorelle super fighe (8 e 7,5) alte 1,80 m e scosciate con la
pelle bianca supersexy che solo le mongoliche
hanno. L’altra (7) si leva le ciabatte e mi mette il piede sulle gambe e inizia
a dormire. Che cazzo gli devi dire a una così? Sto per scendere dal treno, uno
arriva e mi dice: “No, questa è Lampang.”
Io lo guardo: “Già.”
Lui:
“Scendi a Lampang?”
Io:
“Eh, beh…”
Lui
mi fissa e tace.
Io:
“Si ho capito, solo gli scemi scendono a
Lampang.”
L 20)
Mi sveglio alle 13.00 e così Doi
Inthanon è rimandato. Come per legge del contrappasso oggi è day-pacco e
sarebbe noia totale se non fosse per le solite cose paranormali che mi
capitano. Chiedo a uno dov’è la gym più vicina e questo mi risponde: Sportclub
e la via. Io arrivo. E’ una strada chiusa che termina nei boschi. C’è un ampio
parcheggio e poi l’edificio. Apro la porta e invece degli attrezzi di
body-building mi ritrovo in un luogo strano dalle luci soffuse. Non si capisce
che cazzo sia. E’ una specie di pub-ristorante. Guarda quel testo di cazzo dove
mi ha mandato. Le cameriere sono tutte strafighe ma hanno qualcosa di molto
familiare. Ecco…. lo sapevo…io chiedo dov’è una gym e guarda quel rincoglionito
dove mi manda. Arriva la padrona.
Io:
“Cerco una gym.”
Lei:
“No. Noi abbiamo solo campi di tennis.”
Me li
mostra. Insieme al basket, il tennis è lo sport più noioso del mondo. Il pub è
molto sofisticato e quei campi da tennis ci stonano di brutto perché l’ultima
volta che una pallina ci ha rimbalzato è stato forse al tempo di Marco Polo. I
conti continuano a non quadrare. Il cameriere mi da un passaggio in motorino ma
le chiavi non ci sono. Apre la portiera di una macchina parcheggiata e se le fa
dare da una cameriera intenta a fare un pompino a uno. Il cameriere ride. Ridi,
ridi. E lo sapevo, guarda quel testa di cazzo dove cazzo mi ha mandato! Trovo
la palestra. 3 ore. Uscito m’imbatto in un ristorante gestito da thai ma che
cucina menu europei. Mix: carni alla deutsch,
primi italiani, contorni belgi. Ed è economico. Ma siccome voglio
mangiare thai vado al ristorante vicino alla mia guest house che è uno dei più
costosi della città. E infatti cucinano mediocre. Quanto mai non sono andato
dai maestri dei baracchini! Alla fine mi imbatto in un altro luogo più unico
che raro. Tavoli, sedie, bancone. Sembrerebbe un pub. Io chiedo: eating? drinking?
Lui:
“No mill.”
Io:
“Cosa?”
Spesso
quando sono con gli inglesi mi faccio tradurre da loro l’inglese dei thai
nell’inglese vero.
Lui:
“Mil.” E apre un pentolone.
Io:
“Ah, milk!”
Lui:
“Milk, milk!”
Mi fa
vedere il menù. Tutte le bevande e tutti i piatti sono a base di latte. Che
cazzo gli devi dire a uno che apre un locale così? Niente. Non gli puoi dire un
cazzo perché quando uno è così è così e basta.
M 21)
Dormo 2 h, alle 4.30 mi
alzo e vado in stazione pronto per il trekking sul Doi Inthanon, la cima più
alta della Thailandia (about 2500). Bis della zuppa yunnanese e con l’aggiunta
di peperoncino giallo è superlussuria. E scopro una nuova superbevanda:
l’ovomaltina ice di Seven-eleven. Arrivo a Chiang Mai con un’ora e mezza di
ritardo per il treno. Bus per Chong Thon, paese d’accesso al parco. Scendiamo
io e 3 sorelle di Bkk (8,7,4). Queste mi dicono: “Prendiamo il songthaew
insieme così risparmiamo.”
Loro
chiedono il prezzo e l’autista spara grosso. Loro contrattano ma ci guadagnano
poco. Non posso farmi prendere per il culo così. Loro vanno, io torno a Chiang
Mai. Ecco, un’altra giornata pacco buttata e in più devo rinunciare a un
obiettivo. Sono stanco (2h di sonno), alle 15.30 devo aspettare le 22.00 per il
treno così inizia il pornologo. C’è il locale “superstar”. I go-go bar
“superstar” indicano la presenza di troie più care. C’è scritto member. Apre
alle 18.00 così vado al turist information e una delle 3 tipe ci sta
evidentemente (7,5). Ha le cosce scurissime tipo polinesiane e così decido che
ci sto anch’io. Le dico: “Devo iscrivermi in una palestra ma c’è scritto member.
Devo fare una tessera annuale?” L’altra ride: “No.”
Lei:
“Qui a Chiang Mai c’è solo un tipo di locale con la scritta member.” Sgamato in
pieno.
Lei:
“Comunque l’accesso è libero, niente tessere, entri e scegli.”
Le
altre 2 intanto: “Farang, farang bla-bla-bla (in thai).” E mi prendono per il
culo.
La tipa che ci sta invece si presenta così: fa
un lieve inchino e: “Enchantè.” In francese e mi da la mano.
Io
gliela bacio e le dico: “Khun suai.”
(Sei bella in thai.) E qui scoppia il casino. Lei ride. Le altre due si alzano
e strillano: “No. Non fare così.”
Io: “Per un innocuo baciamani?!”
Loro:
“Tu ci stai provando.”
Io: “Ma cosa hai capito?”
Loro: “Tu sei un butterfly.”
Io:
“Faccio sesso solo dopo il matrimonio.”
Una
delle 2 mi
prende il braccio e me lo odora.
Io:
“Che cazzo stai facendo?”
Lei:
“Hai fatto l’oil-massage, lo sento.”
Io:
“Ma che cazzo stai dicendo? Non è vero.” Cazzo gli devo dire una così?
Vado
al “superstar”. E’ chiuso. E’ proprio di fianco al go-go bar della selvatica.
Lei è con 2 rincoglioniti. Ridono. Ridi, ridi che adesso vi faccio ridere io. Appena
mi vede parte: “Dove vai?”
Io:
“Boh.”
“ Lo so dove vai. Vai dalle mie amiche.”
Perché
tutte le ragazze in gamba sono sue amiche. La wild è mia e sa di esserlo.
Cazzeggio con altre 2. Poi lascio i go-go bar e becco un thai-massage. Sono in
7. Sono indeciso su 3. 2 di faccia sono fatte apposta per me proprio come una
leoparda è fatta per un leopardo o una leonessa per un leone. E viceversa. Solo
che la terza è da 8, ha
la 3° di reggiseno e soprattutto mi continua a parlare. Così la scelgo. Questa
è figa di brutto ed è la terza più figa dopo Mom di Krabi e la cinese di Hua
Hin che è imbattibile perché è una modella. Cindy Crawford di Golok invece non
la menziono perché è un 11. Per la prima
volta nella sala ci sono altre persone fra cui due americane. Comunque lei
chiude la tenda.
Lei: “Thai o oil?”
Io:
“Oil.”
Perché
mi devo spogliare subito e mi diverto a vedere l’atteggiamento completamente
naturale delle thai. A fianco a me, nell’altra tenda c’è uno svedese che se la
ride con la sua massaggiatrice è poi c’è un rincoglionito che ha la tendina
aperta e invece di pensare alla sua tipa continua a farmi le domande: “L’Italia
è cara? Com’e’ il Duomo? Vai a vedere il Papa qualche volta?”
Ma
che me ne frega del Papa! Poi finalmente dopo 10 minuti la finisce e io posso
pensare alle calde mani della mia figona sulla schiena. Così mi va in canna. Appena
lo vede così lei parte iniziando a far scivolare maliziosamente e con grande
talento le mani sul mio culo. A toccare è brava di brutto. Io mi giro e lei
inizia a masturbarmi.
Io:
“No. Bum-bum.”
Lei:
“Non qui.”
E per
500 baht mi fa una spagnola. Le sue tette sono sode e dure come quelle delle
pornostar. I capezzoli sono larghi, duri, turgidi e scuri. Il cum è
supercaliente.
Io:
“Di dove sei?”
Lei:
“Isaan.”
Io: “E lo sapevo.”
Mentre me la fa a volte smetto e la
sbaciucchio e le bacio il collo e così da come mi stringe e si lascia andare la
sento che gli piaccio e infatti finita mi dice: “Abbiamo ancora 45 minuti, non
vorrai che ricomincio con l’oil massage?”
Io:
“Assolutamente no.”
E
infatti me la slinguo e, gratis, parte con la seconda ma siccome ha dei piedi
troppo sexy e in più ha anche lo smalto,
io la fermo e inizio a leccargli le cosce, le gambe e i piedi.
E lei:
“Sei un pazzo. Non ho mai fatto queste cose.”
Io non le credo. Lei lo prende fra i piedi e inizia.
Da come se lo fa scivolare fra le dita e le unghie è troppo maliziosa ed
esperta. E così mi diverto. Finita l’oretta mi dice: “Ne hai abbastanza?”
E vuole
che la porto in albergo. Va a parlare con la padrona e gli racconta tutti i
dettagli perché io arrivo e la maman a braccetto con un’altra mi fa
l’occhiolino, mi tira i pizzicotti e mi tocca l’uccello: “Very funny, eh!” Poi
mi dice: “Alle 22.00 ha finito e puoi
portarla con te. Dove dormi?”
Io
vado in pacco: “A… Lampang….”….. finisce a risate.
Cazzo
gli devi dire ai thai? Uno non può dormire a Lampang.
G 23) Scendo in un paese. La Lonely
non ne parla e io sono cieco in questa
città. Nulla di più divertente. All’inizio tranquillo, poi ci sono le
avvisaglie di una seconda Hua hin. No go-go bar, no thai-massage, pochi karaoke
ma…vado a mangiare e prendo da bere a una bancarella. La tipa mi provoca in
maniera evidente, si chiama Karn e mi dice: “Torni?”
Io
torno e mi siedo da lei. Lei non c’è. C’è la sorella. Appena Karn arriva si
siede davanti a me. Siccome c’è la madre non ho nessuna intenzione di partire
come al solito ma lei non è dello stesso avviso e la terza cosa che mi dice è:
“I fall in love with you.”
Cazzo
gli devi dire una così? A che ora finisci di lavorare?”
Puntello
alle 10. Karn è bella di brutto (8,5) e ha la terza. Poi arriva l’amica (7) con
la quarta. Mentre lei lavora io parlo con l’amica.
Lei:
“You’re hansom e mi piacciono i tuoi occhi, sei bello ma sono sposata.”
E’
lei che inizia, io cosa devo fare?
Lei: “Domani vuoi venire a vedermi mentre
insegno?”
E’
maestra d’inglese.
Vado
a cambiarmi, di fianco al mio albergo ci sono i lady-boy, 2 froci dichiarati e
4 prostitute, tutti fuori da un karaoke bar. 2 delle ragazze in gamba sono 7 di
faccia e di corpo uno spettacolo che il mio uccello-binocolo osserva con
piacere: tettone, alte 1,85
in carne come Pamela Anderson. Alla reception del mio albergo la figlia
della padrona gioca sul computer con 6-7 amiche e ogni volta che entro mi
prendono per il culo: “Farang, farang do you like karaoke?”
Io:
“Vaffanculo tu e i lady-boy.”
I cani randagi, come in Indonesia entrarono
nella hall e si picchiano. I gatti della padrona miagolano fuori dalla mia
porta, io apro e loro entrano e si sdraiano sul mio letto facendo le fusa. Vado
con Karn a bere e lei non ci sta. Quando la malese, Phu, la sbirra etc mi
dicevano no era un no arrapante che voleva dire sì. Questo è un no categorico.
Essendo che mi sono fatto un’ottantina di tipe nella mia vita, lo capisco anche
da come muove la testa quando metto la bocca; sono pochi millimetri di
movimento, ma io li riconosco…e poi parlano di intuito femminile, il mio è
intuito….da….butterfly, ma si, ormai uso il loro aggettivo, butterfly. Quando
il no è una bugia, la faccia e la bocca fanno un altro tipo di movimento.
Karn
mi dice: “Se torni domani ti bacio. Guardami negli occhi: torni domani?”
Io:
“Si.”
Lei: “Allora domani ti bacio, tu sei il mio
boyfriend.”
Niente Hua hin. Non mi faccio nessuna e domani
non torno da Karn, domani levo l’ancora ed entro nel mio meraviglioso Isaan.
V 24)
Mi sposto di poco i bus fra la foresta. Le colline sono
dolci, vicinissime e le cime arrotondate sporgono appena dalle altre dando
l’idea di un mare di miriadi di onde verdi. Questo è un nuovo tipo di landscape
collinare diverso da quelli scozzese, malacchiano e deutsch. La seconda parte
del viaggio si snoda attraverso risaie, campi coltivati misti a giallose savane
e foreste rarefatte fino alla city. Becco un
tempio bellissimo che la Lonely
tratta con snobismo. Lì, conosco un monaco e mi porta nelle loro stanze a
vedere come vivono. La stanza è semplice e austera, non ci sono neanche letti
ma dei sottili materassi. In verità, il cammino del monaco buddista è l’unico
cammino di rispetto quanto il cammino del guerriero perché è un cammino di
forza per i forti. Tutti rispettano un monaco buddista, anche noi figli del
caos e persino i diavoli.
Lui
mi dice: “Hai avuto tante donne? Questa vita non è adatta a loro.”
Io:
“Lo so.”
Lui:
“Sai anche perché?”
Io:
“Ci sono donne improponibili e altre che ci stanno dentro, come le thai, ma in
ogni caso il nesso comune è che una donna è una creatura che è troppo attratta
dalla materia.”
Lui:
“Non sapevo che eri un pensatore, dall’aspetto mi sembravi tutt’altro. Ma
lascia che t’insegni un’altra cosa: la donna è donna perché nella sua vita precedente ha scelto di
essere devota al piacere anche se lo nasconde molto bene. 2° domanda: quali
sono le cose che attraggono gli esseri umani che in verità non hanno alcun
valore reale?”
Io:
“Denaro, moda, comodità e le posizioni sociali.”
L 27)
Arrivo presto alla cittadina.
E
dopo 5 minuti arriva la cantante che è una gran figa (8) e ci accordiamo. E’
fottutamente aggressiva e anche di carattere mi piace da subito. Alla 1.00,
come previsto, lei mi bussa. Sono al quarto piano. Lei entra sudata e stanca. Di
faccia è bella e cattiva, ha la pelle scura e le cosce in carne molto sexy. Al
contrario che nel karaoke, qui si rivela timida tanto è vero che vuole farlo al
buio e mi dice: “I’m shy.”
Io: “Amica, per me non ha senso fare sesso al
buio.” Così l’abbraccio di lato, le prendo la mano e le dico: “Look me, don’t
worry with me, no problem.”
Lei
acconsente e come tutte le thai si fa la doccia prima e dopo, esce dal bagno e
io la faccio sedere di fianco a me sul letto, accavalla le cosce e il mio
uccello è fottutamente d’accordo con me e mi sussurra: “Come cazzo si fa a fare
sesso al buio, guarda che caluria….”
Me la
faccio 2 volte, 2 ore, classico. La seconda cum superhot sulle cosce. Poi lei
vuole farlo ancora ma i goldoni sono finiti e come il 70% delle thai se ne
frega e mi dice: “Vieni.” E me lo appoggia sul clitoride strofinandoselo.
Io: “No, è rischioso.”
Lei: “Quante possibilità ci sono che uno di
noi ha l’aids?”
Io
non so perché rischino così. Io mi rifiuto e così ci sono altri giochini da
fare. Alla fine lei si ferma mezz’oretta in più e mi racconta la storia della
sua vita, poi mi da la sua foto mi fa una specie di autografo e mi dice:
“ Perché
volevi farti l’altra, non mi avevi visto?”
Io: “No.”
Lei: “Sei sicuro? Chi è più bella?”
Io: “Tu, non c’è confronto.”
Lei:
“Quando torni qui se non mi chiami o peggio ancora vai dalla
cameriera io ti taglio la testa.” E mi fa vedere l’arma con la quale mi
decapiterà che è una specie di coltello-machete che tiene nella borsetta.
Io: “ Bene. Tu si che sei una vera thai-girl.”
6 Dicembre) Scendo nella città e vado in centro, la città fa brutto. C’è rischio rapina (cosa unica in Thailandia) perciò niente vie laterali, niente sobborghi o zone buie o parchetti. Proprio come so riconoscere le occhiate lussuriose delle ragazze in gamba così so riconoscere le occhiate pericolose dei ragazzi in gamba, i delinquenti. Ci sono i resti (20 metri) di muro medievale che segnala il centro pieno. Proprio lì, fra numerosi passanti c’è una tipa seduta sul marciapiede: “Ehi tu, vieni qui.”
6 Dicembre) Scendo nella città e vado in centro, la città fa brutto. C’è rischio rapina (cosa unica in Thailandia) perciò niente vie laterali, niente sobborghi o zone buie o parchetti. Proprio come so riconoscere le occhiate lussuriose delle ragazze in gamba così so riconoscere le occhiate pericolose dei ragazzi in gamba, i delinquenti. Ci sono i resti (20 metri) di muro medievale che segnala il centro pieno. Proprio lì, fra numerosi passanti c’è una tipa seduta sul marciapiede: “Ehi tu, vieni qui.”
Io vado, lei mi indica una bambina di 8-9 anni
truccata e in minigonna e mi dice: “Want you bum-bum?”
Io: “Muori con tutto il seme della tua
discendenza.”
Ovviamente
non sa l’inglese. Generalmente quando gli schifosi vengono a offrire i bambini
ai farang, i bambini non si vedono. Gli schifosi arrivano e ti dicono: “You
want lady?”
Io: “No.”
Se
gli dici di no, lui prima dice: “Lady-boy?”
“No.”
E
allora pronuncia la frase innominabile: “Young lady?”
Queste
cose, rare, al contrario della ridicola propaganda dei mass-media, avvengono
sempre davanti alla folla. Ma ce l’ho segnato nella testa che appena mi capita
in un luogo isolato, lo sfortunato schifoso le prende per tutti gli altri.
Entro
in centro. Becco un locale con una scritta stranissima: “Japanese only.” Così
apro. Ci sono una decina di tipe, la più grande avrà 17 anni. Io voglio vederli
in faccia i semi-pedofili perché non li ho mai visti ma purtroppo il locale è
vuoto.
Io:
“Perché japanese only?”
Le ragazze: “Yuo’re hansom, you can.”
Io: “Grazie, lo so che sono bello ma mi
piacciono solo dai vent’anni in su.”
Lei:
“Abbiamo anche loro.”
Mi fa
ridere perché lo dice come se fosse un’opzione rara.
Lei:
“Entra.”
Io:
“No.” Perché è vergognoso entrare in un locale così e poi le due donne
ultraventenni sono mediocri.
Vado
a dormire, sapevo che era solo una tappa logistica e noiosa. Questo fino
alle 3.17. Ora precisa in cui mi svegliano. Gemiti bestiali dalla stanza di
fianco. Questi lo fanno apposta a mettermi i ricchioni vicino. E’ impossibile
dormire. Così scendo nella hall. Il receptionist e il tuk-tuk man guardano la
champions, Arsenal-Porto.
Io:
“Portami dalle ragazze in gamba.”
“Ok.”
Ma la mia fortuna mi assiste. Non l’avevo
notata ma sulla poltrona spuntano due cosce lunghe lunghe e bianchesexy come
solo le Isaan ce l’hanno.
Il
tuk-tuk man mi dice: “Andiamo, ti porto nel posto giusto.” Mi vede che la
guardo. “No dai no, non si può, non è una prostituta.” E ride con il
receptionist. “Very angry il padre se ci provi. E’ molto geloso.”
Ma
lei inizia a flirtare con gli occhi e io la sgamo subito, poi fa delle cose
inutili come fingere di guardare i giornali e così io dico al tuk-tuk man: “Aspetta 5 minuti che bevo una coca.”
Io e
lei iniziamo a parlare alla facciazza del tuk-tuk man, del padre e del
receptionist. Morale: ci becchiamo sulle scale dove non ci vedono e me la
limono subito. Da come bacia e da come si lascia andare sento subito che le piaccio
e la cosa è reciproca. Siccome non è una prostituta non so come andrà a finire
anche se viene subito in camera con me. So solo che mi esplode l’uccello. Questa
di faccia è 9 e ne batte tante ma non la cinese di Hua hin. E’
la seconda più bella che mi sono fatto. Il problema è solo: limonerò o
chiaverò? A slinguare è molto brava. Ha la terza di reggiseno, è in minigonna,
è alta 1,80 m
e ha le cosce in carne e bianchesexy: l’uccello mi esplode. A un certo punto
lei mi dice: “Vado in bagno a spogliarmi.” E spegne la luce.
Io la fermo e riaccendono la luce perché è
fondamentale la vista nel sesso. “No. Ti spoglio io.”
Io inizio a leccarle le gambe partendo dagli
stinchi e risalendo fino alla pussy. Mi piace di brutto come ansima. Poi
risalgo fino all’ombelico e poi fino al suo seno super super sexy. Iniziamo a
scopare. Ormai le conosco le thai ma questa è superscatenata e non riesco a
capire se io sono il maschio o è lei perché anche se quasi tutte me lo fanno,
lei lo fa in continuazione il toccarmi i pettorali e poi lo scivolare le sue
mani sul mio culo. Io vengo la prima volta, mi levo il goldone e lei: “Uhu, a
lot.”
Io:
“Ero nella foresta, sono stato un po’ di tempo senza fare sesso.”
Siccome di faccia e di corpo mi piace di
brutto non mi diventa neanche barzotto e mi rimane duro: lei mi sdraia sul
letto e mi sale sopra e si scatena ancora. E’ una superthai-girl, è meglio
addirittura delle ragazze in gamba. Non saprei dire se me la scopo io o se mi
scopa lei, fatto sta che me la faccio in cinque posizioni per 2 h, prima nuda
con solo la minigonna, poi tutta nuda e io prendo le sue scarpe infradito e le
dico: “Mettitele.”
Lei:
“Why?”
Mi piace di brutto come me lo dice. Super
lussuria. Alla fine la giro contro lo specchio e me la bum-bum così. Le sue
gambe alte e in carne, la sua pelle supersexy, accavallate, il suo seno nelle
mie mani, il suo viso nello specchio, è superlussuria. Continua a limonarmi. E’
supersex. Con una così non so dove venire, supertette, faccia superfiga,
coscione supercalienti. Questo è stato il miglior sesso della mia vita. E’
successo quello che è successo con le ragazze in gamba di Hua hin e di Chiang
mai: quando mi faccio un’europea mi eccito gradualmente mentre me la limono o
la tocco. Invece le thai sono magiche e appena mi toccano, qualsiasi parte del
corpo, mi va l’uccello in tiro. Quando mi faccio le thai, vengo la prima volta,
il cazzo mi diventa barzotto per 5 minuti, allora me le slinguo, spagnole,
pompini, le lecco tutte e poi nel giro di 5 minuti mi ridiventa duro e inizio
con la seconda volta. Con lei, invece, Sxxx,
vengo e il cazzo mi rimane durissimo; dopo 2 ore vengo la seconda volta
sulle sue tette e mi rimane duro pronto
per la terza.
Lei:
“Any more?!”
Io: “Che cazzo ci devo fare?”
Lei ride: “Ok…no dietro no.”
Siccome
la verità è sempre tecnica e mai mentale e solo gli scemi vanno verso le cose
mentali analizzo tecnicamente i motivi di questa ninfomania con Sxxx. La verità è semplice: 1 Sxxx è bella di
brutto, 2 fisicamente è tutta proporzionata, 3 ha le cosce lunghe e in
carne, 4 ha
la pelle super sexy delle Isaan, 5
ha il seno grosso, 6 io piaccio a lei ancora di più. C’è
parecchia armonia e la cosa mi stupisce perché
generalmente ho molto più feeling erotico con le malacchiane dalla
carnagione scura. Come diceva un poeta, la bellezza è l’essenza del sesso, solo
i cani fanno sesso solo con il tatto. Un’altra thai nella mia collezione.
Immortalata dalla mia digitale.
D 17) La festa è agli sgoccioli.
Tra una settimana, a quest’ora sarò già nella tediosa Italia. Siccome sono parecchi giorni che nessun gay ci prova con me, oggi il
destino ha pensato bene di mandarmeli tutti insieme. Cammino e 3 froci in
motorino mi seguono: “Vieni con noi.”
Siccome ho messo nel CD le foto non posso
liquidarli con il solito metodo e cioè facendogli vedere la mia collezione di
fighe. Così, colto alla sprovvista, senza una tattica studiata, gli do una risposta
che ha poco potere di rassegnazione: no, devo andare a dormire. Così fanno la
spola lungo la via ripassando 6-7 volte e provandoci ogni volta. Fra una spola
e l’altra becco un 4° frocio, psicopatico. Io sto camminando lungo il fiume, di
sera e sento uno che mi chiama. Mi giro e lo scorgo dietro la siepe: canottiera
abbassata sulla vita, reggiseno ( inutile perché non ha neanche le tette
finte), casco e mascherina antigas.
Lui: “Di dove sei?”
Siccome non riesco a capire se è un pazzo, un
maniaco o solo se è appena sceso dal motorino, io continuo a guardarlo per
evitare un’aggressione e lui invece pensa che lo guardo perché mi piace.
Lui: “What’s your name?”
Appena i 3 froci ripassano così
ho il diversivo perché si rassegnino e glielo indico: “Guarda, c’è uno in mezzo
alle siepi che sarebbe molto felice di conoscervi. Mi sa che è un fetish o un
bizarre, ma provate a vedere, magari vi piace.”
Loro “Ah, è Hoi (?), siamo troppo
belli per lui.”
M 19) Ho il treno alle 23.27, il
treno finale per Bkk. Fra palestra, mangiare etc attendo la fine
delle avventure. La
Thailandia mi ha dato 1000 piaceri, 1000
landscapes, 1000 sapori. 85 giorni per 11 paradisi selvaggi, 7 città-tempio,
più di 50 ricette, e 39 donne che non sono solo donne ma anche femmine e la
cosa è diversa. In definitiva la
Thailandia è magnifica ed è una delle nazioni più complete al
mondo. Il destino mi regala uno spettacolo che ancora mi mancava
e mi diverto di brutto: vedere le thai che litigano. Una sfida spettacolo fra
una cinese e una thai. La cosa più divertente non sono le botte ma i secondi
che le precedono. Avrei voluto filmare lo sguardo della thai alla cinese. E’ la
cinese che inizia. La cinese è orgogliosa, superba ma gli occhi della thai sono
duri e la violenza fa parte di lei e io godo nel guardarla e nel guardare
quella luce buia e testarda. Poi si tirano e prima che le dividono la thai
vince. Siccome gli do un fazzoletto per pulirsi il sangue
dalla bocca, parliamo.
Lei: “No, non sono di qui, sono dell’Isaan.”
Io: “No! Non dirmi così.”
Siccome pensa che ci voglio
provare, trova una malizia e mi dice: “Guarda, mi ha sporcato l’anello.”
In verità è una scusa per farmi
capire che è sposata o fidanzata e che non devo provarci ( tanto non l’avrei fatto perché sanguina
dalla bocca). Alla sera vado da un altro thai-massage. La maman mi vuole
scopare e si offre volontaria ma io varo per un’altra, ha solo la 1° ma di
faccia è la mia preferita. Questa è di Chonburi, Golfo di Thailandia, l’unico tipo di donna che non ho ancora visto. Il colore dei lunghi capelli
lisci e quello leggermente scuro della pelle si abbinano per una miscela super
sexy. Come al solito il mio thai-massage dura 15 secondi e poi parto e lei:
“Want you sex?”
Mi accordo per una. Questo
thai-massage non ha le tendine ma le cabine e infatti no blowjob o titjob, qui
si scopa. Nella prima scopata lei ci sta dentro ma è troppo tranquilla. Le tipe
di qui non sono ninfe scatenate come le Isaan o le malacchiane e così
decido di farla diventare selvaggia per la seconda.
Lei: “Abbiamo ancora 45 minuti,
vuoi ancora?” E mi regala la seconda.
Piccolo giochino e infatti lei
diventa una vera thai-girl e passa tutto il tempo con le mani sui miei
pettorali. Le cosce di questa sono superhot. Quando sto per venire, lei mi
dice: “Wait.” Mi fa uscire, mi sfila il condom, se lo appoggia sul clitoride e
mi dice: “Scivola sulla mia pussy.”
Uscito dalla cabina incrocio la
maman lungo le scale e lei mi mette le mani sull’uccello e mi dice: “Andiamo.”
Ma non ho tempo. Adesso nella mia nuova memory
ho già tre foto e così se i froci arrivano ho l’arma per demoralizzarli subito.
Adesso prendo il treno. La burma è mia.
Deve essere mia. Io gli lecco ogni centimetro di pelle, io gli scopo
ogni centimetro di corpo, soprattutto il suo viso caldo, io la mangio. La burma
è mia.
M 20) Rivedo Khao san dopo 82
giorni. Alle 6.30 di mattina sembra diversa, cambiata. È vuota e i baracchini
non sono ancora piazzati. Persino i tuk-tuk men non mi rompono le palle. Da qui
è partita la mia avventura e qui finisce. Io salgo le scale della mia guest
house. C’è l’altra receptionist: “Dove sei stato?”
Io: “In tanti posti.”
Lei chiama l’amica. Bene, io lo
sapevo che ci stava altrimenti perché chiamarla? Ed ecco la burma. No, no, no!
Alle 7.00 di mattina una visione così, no. Io la scopo sulle scale. Io le lecco
tutti i collant. Mi fa esplodere l’uccello. Tu sei mia. Gli occhi della burma
sono pieni di malizia, io lo so già com’è la burma sessualmente anche prima di
farmela. Lei è calda. Lei lo sa cosa penso. Adesso, alle 7,25, aspetto al
secondo piano che si liberi una camera. Lei è giù. Io la lecco tutta da capo a
piedi, lei è mia. Ore 7.40, seduto sul terrazzo della guest house, io, da solo,
aspetto la mia stanza. Khao san è deserta. Chi arriva ad avvisarmi? Lei, la
burma, Mo. Questo è il luogo perfetto e il tempo perfetto. Lei non ci sta. Lei
mi vuole ma non ci sta. Lei dice no e poi mi prende la mano, allora le dico:
“Lo sai che mi piaci, no!”
E rimetto la bocca ma lei
retrocede. Lo vedo che è mia ma non riesco a capire quando cadrà. Così chiedo
la spiegazione scientifica a una thai.
“Le Myanmar sono difficili,
lunghe.”
A Bkk mi capitano 3 occasioni poi
un gay mi ferma e mi dice: “You’re hansom.” Domani devo allenarmi a Lumphini in
mezzo a circa 20-30 froci, già mi immagino le scene. Vado a comprare le
magliette da calcio. Trovo un buon prezzo a circa 3 km da Khao san dove ci sono
solo inculate per i farang. E’ divertente la faccia del cinese, di sua moglie e
dei clienti quando vedono quante magliette compro. Il cinese è contento di
brutto: 21 magliette. Al ritorno è sera
ed è bellissimo rivedere Khao san come l’avevo lasciata tre mesi fa. I farang
che passeggiano fra le bancarelle, le farang che si fanno fare le treccine, la
musica tecno acida, i tuk-tuk rompicoglioni, la fighissima cameriera del mio
pub, si ricorda di me, buono perchè vuol dire solo una cosa. Amo rivedere
questa via tre mesi dopo, centinaia di chilometri dopo, decine di esperienze
dopo, amo rivederla da un’altra prospettiva mentale. Vedere Khao san dopo aver
visto il Siam e le sue città tempio, le giungle della Malacca,
la costa oceanica e quella marina. Ora Khao san per me è
diversa.
G 21) Dall’interno, la palestra
di Lumphini non è così estrema come ci era apparsa a me e a Mark il secondo
giorno. I gay ci sono ma sono solo il 10%. Solo che quando io e l’inglese
eravamo passati tutti i froci erano usciti a provocarci e per questo ci
sembrava che c’erano solo loro. La palestra di Lumphini è a cielo aperto nel
parco di Bangkok. Da Lumphini a Khao san, a piedi, passando per il Wat Saket,
molto bello, con i tuk-tuk men che mi assillano per tutti i 5 km. Alla sera conosco una
tipa, andiamo a bere e me la slinguo. Poi la sgamo che si fa anche un altro
così la mando a fare in culo e me ne vado. La burma non ci sta e mi spiega il
perché. La burma parla male delle thai e le thai parlano male delle burme. Se
dici a una thai se è di Myanmar si incazza di brutto. Le thai mi dicono: “I
like bum-bum , 1, 2, 3 , no problem.”
V 22) Ultimo day. Ora ho
nostalgia di questa terra e del divertimento che mi ha dato. Perciò percorro in
bus e a piedi le zone che avevo fatto i primi giorni con Mark. Tutte le le soi
di Nana, dove becco 2 isaan, strafighe, pelle bianchissima, cosce lunghe, minigonne
cortissime, una di faccia assomiglia a Sxxx.
A me mi va l’uccello in tiro e
gli dico: “Guarda qua cosa penso di voi.”
E le ragazze in gamba decidono
che mi vogliono portare di sopra in 2. Poi torno nel punto in cui mi sono fatto
la prima thai, la malese. Poi becco una tipa, vedo dagli occhi che ci sta, la
conosco ma lei va da una parte e io dall’altra. Cowboy è deserta, i locali sono
chiusi e le ragazze in gamba e i camerieri dormono sui divani. Una di queste mi
dice: “Fino alle 18.30 non apre nessuno.”
Uno mi dice: “Se vuoi mangiare o
bere qualcosa c’è quel locale aperto ma non è un sexypub, mi raccomando, fai il
serio con le ragazze se vai.”
Il locale è dietro soi cowboy e
in effetti è un pub normalissimo. Vuoto alle 14.00. La cameriera è la tipa che
ho conosciuto prima in strada e così chiudo in bellezza. Lei si siede con me.
La padrona del locale arriva e mi tocca il petto e così gli dico: “Even you
have big tits.”
Lei: “Piaci parecchio alla mia
amica.”
Così io non so se partire o
uscire e pigliare a schiaffi il tipo. Varo per la prima opzione e mi faccio la
cameriera in modo poco casto. In poche parole la denudo sul tavolino. Questa
(6) è scatenata. Non solo mi tocca i pettorali come le altre ma mi tocca ogni
zona del torace con le mani e scivolando languidamente con tutto il suo corpo.
Io mi abbasso e inizio a leccargli le cosce. Fuori, un tipo si ferma in
macchina a godersi lo spettacolo. La padrona mi dice: “Tiratelo fuori.”
Io: “Ma c’è il maniaco che mi
guarda.”
Lei: “Non vede.”
Io: “Come non vede!? S’è fermato apposta….”
Lei: “Dai, voglio vederlo, voglio che sborri.”
Io non voglio perché c’è il tipo
ma lei mi mette le mani e fa come se fosse suo. Così va a finire che mentre mi
sto facendo la cameriera, il mio dick è nelle mani dell’altra con il maniaco
che non demorde. Alla fine mi porto la cameriera in bagno mentre l’altra torna
al lavoro.
S 23) La prima cosa che faccio
arrivato ai gates è superare il mio E6 e andare all’ E8 fra i malesi e i pakistani
perché non voglio sentire i discorsi degli italiani che sono stati a Phuket e a
Samui. Dopo parecchi giorni, rivedo una donna italiana. C’è una hostess e uno
stewart a cui avevo chiesto informazioni. Ripassano lungo il nastro e mi
dicono: “Torni a casa, eh? Quante ore di volo?”
Io: “ 12, Italy.”
Lei: “Long journey.”
La mia maglietta del Boca juniors, bellissima, profuma
ancora dell’odore dell’ultima che mi sono fatto sto pomeriggio. L’ho spogliata
nuda e gli ho lasciato solo le scarpe coi tacchi a spillo.
Adesso gli italiani stanno arrivando in massa. Il
gregge dei phuket-boys arriva. Uno mi si siede di fianco. Ma non voglio che
interrompa i miei ricordi per parlarmi di Samui. Per non rivolgergli la parola
ho deciso di fingere di essere norvegese. Tanto nessuno potrebbe sapere il
bokmal o il nynorsk. C’è rischio che ci sia uno svedese, un deutsch, ma non un
norvegese. Nei luoghi stupendi dove sono stato questa è la percentuale di
turisti incontrati: 23% australiani, 20% inglesi, 20% tedeschi, 15% u.s.a., 10%
francesi, 10% giapponesi, 2% italiani. Troppi italiani vanno solo a Pattaya,
Phuket e Chang mai. I primi due sono luoghi così brutti e non sono neanche la Thailandia, come Sharm
el sheikh non è l’Egitto e Cancoon non è il Messico.
Godo della nostalgia degli ultimi
istanti di Thailandia. Adesso un tipo si è appena avvicinato, fa parte di
quella categoria che è così stupida che mi fa pietà, una pietà splendidamente
cinica tanto è vero che gli firmerei la fronte con il coltello così può
vantarsi di un’altra firma. Adesso invece sta arrivando un essere spaventoso.
Gli farei la foto ma mi sa che si farebbe esplodere e allora questo quaderno
andrebbe perduto e i miei ricordi sono sacri. Meglio stare vicino al cornuto
che a questo candidato per i suicidi di Al qaeda. Ecco, adesso il gate è
aperto, purtroppo devo scendere.
By Fabio J.
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