TYTANCHAOS IN THE
PRIMEVAL HEAVEN
TYTANCHAOS NEL
PARADISO PRIMORDIALE
Sverige and
Norge.
Svezia e
Norvegia. Luglio 2010.
Mercoledì
14 luglio) Oe 22.00…..che cos’è questa bellezza che sto attraversando? Che
cos’è questa foresta che mi sta incantando? È uno smeraldo infinito che brilla
verdi, perenni luci.. L nuvole rosate dal sole nascosto minacciano il verde
dipingendo i laghi. Non ho né fame né sete, i miei desideri e le mie ambizioni
sono narcotizzate, anestetizzate. Tutti i miei cakra sono appagati. La taiga mi
pulisce la mente e poi la stona e i pensieri escono da una barriera di colore
alieno. Non è un bianco, non è un nero, non è così. Viaggio verso il sogno già
addormentato in un limbo proibito. La madre mia è soddisfatta. Una delle sue
piccole essenze è tornata. E mi culla in una miriade di sortilegi.
Sono
stato costretto a vari trucchetti per poter rientrare nei 15 kg dello zaino, fra cui
aggiungere una borsa a mano da cui dovrò però sbarazzarmi. Alla fermata
del bus, a Bergamo, inizia il solito festival delle pussy da cum-in-face delle
swedish girls. Tutte belle, coi lineamenti del viso caldi e sexy, le curve del
corpo prosperose e ben disegnate. È abbastanza divertente guardargli le cosce
lunghe, lunghe e il seno ben disegnato ma il fatto che io sono bello quanto
loro mi diverte ancora di più. Sull’aereo ho davanti 7-8 giocatori del Torino.
Il destino bizzarro gli ha messo di fianco una turca con la maglia di Del piero
e uno dei granata gli fa una foto e poi iniziano a battibeccare scherzando sul
fatto che lui dice: “La juve era uno squadrone ma non lo sarà mai più.”
Purtroppo
a Stockholm non riesco a mangiare al mongolian barbecue perché finisco di
acquistare tutto l’occorrente alle 17.56!! Fanculo, ho il treno alle 18.12!! Sembra
che la corona si sia abbassata rispetto al passato tant’è vero che sui calcoli
che avevo fatto riesco a risparmiare un 20%. Il magico treno che sale in Lapponia
è come al solito semivuoto ma tanti zaini da 60-70 litri occuppano i vani
sopra i sedili. Il treno è lungo e su 10 sedili solo 4 sono occupati e questo
40% è costituito da una consistente percentuale di hikers e alpinisti:
francesi, deutsch e ovviamente i padroni di casa. Il sottoscritto non riporta
la presenza di nessun connazionale.La percentuale di donne dirette a trekkare
sulle alpi scandinave è alta: 40%.
G 15)
Vado a vincere. Ore 13.09: valico il portale di legno del kungsleden. Lo zaino
è perfettamente bilanciato e pesa sui 21 kg . Sotto braccio ho lo “scudo romano”, la 2
seconds che non potrei portare in alcun altro modo. A tracolla ho la borsetta
della Puma che contiene la sacra digitale, 2 paia di batterie al litio, 4 paia
di ricaricabili, 6 di classiche, questo block-notes, le penne e 1 degli
antimosquitos. Infine ho il marsupio per il portafoglio e 1 degli accendini e
il cellulare. Condizione mentale ed emotiva straripante, condizione fisica
pessima per via delle 15 h di sonno negli ultimi 3 giorni. Così oggi sarà una
dura marcia e solo da domani, dopo una vera nottata di sonno potrò essere al
top. Marcio con l’Abiskojokk che meraviglioso e potente è colorato di primevi
verde-azzurri e schiuma bianca. Verifico dai point-of-view le poche foto che mi
mancano ma alla fine mi scateno con 48 pics. Qui in Lapponia il cielo azzurro è
più vicino al pianeta, alla magnifica valle e alle Alpi. Il fiume scorre
selvaggio fra le rive di taiga e lungo le rade spiaggette erbose. Posso
gustarmelo e immortalarlo in tutta la sua bellezza eterna. L’Abiskojokk beato e
stupendo giace eternamente nella taiga di betulle vantandosi della sua
bellezza. Giunto al lago inizio a costeggiare le Alpi scandinave, la range più
bella del pianeta. Basse e aliene, maestose e solenni, ruggiscono del canto di
diverse cascate intagliate nelle fenditure scure come foto immote. Rockies ed
Himalaya, Alpi e Carpazi mi rammarico per voi ma vi verrà consegnata al massimo
la medaglia d’argento. Queste sono le scandinave e io che sono un lussurioso
edonista mi devo inchinare. Dopo la valle e dopo 17 km mi accampo proprio a i
piedi delle montagne ammantate dal fascino primordiale. Mi accampo proprio a 50 metri dall’ inizio
della prima salita. A 40
metri dal mio accampamento c’è un gruppo di scout belgi
guidati da uno svedese. Il capo, lo svedese, è un tipo simpatico e poi mi dice
una cosa che già sapevo: “E’ una vergogna, abbiamo solo 200 lupi perché i
pastori sami li uccidono per le renne.”
Eh,
certo. Poverini i pastori sami che girano in elicottero, devono uccidere i lupi
se no invece di girare con le Mercedes dovrebbero accontentersi delle Bmw! E
quelle bastarde delle loro mogli invece di 25 gioielli ne potrebbero comprare
solo 23! Poverini i pastori sami….prosperano a fatica mentre i lupi si fanno un
culo così per prendersi ciò che la Madre Terra gli ha assegnato ….ah, ma…..bisogna
capirli…….come dice un serial killer legalizzato toscano: “I nostri antenati li
hanno sterminati perché erano cattivi.” Certo, infatti i lupi che uccidono per
mangiare sono cattivi , i cacciatori come lui che uccidono per divertirsi o per
i soldi sono buoni, invece! D’altro canto un codardo che si presenta in 3 vs 1
e armato non può neppure mentire con arguzia. Le sue menzogne sono così stupide
che persino un bambino di 3 anni capirebbe la venalità e la colpevolissima
competizione che i serial killer legalizzati ….oh, scusa…..volevo dire i
cacciatori e i pastori sami hanno con cacciatori migliori di loro che non hanno
bisogno di armi vigliacche. Il mio motto è: lupi liberi di essere lupi, tutti i
loro nemici che se ne vadano in città. Per quanto riguarda quei bastardi
conigli degli antenati del toscano a loro riserverei le città più grigie. Voto landscape: 9
V 16)
Che cos’è questa bellezza che mi circonda? Che cos’è questo silenzio che mi
sussurra? 33 km
all’interno delle lande selvagge. Cosa posso dire delle 3 valli che ho
attraversato? È un eden. Sono beato nell’eden. È un susseguirsi di
bellezze indescrivibili. È come se le montagne sfidassero i miei occhi
The
mountains: “E allora ne vuoi ancora?”
Io:
“Ancora.”
The
mountains: “Fatti altri 300 metri…e allora che ne dici di questo?”
Io:
“Ancora.”
The
mountains sbuffano sorridendo: “Fattene altri 200….ah, ah, ah, adesso com’è?”
Io:
“Ancora.”
E le
montagne vincono sempre. E io sono contento che vincano. Gran parte dei 18 km di oggi li faccio sotto
una pioggia forte e fitta che mi impedisce di mangiare. Quindi fino al km 12
marcio indebolito. Io non potrò mai sdebitarmi con la natura selvaggia per
avermi dato un corpo così forte e uno spirito così tenace perché senza il mio
spirito non avrei mai potuto conquistare questi eden primordiali. Dopo la breve
salita iniziale il sipario delle Alpi scandinave si apre e io entro nello
spettacolo più meraviglioso d’Europa. Stanco ma beato sento il mio ego che mi
dice che non vuole più niente né ambisce a niente, mi chiede solo di
disintegrarmi in questa landa per appartenere per sempre a essa. I fiumi
selvaggi dalle rive di tundra sfociano nei laghi azzurro intenso. Vederli
scorrere così, sfociare così senza i fottuti argini umani è un delirio
dell’anima. Adagiati alla base delle alpi, i laghi sono un delirio degli occhi.
Le cascate che precipitano in essi sono dei giullari che mi sorridono beffardi
e mi dicono: “Sei scemo?! Sei pazzo?! Che ci torni a fare in città? Hai finito,
sei arrivato, siamo noi il paradiso, non pensare e godi.”
Le
alpi che li circondano sono il trionfo dell’essenza della Terra. Dei 2 laghi
che costeggio non saprei dire qual è il più bello ma sono entrambi nella mia
top 5 dei laghi alpini più belli che ho mai visto. Le alpi scandinave,
bellissime, si susseguono una dopo l’altra nella tundra sterminata. Sono
splendide e remote ma io a ogni passo mi avvicino sempre di più e raggiunte,
abbagliato dal loro verde m’inchino a una musa che non si può narrare con
alcuna poesia o alcuna cantica. Arrivato al teepee posso finalmente cucinare la
mia polenta ai formaggi. Stamattina sono tornato alla dieta del 2006 perché è
migliore: 2 panini swedish, uno con il pindakas, l’altro con la nutella; 1
galletta di riso con il latte condensato più cannella. Nel teepee ci sono 6
escursionisti che aspettano la barca perché dicono: “It’s enough.”( Per la
pioggia.)
Una
degli hikers è una deutsch e mi dice: “I lupi hanno una grande intelligenza e
provano dei sentimenti molto complessi.”
Ma
certo. Lo so perfettamente. Uccidere qualsiasi animale è schifoso ma uccidere i
lupi è ancora più schifoso. Il mio amico vegano penserebbe che voglio fare una
classifica di animali di serie a e animali di serie b ma non è così. Ci sono
animali che sono speciali. Ma i più speciali sono i felini e i panterini. Un
umano con una visione antropocentrica delle cose erra e pensa che un leopardo
sia autistico. Autistico?! Il leopardo si comporta con indifferenza verso cose
che non gli interessano ma sotto questa apparente indifferenza egli sta
controllando tutto e anche quel qualcosa che non gli interessa. Per chi uccide
i lupi, gli orsi, gli elefanti, i cetacei e le foche è necessario applicare delle severe leggi punitive mentre per chi uccide i gatti o i gattoni è
necessario imbarcarli su qualche vascello cosmico ed esiliarli dal pianeta terra lanciandoli nello spazio... I tipi se ne vanno in barca
ad Aleusjokk, io invece proseguo il trekking sotto la pioggia perché non ne ho
mai enough! Rifocillato dalla polenta passo di fianco a una delle mie top
5 cascate mondiali. Immerso in un incanto marcio fino al guado dove mi
raggiunge il boss degli scout di ieri che mi fa assaggiare una cosa molto utile
in una marcia prolungata di diversi giorni: frutta privata d’acqua. Ha il
sacchetto pieno di fettine di mele, pere e pesche e durano per giorni. Fanculo,
lo farò anch’io.
Lui:
“Le tagli così e le metti in forno a 70° per 3h.”
Fanculo,
lo farò! Adesso sono accampato in un eden a cui dallo 0 al 10 gli devo dare
12. C’è un’ aquila che volteggia da 2 ore sopra l’Aleusjokk, il paradiso
in terra. Su decine di fiumi selvaggi che ho visto, l’Aleusjokk è al 3° posto.
E l’ho già descritto nei diari 06 e 07. Il cielo si è aperto e il bello è
che domani marcerò alla volta del fiume n° 2. Mi sono sparato un sublime
riso cantonese con paprika e peperoncino. Il 2°, va beh, lasciamo perdere, non
è il caso di parlarne. Ho la tenda aperta sull’estuario che si biforca fra gli
isolotti di tundra. Ci sono io, altre 8 tende, l’aquila e 1 lemming….ah se ti
vede la regina dei cieli….sono cazzi tuoi. Che cos’è questa bellezza che mi
circonda? Beato nell’eden osservo la valle fino alle montagne lontane. Là, dove
andrò domani. Verso una bellezza che non finisce mai. Voto landscapes: 10 fino
ad Aleus, poi 12.
S 17)
Che cos’è questo sogno che mi circonda? 46 km all’interno delle lande selvagge. Mi
desto in un sogno. M’incammino con l’Aleusjokk, il fiume incantato dalla selvaggia
maga chiamata Natura. Devo fermarmi ogni 200 metri per ammirarlo
da una nuova prospettiva. Questo fiume è un premio, un regalo che la madre
tundra mi fa. Superata la valle, marcio su un ponte metallico sospeso sopra un
affluente dell’Aleusjokk. Qui immortalo le Alpi scandinave che eruttano il
piccolo fiume impetuoso direttamente dalla loro bellezza. Il sole splende nel
cielo azzurro e un vento fresco soffia sulle mie spalle. La temperatura è di
circa 18° e il vento volando sopra i ghiacciai mi porta profumo di neve. Uno
dei ghiacciai è enorme e da esso e da una possente cascata nasce l’Aleusjokk,
là, 10 km
più in là. Nella 2° valle l’Aleusjokk continua a serpeggiare sinuoso e
idilliaco ma fra dune di tundra giallognola. Quando ero bambino avevo un
plastico. Il plastico era una prateria con delle dune. Fra le dune serpeggiava
un fiume e intorno ci mettevo le tende dei sioux. Questa valle è come il
plastico: ampia; e le alpi scandinave intorno sono magiche, sono mostri di ere
remote che il presente non riesce a carpire; il presente non riesce a
cambiarle, ad addomesticarle; le alpi sono mostri maestose, titani severi e
gloriosi e il presente li teme e ha paura di accarezzarli; dopo 3 guadi a piedi
nudi inizio la salita verso Tjaktja. Dove raggiungo la deutsch di ieri e un
altro tedesco che ho conosciuto oggi. Ma un temporale sopraggiunge. È cosa poco
saggia sfidare la montagna quando è rabbuiata. Così mi accampo a 800 metri di altezza,
poco oltre la baita di tjaktja e a 1 h dal passo. Sono sopra un canyon e odo
l’eterna melodia che le 2 cascate suonano vicino a me. Siamo 4 tende accampate
e a 300 metri
c’è la baita piena di hikers. La mia anima è soddisfatta: sono nelle montagne
che sentivo dai campi dietro casa mia e che mi chiamavano dall’orizzonte
stellato. Dall’orizzonte boreale. Sono unito a esse. Loro me lo sussurrano: tu
devi stare qui. Io glielo sussurro: voi dovete essere mie. Ovunque mi volgo
vedo solo paradisi. Voto landscapes:12
D 18)
Che cos’è questo pianeta che mi circonda? Come si chiama questa landa di ignoto
sterminato? E questa valle d’infinito verde che accompagna il fiume selvaggio
verso meraviglie sfuocate dai km? 52
km all’interno delle terre selvagge. Le nubi nere
avvolgono il passo, 4 km
più a sud. La pioggia è forte e il vento potente. Io m’incammino verso
meridione. Il vento soffia da lì. Mi respinge e i miei quadricipiti devono
pompare un surplus di potenza animale. Raggiunti i 1150 metri di passo sono
immerso nella nebbia. Lo valico e scendo nella valle di Tjaktja. Dopo aver
visto Tjaktja uno può anche morire in pace. La mia anima non proverà rammarico
perché soddisfatta di aver visto la madre Terra così com’era quando il mondo
nacque. Dopo aver visto Tjaktja l’anima non aspira più a nulla. Tjaktja è il
paradiso selvaggio, è un fiume impetuoso e grosso che scorre eternamente libero
dagli argini bagnando la tundra intorno. Tjaktja è una valle sterminata dove
montagne lontane si affacciano splendendo un verde fascino inghermibile.
Tjaktja è una prateria di tundra che scivola concava e dolce dalle montagne
maestose fino al fiume meraviglioso. Tjaktja è il boato del fiume. Innumerevoli
cascate eruttano dal fianco ovest delle cime e sfociano nel fiume che corre
nello sterminato ignoto. Piove a dirotto e decido di accamparmi su una duna
pochi km oltre il passo e quindi di non rispettare il programma di viaggio
perchè voglio assolutamente fotografare Tjaktja da tutte le angolazioni che ho
scelto. C’è un branco di renne che pascola a 50 metri dal mio letto.
Tjaktja è indescrivibile. Io sono qui, in lei. Voto landscapes: 12
Ore
2.56 della notte boreale. Dormo 1h, poi mi sveglio. C’è qualcosa dentro di me
che non va. Una brutta sensazione. Fuori piove a dirotto. Il mio cakra passivo
continua a suonare l’allarme e non riesco a prendere sonno. Fa anche un fottuto
freddo. Fuori il cielo senza notte del circolo polare sta assumendo un
ancestrale luce buia. Ma fino agli inizi di agosto qui non scenderà l’oscurità.
Ho capito a cosa mi spinge il mio cakra. Rimetto tutto nello zaino, reindosso i
vestiti bagnati e imballo la tenda. E alle 23.00 parto per la baita di Salka. È
a 8 km da
qui. Marcio nella notte lappone. Sotto la bufera. La pioggia è copiosa e il
vento inizia a ululare. Il cielo che dovrebbe essere azzurro è ammantato da
lugubri nuvole nere e il paradiso selvaggio di Tjaktja brilla di ancestrali
colori oscuri e violacei. Vedo tutto, ogni muschio della tundra ma tutto è più
scuro. Così è la notte lappone. Con la bufera che la colora di tenebra.
Viaggio in un paradiso infernale. Anche le renne cavalcano in branco verso
Salka e spariscono dietro le dune primordiali. Poi il mio cakra ottiene
giustizia: il vento accellera a velocità impressionante e ulula cattivo tanto è
vero che la prima di queste superraffiche quasi mi spinge in terra. Mi fa fare 3 metri di forza mentre
sballottola la mia tenda nelle mie mani come fosse una bandiera. Solo sforzando
con le gambe riesco a mantenere l’equilibrio. Conosco questo vento, è uguale a
quello bulgaro quando ho rischiato di morire ai Sedemte ezero. Se fossi rimasto
accampato mi avrebbe piegato la tenda sulla faccia e gli avrebbe spezzato i
paletti. Il mio cakra mi ha salvato. Continuo a marciare nella favolosa valle
di Tjaktja, in una favola infernale. Le renne riappaiono e io le seguo mentre
le folate di vento superstrong si susseguono a intermittenza fischiando e
ululando e io mi oppongo girandomi e affrontandole dal davanti con il corpo
inclinato verso di esse. Sembra che ti stia per strappare da terra e
sollevarti nella notte, sotto la nera coltre di nubi che ha circondato tutto il
mondo intorno a me. Valicata la valle scendo di quota e mi ritrovo in un'altra
valle e qui il vento non riesce a giungere così forte. La nuova valle è
anch’essa meravigliosa, ampia e il fiume di Tjaktja scorre stupendo. Nella
notte lappone le montagne alla mia sinistra sono enormi perché mi sto
avvicinando ai picchi della Lapponia. Le Alpi scandinave vanno di poco oltre i 2.000 metri ma
emergendo di botto dalle valli tundrose sono ampie, massiccie e colossali agli
occhi. Fradicio arrivo a Salka alle 2.45, mi svesto dei fottuti abiti bagnati e
indosso il maglione di lana e i pantaloni pesanti della tuta e finalmente posso
addormentarmi.
L 19)
Che cos’è questa fiaba che mi circonda? Quando è stata scolpita questa valle? 72 km all’interno delle lande
selvagge. Salka è circondata da colossi-puffi. Puffi perché le montagne intorno
sembrano colossali case dei puffi; morfologicamente. Perché sono mastodontiche,
emergono dalla tundra e sono così vicine che sembra che posso toccarle
allungando il braccio. Sono colossali, larghe, ampie. Le Alpi scandinave sono
basse rispetto ad altre range mondiali ma sono così: maestose. Non me lo
ricordavo affatto questo tratto del Kungsleden che feci 4 anni fa. Marcio
ancora sotto la pioggia 2/3 del tragitto che mi separa da Singi. Il fiume
scorre incantato fra dune di tundra giallastra narrando la verità della Terra. La Terra è questa, è una
poesia, è un quadro che nessun pittore saprebbe dipingere, è una scultura che
un umano non può fare. I criminali che si sono incravattati vogliono ridurre la
poesia a una porcheria di scialbo vuoto ma in verità la Terra è questa. L’acqua del
fiume è di un azzurro incredibilmente bello. Sembra colorato con un pastello,
sembra un cartone animato. E pensare che gli adoratori del dio cash hanno
ridotto i nostri fiumi a un obrobrio. Anche il Lambro, il Seveso e l’Olona
prima erano così, o meglio quasi così perché i fiumi svedesi per ubicazione e
morfologia semplicemente sono i più belli d’Europa. Guarda in che posto di
merda mi hanno costretto a crescere quei merda che si sono incravattati e
quelle bastarde delle loro mogli che sono così stupide che non capiscono
neppure in che modo devono farsi i ditalini. Do un’ ultima occhiata a una delle
montagne-puffo perché sembra la versione subpolare e ridotta del Bromo
javanese. Poi scendo nella valle di Singi costellata di laghetti e dominata da
una colossale cima trapezoidale che emerge brutalmente dietro le dune tundrose.
Anche oggi ho beccato il mio amico scout. Le tipe che accompagna, belghe e
svedesi, sono quasi tutte belle. Sono accampato al bivio. Domani lascerò tutto
qui, nella tenda, e munito solo di fornellino e zainetto devierò per il
Kebnekaise, la cima più alta della nazione. Un a/r di 30 km . Per vedere una
montagna speciale fra montagne speciali. Sono certo che prima era un vulcano, è
davanti al Kebnekaise, è una favola. È Scandinava. 30 km , fanculo, sarà dura al
ritorno. Voto landscapes: 10
M 20)
Il vento soffia tutta la notte e mi sveglia almeno 10 volte. Il maglione di
lana non riesce a fermare i brividi di freddo. Sono le 10.30 quando parto.
Prendo il mio zaino e lo riempo con le bottiglie d’acqua, una scatola di
sardine al pomodoro e un grosso pezzo di cioccolato. Il cielo è nuvoloso ma non
piove. Rinforzo la tenda con dei massi e imbocco la deviazione per Nikkaluokta.
Dopo una breve salita di circa 40 minuti entro in un canyon. Le Alpi scandinave
qui sono dei mostri di roccia ambrata che cupi dominano la gola e i laghi in
essa. Diverse cascate scendono sfiorando le rocce delle montagne spettacolari.
La prima cima è una specie di piramide tagliata a metà ed emerge nera da un
ampia base di ghiaioni simili a quelli delle 3 cime di Lavaredo. Le seguenti
sono cupe e una ha la forma di un trono. Uscito dalla gola mi ritrovo in un
‘ampia valle erbosa e alla mia sinistra una montagna brilla di un verde
ancestrale. Ho fatto questa deviazione solo per lei. Si chiama Tuolpagorni. Ere
ed ere addietro era un vulcano perché la sommità è scavata da un arcaico, nero
cratere. Da qualsiasi prospettiva la si guardi è un delirio per gli occhi. È
remota, aliena ma di dolci, terrestri colori; è bellissima. Ma circa dal 12° km
essa emerge splendida e mastodontica e armoniosa dalla tundra selvaggia. È un
eden incantato e il Tuolpagorni ne è il campione che vi dimora. Nascosto dietro
le altre cime c’è il Kebnekaise, la vetta della Svezia. Non posso attentare
alle cime over 2.000 perché il cielo è coperto da nubi tempestose. Alla mia
destra invece c’è un’altra valle d’impareggiabile bellezza con il fiume
che scorre verso l’orizzonte ove sfiora un massiccio verde, trapezoidale e
inclinato; tipica, bellissima formazione di queste alpi nate con la terra
stessa. Alla baita di Kebenekaise fjallstation incontro ancora il capo degli
scouts e il suo gruppo. C’è una svedese bona, alta e tettona che mi vuole fare.
Compro il tonno e le sardine, caramelle e un tipo di crackers che fanno qui. Il
pane non lo compro perché costa 6 euro!! Al ritorno marcio sotto il diluvio e
il vento furioso tanto è vero che non posso mangiare e praticamente mi faccio 26 km a stomaco vuoto. Questo
tempaccio è implacabile e sembra voglia mettermi i bastoni fra le ruote. Piove,
piove, piove sempre. Sono 5 giorni che becco l’acqua. Ma al Sarek devo arrivare
e al Sarek arriverò. Può pure calare la nuova glaciazione, possono anticipare
il 21 dicembre 2012, possono tirarmi una bomba atomica, possono mettermi Pamela
Anderson dietro al culo che mi ripete: “Se torni indietro ti faccio fare una
settimana di sesso…” Che tanto io al Sarek voglio arrivare e là arriverò.
La cosa più fastidiosa è il marciare per 8 h con i piedi bagnati e io lo faccio
da 5 days. Stanco di brutto arrivo alle 20.14 alla mia dolce tenda che mi
aspetta nella valle di Singi, proprio a pochi metri dal Kungsleden. Il cielo si
apre, il sole splende, le alpi sono ancora più belle. La maggior parte degli
hikers e degli alpinisti da qui deviano verso il Tuolpagorni e concludono la
traversata del Kungsleden al Kebnekaise fjallstation. Io invece proseguirò a
sud, verso Kaitum e da domani i gruppi che incontrerò si ridurranno del 50%.
Fino ad ora incrociavo un gruppo ogni 30 minuti. Naturalmente le tipe che
trekkano sono tutte, ma tutte belle perché sono per il 60% svedesi; poi ci sono
i deutsch (tanti), i belgi, i finlandesi, i francesi e 1 spagnola. Anche la
spanish girl è carina ma le swedish e le deutsch sono proprio belle. Anche oggi
ho beccato un lemming. Beato e stremato mi corico e me la dormo alla grande. Ho
solo 1 preoccupazione: ho già fatto 400 pics!! E la mia digitale ne contiene
1500!! Fanculo, è meglio darsi una regolata! Voto landscapes: 11
M 21)
Adagiato sulla soffice tundra, immerso nella bianca taiga di birch, la cerniera
della mia tenda è una finestra sul lago incantato, che pacato, curva
nell’ignoto, selvaggio sterminato. 85 km all’interno delle lande selvagge, + 26 di
deviazione per un totale di 111
km di marcia sulle spalle e nelle gambe. Oggi mi sono
uscite le prime vesciche e in più la fase involutiva dei muscoli delle gambe è
cominciata. So che da domani sentirò tutti i km che ho già macinato, rallenterò
e quando mi sdraierò sentirò la fatica nelle ossa del femore e del bacino. Oggi
il cielo era nuvoloso ma non ha piovuto. Il vento ha asciugato le shoes e
finalmente ho potuto marciare senza la rottura di cazzo dei piedi bagnati. Mia
nonna muore stamane. Quando morì mio padre, 2 ore dopo feci 2 h di palestra.
Perché oltre ad essere un campione di tenacia io sono anche un campione di
forza caratteriale. Mia madre non me lo dice ma mi arriva un sms sul cellulare
da un mio amico. Così io so. E così marcerò anche oggi. Lascio Singi e viaggio
scendendo di quota con il fiume Kaitum. Le Alpi intorno sono scure e maestose e
il Kaitum è largo e verde smeraldo, di un verde più intenso di quello della
tundra intorno. Diversi isolotti costringono il fiume ad allargarsi in
splendide anse. Agli stop sono raggiunto o raggiungo per 3 volte un altro
amico deutsch con cui colloquio. C’è anche una nippon-girl che solitaria
prosegue verso Kaitum. Uscito dalla valle, il Kaitum si allarga in un vasto
altopiano, sotto nuovi picchi alpini che sembrano usciti dai libri fantasy. Poi
scendo ulteriormente di quota e dopo 6 giorni rientro nella taiga di betulle.
Qui, attraverso un ponte proprio dove il Kaitum ruggisce e cade in una
vorace, rapida cascata e furioso gorgoglia schiuma infilandosi dentro un basso
canyon roccioso. Il mio trekking si conclude qui, a poche decine di metri dalle
3 baite del Stf, su una duna tundrosa nella foresta bianca. Sotto di me
l’estuario del Kaitum scivola fra gli isolotti boscosi brillando topazio nel
lago Kaitumjaure. Il Kaitumjaure dimora limpido e incontaminato sotto una
montagna di cruda, aspra roccia ambrata. Il Kaitumjaure curva nelle terre
selvagge fino a lontani promontori di muschi e licheni. Beato nell’ego ma
dolorante ai piedi mi addormento lontano, lontanissimo dalla noiosa e scialba
civiltà umana. Noia, bruttezza estetica e vuoto: questi sono i 3 pilastri che
sorreggono le città degli umani, 82
km più in là, da dove sono giunto qui, nella bellezza,
nell’edonismo perenne e nell’ introspezione continua. E domani alla facciazza
dei devoti di Dolce&gabbana e delle Mercedes vado a conquistarmi l’ottavo
heaven. Bears liberi ovunque, impellicciate nella stanza che sta ammuffendo nell est, ve lo
auguro con tutto il cuore…… voto landscapes: 9
G 22)
Lungo e stretto, il lago Teusa dimora beato fra i rilievi ammantati di betulle.
La foresta scende fino a 5
metri dalla spiaggia sassosa. Il vento soffia forte e le
onde increspano l’azzurro del lago selvaggio. Non vi sono battelli che
transitano, ne città lungo la riva; solo la taiga, di bianche betulle. Così la
madre Terra lo partorì ere addietro, e così è il lago Teusa. 94 km all’interno delle lande
selvagge + 26 di deviazione, fanno 120 km di trekking. Mi sveglio e piove.
Fanculo! Fuori il lago Kaitum è sbiadito dalle nuvole bassissime e il cielo è
quel cielo che sembra debba rimanere grigio ancora per diversi giorni. Attendo
nella mia tenda un varco temporale, una pausa, anche di 10 minuti, per poter
asciugare la tenda prima di ripiegarla. Il break arriva alle 12.00 passate.
Scendo nella taiga e marcio di fianco ad uno dei tributari del
Kaitumjaure. Ogni passo è doloroso perché le vesciche si fanno sentire.
Fino a un ponte. Il fiume è grosso e impetuoso e scende con rapide furiose e
potenti anche di 1 metro .
Le più forti sono proprio sotto il ponte di metallo che dondola sulla schiuma
ribollente. I ponti svedesi sono ancorati con dei tiranti di cavo
metallico e non sono rigidi e i parapetti sono abbastanza larghi da fare
kayaking senza averlo pianificato. Qui incrocio il mio solito amico deutsch e
consulto la sua mappa. C’è anche una supertettona austriaca che sta mangiando.
Ha 2 tette enormi ed è carina. Salgo il pendio della nuova montagna e
ricomincia a piovere. Una pioggia fitta, fredda, deviata dal vento che soffia
cattivo contro di me. Il fato ha deciso proprio di rompermi i coglioni ma non
ha capito che al Sarek devo arrivare e là arriverò. Marcio in salita, senza
pause e pompo sangue mentre i quadricipiti soffrono. Sento tutta la potenza e
la sofferenza delle mie gambe mentre risalgo il pendio contro vento e sotto la
pioggia inclemente. Appena raggiunto il plateau….guarda caso…..il bastardo
fato…..smette di piovere. Su via, perché non fai nevicare, o magari una bella
frana, una glaciazione, un apocalisse, ma io te lo infilo nel culo perché là
devo andare e là andrò brutto figlio di puttana!! Sotto e dietro di me il
tributario del Kaitumjaure serpeggia idilliaco fra le spoglie montagne
tundrose. D’ora in poi tutte le marce saranno così: qui le Alpi scandinave
mutano e ogni mattina dovrò scalarle in salite di circa 2 ore, camminare per km
lungo i plateau disseminati di enormi blocchi di roccia errante e poi scendere
sull’altro lato dove mi aspetta un nuovo lago. Il Kungsleden si snoda lungo
questi massicci a plateau mentre le vette meravigliose delle alpi sono tutte
intorno, con tanto di deviazione per andare a raggiungerle. Così scendo al lago
Teusa. Le baite del Stf sono sulla spiaggia, davanti a una bella cascata. Devo
remare fino alla riva opposta ma il vento è forte e le onde spesse. Attendo sul
pianerottolo di una baita dove colloquio con un sacco di hikers: la big boob
austriaca, tanti deutsch, olandesi e ovviamente i padroni di casa.
Improvvisamente vedo una tipa nuda che raggiunge la riva e poi si butta nel
lago (io indosso un impermeabile, un maglione di lana e una t-shirt). La tipa
esce fuori quasi subito e io mi gusto il panorama. Ed eccone un’altra, poi
un'altra e una terza! Ma che cazzo è….? Uno dei germans: “Quella baita è la
sauna.”
Ahah!
Ecco perché! Infatti le 4 tipe sono completamente disinibite e indifferenti
alla nostra presenza. È la cultura della sauna. Tutte mi vedono che sono molto
interessato al loro landscape. Una di queste torna vestita e mi chiede: “Dormi
qui stanotte?”
Io:
“Sull’altra sponda.”
Poi
colloquiamo. Anche se mi vuole scopare io declino perché non è la mia tipa
ideale. Il vento peggiora così pago la gestrice del Stf e mi faccio traghettare
con il motoscafo: sarebbe impossibile remare. Con questo vento la navigazione è
simile a una giostra e io mi diverto alla grande. Alle 18.00 sono solo su
questa sponda del Teusalake. Tutti gli altri hiker sono di là. Mi denudo e mi faccio
il bagno. L’aria è fredda, il vento gelido, l’acqua ghiacciata; adoro resistere
nelle forze della natura. Il corpo entra in armonia con tutto l’habitat e lo
spirito gioisce. Uscito dall’acqua sosto sul molo coperto solo dall’asciugamano
intorno alla vita e mi faccio asciugare dal vento lappone. Dopo 9 giorni dormo
in una casa. Il 13 ho dormito a casa, il 14 sul treno e poi sempre nella mia
piccola tenda. È una hut, una baita, 100 metri oltre la spiaggia, appena dentro la
taiga. È 3 metri
per 3. e il soffitto è 2,5
metri . C’è una stufa, 2 panche e un tavolo. È free, non
gestita. Adesso distendo il sacco a pelo sulla panca di legno e me la dormo.
Sono 10 giorni che non faccio nessun tipo di sesso; durante le traversate
trattengo il seme e mi astengo da ogni tipo di sesso perché come dicono i
maestri buddisti colui che ha la tenacia e la forza pe resistere all’ impulso
sessuale diventa ancora più forte nel corpo e nel corpo astrale. Se proprio
devo interrompere l’astinenza lo farò con una che mi piace ma la tipa di prima
non rientra nei miei parametri di gradimento. La tettona austriaca ha il tipo.
Se io marciassi con una così diminuirei sicuramente i km giornalieri perché
almeno per 1,30-2 h me la scoperei e gli scoperei le tette. Fuori il vento
piega le betulle, per fortuna non sono in tenda. Domani alla stazione di Kebnats
c’è una sola cosa che mi manca della civiltà umana e che voglio fare: bermi una
lattina di coka ghiacciata. E poi proseguirò alla volta dell’eden supremo, del
mio sogno: il Sarek. La gestrice del Stf mi ha detto che pioverà fino a
domenica. Lei non si rende conto di cosa ha detto. Io ai cancelli primordiali
del Rapadalen mi fermo e ogni giorno salgo a Skierfe e mi fermo per ore, anche
sotto il diluvio, fino a quando non riuscirò a fotografare la valle del
Rapadalen. Ho tempo fino al 29 luglio. Io lo dico e lo faccio. Fino a quando
non avrò carpito con i miei occhi il luogo più affascinante del pianeta io non
me ne andrò. Ogni giorno io salgo a Skierfe. Il Sarek è mio e lo sarà. Voto
landscapes: 8
V 23)
110 km
all’interno delle lande selvagge + 26 di deviazione fanno 136 km di marcia. Il vento
ulula e piega le betulle. La sua forza è devastante. Solo uno che è qui può
capire quanto. Sono alberi adulti ma lui li piega a 45° come fuscelli. Se fossi
stato in tenda me l’avrebbe distrutta. A braccetto con il freddo mi sveglia 7
volte. Piove a dirotto. Sono le 10.40 quando parto per Saltoluokta. Devo
percorrere 16 km
prima delle 15.20. Sono passati 9 giorni da quando sono partito e di provviste
ne ho fatte fuori! Alla media di circa 400 etti al giorno. E il peso dello
zaino si sente. Proprio oggi devo essere sceso sotto un tot-limite perché sento
una mutazione nella mia potenza di spinta. Adesso avrò circa 21-22 kg . Io non sono un
fondista e con tutto quel peso mi limitavo a resistere e a sopportarlo e a
camminare appesantito come un bilico e quindi a velocità mediocre in salita e
discreta in piano e in discesa. Io sono un velocista e infatti sento i miei
muscoli utilizzare la loro potenza per salire i pendii e per accelerare sul
plateau. Marcio veloce e con una sola pausa raggiungo Saltoluokta ale 14.40.
Lungo il tragitto entro nello Stora sjofallet National park. È un plateau
bellissimo. La tundra è vasta come un mare in tempesta e intorno i picchi
spruzzati di neve emergono dietro l’orizzonte verde come onde schiumose che si
sollevano e poi si abbassano dietro orizzonti più lontani. Marcio duro mentre
il vento piega le betulle intorno a me e mentre nevica. Lungo il plateau
un'altra nevicata e 3 grandinate sono il quotidiano prezzo che devo pagare al
paradiso. Le vette delle alpi, qui sono state scolpite con lo scalpello
speciale che solo l’artista delle scandinave può usare. Arcaiche e
splendidamente bizzarre sbirciano da dietro il plateau come se fossero le
fronti e gli occhi di titanici giganti nascosti dietro l’altopiano. Sbirciano
me che vagabondo nel mare di tundra. Eh, si, non c’è niente da fare Himalaya e
Alpi, Carpazi e Rockies, rassegnatevi a competere per la medaglia d’argento
perché le alpi scandinave sono le muse più belle. Giunto quasi a destinazione
il cielo si apre e il sole splende. L’orizzonte è dipinto da lontani picchi
innevati. Uno è come un vulcano polare che erutta neve: il ghiacciaio è
colossale. Alla sua destra un'altra montagna è meravigliosa, trapezoidale e
rivestita di bianca neve. Ci sono 2 hikers che trasportano sulla schiena un
bimbo di circa 2 anni. Alle 14.40, dopo 9 giorni, rivedo un traliccio dell’elettricità
e una strada asfaltata. 9 giorni dopo ritorno nella civiltà umana; è una botta
mentale e un viaggio rivedere lo schifoso asfalto soprattutto perché su 9
giorni, 8 li ho passati nelle bufere e nei temporali. Questa statale è una
delle poche che penetra nelle foreste incontaminate della Lapponia.
Costeggia sporadici villaggi di 30-40 abitanti e termina a Ritsem dove inizia
il Padjelantaleden, il 3° sentiero da supertrekking della regione. Passa una
macchina ogni 5 minuti circa. E sembra che la taiga di conifere debba inghiottire
questa striscia grigia da un momento all’altro. Il Kungsleden sbuca sulla
strada di fianco a un rifugio Stf dove è un must comprarmi e scolarmi una
lattina di coka ghiacciata. Poi arriva il bus, carica me e altri 2 hikers e ci
porta a Saltoluokta, dove inizia la 2° sezione del Kungsleden. Lungo la strada
noto una montagna dalla forma perfettamente piramidale; impossibile che l’abbia
scolpita la natura…uhm……quà c’è qualcosa di fottutamente intrigante. Faccio l’ultimo
carico di provviste al Stf poi mi accampo 1 km dopo l’inizio del Kungsleden parte 2. Proprio
fra le conifere, sotto la taiga profumata. Mentre mi spacco un dolce svedese (palla
di cioccolato zuccherato) fucking good e le caramelle vedo una sagoma spuntare
dagli alberi. Il tipo, danese, ha 55 anni e fottuta troia sembra che me l’abbia
mandato il destino coscientemente…!!!
Lui:
“Vai a Kvikkjokk?”
Io:
“Al Sarek.”
Lui:
“Ah, good. Io ne sono appena uscito. Ho fatto 3 weeks fra Sarek e Padjelanta.”
Io:
“Ah, bene, allora mi devi spiegare un po’ di cose. Guarda non so se conosci
questa zona ma io la prossima volta farò questo tratto.”
Lui:
“Perché non quest anno? Sarek is the best.”
Io:
“Ho degli obbiettivi già predisposti , non ho tempo per the best.”
Lui:
“E quando lo farai?”
Io:
“Ah, vedi… è una lunga storia…comunque estate 2012.”
Lui
scrolla le spalle e mi dice: “Ah, ok. Io ci sono stato 12 volte nel Sarek.”
Io:
“Fottuta troia, 12 volte!?”
Incredibile
il destino. La maggior parte degli hiker che stanno transitando vanno ad Abisko
ma sono pochi quelli che deviano nel Sarek e questo tipo c’è stato 12
volte!......Ed è spuntato dalla foresta!! Fra milioni di alberi si è accampato
proprio a 50 metri
dai miei 2 sempreverdi!! Mi spiega che non ci sono ponti e se un fiume
s’ingrossa si rischia di aspettare anche 3 giorni prima di poterlo guadare. E
altri dettagli tecnici della più selvaggia regione d’Europa. L’unico difetto è
che ha simpatia per i sami.
Lui:
“Le renne sono loro.”
Io:
“No, no. Questo è un concetto che si è inventato l’uomo per arrogarsi diritti
che non esistono e che sono solo arbitrarie prepotenze. Le renne appartengono
solo a sé stesse. E la grande madre, la Terra , ha sentenziato dall’eternità che i lupi le
devono uccidere.”
Lui:
“I sami sono un popolo molto interessante.”
Io:
“Non c'e' nessuna differenza fra quello che fanno i sami ai lupi e quelli che nel 70 in Argentina buttavano i ragazzini dall' aereoplano. I sami uccidono per i cash e quelli la uccidevano per il potere. Uguali al 100%.”
Lui:
“Ma dici cose orribili.”
Io:
“Orribili?! Loro vivono uccidendo arbitrariamente, massacrano i lupi e io dico
cose orribili? Eh, beh, è matematico, loro non sanno vivere con gli altri figli
della terra quindi sono loro orribili. I mostri vanno puniti con delle leggi severe se no dilagano come una malattia. Eh, è così.”
Poi
mi dice che hanno dei luoghi di culto come una montagna piramidale.
Io:
“L’ho vista dal bus!”
Lui:
“Si, quella.”
Uhm,
la natura non può averla disegnata così, ne i sami o altri uomini; e i sami la
reputano luogo sacro. Uhm, funny! C’è solo una soluzione alla risposta: dicono
i testi sacri: sono luoghi di culto quei siti ove i sacerdoti incontrano o
colloquiano con gli dei. Credo di aver capito di quali dei stiano parlando i
sami. Voto landscapes: 9
S 24)
Il sole splende e picchia caldo sulle mie braccia e sulle mie gambe. Dopo 8
giorni le nuvole grigie se ne sono andate e il vento tremendo si è spento. È
estate nella Lapponia svedese. Marcio e sudo. Siamo rimasti in pochi sul
secondo tratto del Kungsleden. Appena 5 gruppi fra incrociati e quelli che mi
hanno superato durante la sosta. 119
km all’interno delle lande selvagge (+ 26, tot 145.)
Salgo sul nuovo plateau. Qui, 100 e passa km più a sud, la tundra non è
colorata di giallo-bianco e violetto. Qui è verde e da lontano potrebbe essere
scambiata per una prateria. Marcio nella tundra sterminata e disseminata di
enormi blocchi di massi muschiosi. Sono sopra un basso canyon. Un fiume scorre
fra la stretta taiga che circonda la sua riva. Pochi metri più lontano la
tundra ammanta piccoli plateau e dune dai morbidi profili in stile Mongolia.
Sopra le dune, la bassa flora subpolare, tappezza degli ampi declivi. Alla
sommità di questi, si sollevano verticali, buie e annerite le palestre nude
delle Alpi scandinave. Raggiungo la baita free che c’è a metà strada. Essendo
in anticipo sul programma, invece di spararmi tutti i 20 km , oggi ne faccio solo 9,
fino a qui, davanti alle verdi Khongoryn else europee. Come al solito mi faccio
il bagno nel fiume gelato e mi asciugo al tepore dell’estate lappone. Oggi la
temperatura supera i 20°. Alla sera mangio le meatballs svedesi. Ogni country
ha la sua versione di polpette. Ne ho mangiate almeno 5 versioni: bulgare,
malesi, italiane, svedesi, olandesi. Queste swedish sono impastate con le
patate e l’aglio. Good. Intorno a me non vi è alcun rumore eccetto lo scorrere
eterno del fiume. Ovunque mi giro vedo solo la tundra e le alpi scandinave.
Voto landscapes: 9
D 25)
– 13 km
al paradiso più affascinante del mondo. -24 ore al luogo più incantato del
pianeta. 130 km
all’interno delle lande selvagge (156 totali). Un lago, un pendio e un plateau
mi separano dal Sarek. Dalla valle più affascinante del mondo. Le montagne più
magiche della Terra. Il mio sogno. Il mio sogno che mi chiama da sempre quando
osservo l’orizzonte settentrionale dai campi coltivati dietro casa mia. Il mio
sogno che domani andrò a riprendermi. Accampato sulle rive del 3° lago ho per
compagnia i gabbiani che mi ricordano il mare. Vengono dall’Oceano Atlantico,
dai fiordi norvegesi, 100 km
più a occidente. Hanno volato dalle coste impareggiabili della norvegia
per venire fin qui. Loro, i gabbiani, il Sarek l’hanno già visto dall’alto,
tutto. Beati loro. Ci sono 2 francesi accampati vicino a me e domani solcheremo
assieme le acque del lago. Sarò io a remare per i 4 km che ci separano dal
Kungsleden del Nunjes plateau. 4 anni fa ci misi 45 minuti. Il cielo è azzurro
e cosparso di decine di nuvole bianche e spumose. Stanotte un cornuto è entrato
nella hut e ha russato per 3 ore. Sono dovuto uscire e montare la tenda per
poter dormire. Poi mi sono sparato i noodles versione japanese. La marcia di 11 km si è sviluppata di
fianco al canyon di dune del fiume e poi sono salito fino al top point del
plateau. La nuvole bianche e splendenti erano così basse che sfioravano la
tundra dell’orizzonte. Iniziata la discesa sono sceso verso la taiga che
circonda il 3° lago. Un lago bello e formato da tanti golfi. Sull’altra sponda
del lago ci sono i plateau bassi e dietro le alpi innevate del Sarek.
Dalla spiaggia di betulle si vede un ancestrale parete rocciosa che sporge sul
lago e sembra un cancello primordiale. Anche oggi gli svedesi si sono incuriositi:
“What’s you carry on?”
Io:
“Eh, sotto il braccio, a mo di scudo, quella che vedi è una tenda.”
La
conquista, il sogno e la vittoria sono vicini. Voto landscapes: 8
L 26)
Che cos’è questa magia selvaggia e violenta che mi cinge? In quale era sono
arrivato? 143 km
all’interno delle lande selvagge (+26 di deviazione + 12 di deviazione a
Skierfe per un totale di 181
km ). Ore 18.46: mi affaccio dalla punta di Skierfe; là, 500 metri più sotto, c’è
un burrone immenso e speciale. Il delta del Rapadalen, il fiume più bello del
mondo, serpeggia blu intenso fra le paludi verde chiaro. A ovest i rami
del Rapadalen aggirano il cancello primordiale del monte Nammasj e dilagano
sotto di me, fra le paludi, in uno spettacolo indescrivibile. Il Nammasj è una
delle montagne più basse che abbia mai visto. Il pianeta Terra lo erutta dalle
sue viscere e lo lascia lì, isolato, fra la valle più afascinante del mondo e
la palude più bella del pianeta. Intorno, le Alpi Scandinave splendono di
ghiaccio e neve. Il Nammasj è il bastione primordiale che separa i paradisi
selvaggi di questa landa benedetta dalla bellezza dal luogo più affascinante del
mondo. Il Nammasj è magico e l’alone di un antico incantesimo aleggia sulla sua
roccia e guardarlo è uno sballo continuo. Il Nammasj è arcaico e remoto come la
terra stessa e probabilmente fu uno dei suoi figli primogeniti. Oltre il gate
del Nammasj il Rapadalen scorre nella taiga fra le alpi nella valle più bella
del pianeta. Ogni albero, ogni filo d’erba, ogni muschio, ogni goccia d’acqua,
ogni roccia emana un fascino primordiale e magico che si solleva
nell’aria e questa cappa magica non riesce a volare via. Rimane sospesa pochi
metri sopra la valle ma l’aria e il vento non riescono a spostarla. La magia
rimane lì, tutta sopra la valle, la magia ha uno spessore e una forma ma noi
umani non possiamo definirla né vederla. Possiamo solo guardarla e sentirla. È
uno sballo nello sballo guardare l’ampia valle del Rapadalen. Tutto il mondo
intorno è silenzioso come se anche il mondo tacesse per guardare il Sarek.
Questa
mattina mi sveglio tardi e i francesi decidono di andare con il motoscafo del
sami di merda. Salpo da solo con la peggior barca a remi del lago. Remo per 4 km nel lago immerso nella
foresta. Impiego più di 1 h a causa della mia tecnica scarsa. Sull’altra
sponda, mentre mangio la polenta ai funghi, arrivano 2 finlandesi. La tipa,
figa e bionda, mi dice: “Arriviamo da Skierfe. Il Sarek è uno dei 5
luoghi più belli che ho mai visto.”
Già
ieri e l’altro ieri 2 tipi mi avevano detto: “Sarek is the best.”
Oggi
il gestore del Stf mi dice: “La valle del Rapadalen è magica.”
Allora
non è solo una mia passione personale. La salita al plateau è dura. Il plateau
è disseminato da miriadi di sassi e massi. Tutti macchiati dal muschio giallo.
Sono di tutte le dimensioni, da sassi che puoi lanciare con una mano a blocchi
mastodontici. La remata si fa sentire ma alla deviazione per Skierfe, pensando
al cielo nuvoloso e minaccioso, decido di lasciare lo zaino e la tenda e di
salira sulla punta del promontorio ancestrale oggi stesso. Skierfe è
bellissima. Spunta dall’orizzonte del plateau e ha un inclinazione
impressionante. All’inizio del trail un hiker pensa: “Ma devo salire lassù?”
Impiego
2 h per affacciarmi sul balcone più selvaggio d’Europa. E dopo aver scattato le
pics, come in una fiaba o come nel tempo di recupero di una finale, tac,
goccia, tac, piove. Infame destino ti ho fottuto. Il mio sogno è carpito. Il Sarek
è mio. Mission accomplishied. È la landa che mi chiama ogni volta che 3000 km più a sud, sulla
mia terra devastata dalla schifezza cala il tramonto e io osservo il cielo
boreale. E adesso sono qui. Fradicio torno giù incontrando un branco di renne
composto da decine di esemplari. Ora inizia la marcia per tornare nella civiltà
umana. Il sarek è là, lontano e sperduto anni-luce dallo schifoso vuoto e dalla
noiosa bruttezza che alberga nei cuori dei devoti del dio-denaro, i distruttori
della bellezza, i parassiti della Terra. Loro e le loro mogli orripilanti,
grandissime devote del vuoto e dell’invidia, sono lontani, abomini e figli
indesiderati della natura, l’opposto di codesto splendore. Voto
landscapes: 12
M 27)
Piove a dirotto. Dopo una breve passeggiata raggiungo il molo in riva al lago
Laitaure. Il Nammasj traspare dietro una coltre di nebbia. Skierfe invece è
nascosto. Salpo da solo. Remare sotto la pioggia battente è una figata. L’acqua
verde-smeraldo del lago sembra una patina solida color pastello su cui la
pioggia rimbalza. Non vi sono spiagge intorno al lago Laitaure. Le rive sono
ammantate dalla taiga di conifere. La foresta si erge bellissima e surreale
nella pioggia inclemente. Impiego circa 1 ora per i 3 km che mi separano
dall’altra sponda. Entro nella piccola baia proprio quando la pioggia si
affievolisce. L’acqua è verde intenso, di un verde diverso da quello degli
alberi infiniti. Gli alberi sono di diverse altezze. Le conifere più alte sono
distanti fra loro e in mezzo si vede il cielo che non riesce a essere più vasto
della taiga. La baia è remota e graziosa. Che i lupi possano tornare e
dimorarci per sempre. Mi faccio il bagno e poi mi accampo. Siccome ozierei
tutto il giorno il destino vede e provvede a farmi divertire mandandomi non un
orso, non una lince come avrei voluto ma bensì una femmina delle stirpi
civilizzate degli umani e così mi tocca fungere da maestro delle elementari per
fargli capire che le menzogne delle femmine-vipera, soprattutto se laureate e
scienziate, con me non attaccano.
Lei:
“E’ vero che i felini si accoppiano più di 30 volte al giorno quando sono in
calore?”
Io:
“Circa 35- 40. Le panthere e i gatti hanno tanta, tanta lussuria.”
Lei:
“Ma scusa, ma la femmina non rimane in cinta già dopo la prima
copulazione?”
Io:
“Certo. Vedi agli animali di preservare la specie non gliene frega un cazzo
perché un animale non è né un filosofo né un rincoglionito. Un animale è un
animale proprio perché il suo ego è totalmente primario e basilare. Ci sono
tanti etologi e cosiddetti scienziati che studiano senza capirci un cazzo. E
gli danno pure la laurea a questi….la verità è che i gatti e le panthere si
accoppiano 40 volte al giorno per circa 7 giorni solo ed esclusivamente per il
piacere sessuale fine a se stesso. È sempre la femmina che provoca il maschio
secernendo liquidi erotici, si, si proprio così: erotici! E il maschio se la
gode e la fa godere. Lo sai che le leonesse in alcuni casi pretendono che il
leone gli lecchi il fianco durante l’amplesso? Perché? È come chiedere perché
certe donne vogliono che gli si tocchi il seno durante il sex. Perché per
la leonessa quella è zona erogena. E se il leone non lo fa può anche
interrompere il rapporto. In poche parole lo ricatta.”
Lei:
“Ma le leonesse si arrabbiano appena finita la copulazione.”
Io:
“Certo. Se la leonessa facesse vedere al leone quanto ha voglia e quanto
desidera il sex si metterebbe in una posizione ancor più subordinata rispetto a
lui e quindi finge che non vuole più per coprire astutamente la sua reale
“ninfomania settimanale”. E poi dopo poco infatti lei gli chiede ancora sex.”
Terminata
la lezione la tipa mi stuzzica e quindi è necessario litigare e impartire la
lezione 2 alla civilizzata.
Lei:
“L’ orgasmo femminile (si riferisce a quello delle umane) è un errore
evolutivo.”
Io
scoppio a ridere e mi faccio spiegare chi è il mongorincoglionito che ha detto
una simile idiozia. Lei sostiene che è una scienziata la rincoplastica di
turno. E te pareva.
Io:
“Innanzi tutto non esiste nessuna evoluzione perché Darwin non ha mai enunciato
cose serie ma solo fantasie. Si, si, si: l’evoluzione è una chimera. Secondo,
la natura è perfetta e alle donne ha dato anche il clitoride che è
finalizzato (caso unico nell’universo…) solo ed esclusivamente per il piacere.
L’orgasmo femminile che non ha nulla di magico ne metafisico ( la tipa si
incazza) è eterno come è eterno il sapore dell’acqua e il pene nell’uomo. No,
ma guarda che io sono veramente preoccupato per voi. Perché siete in balia di
rincoglioniti/e che si ergono a guru. No, ma guarda che vi stanno portando
verso il nichilismo e l’ignoranza più totale.”
Lei:
“Si, ma tu chi sei per discutere loro?”
Io:
“Discutere? Io non li discuto, io li cestino direttamente. Perché io, io sono
l’intelligente e loro gli stupidi colti. Quando io dico a è a , quando loro
dicono a è y, z, f, etc.”
Nella
fase 3 della lezione devo semplicemente dalle elementari scendere
al livello asilo perché entrano in gioco le ridicole menzogne delle
donne-vipera. Chi sono le donne-vipera? Una percentuale consistente di donne
che invidiano patologicamente il maschio e cercano di denigrarlo con stupidissime
bugie sulla sfera sessuale:
io: “Il
sesso è essenza e nasce e muore dalla bellezza del viso e dalle curve del corpo
sia maschile che femminile; tutto il resto non è sesso ma solo fisse della
mente che miscelano le curve con altre cose sporcando il sesso e rendendolo
ridicolo. Possedere il viso della propria partner è sesso, è fuoco, è lussuria,
è potenza. L’essenza è eterna e immutabile e tecnica, mai mentale. Due tipi di
persone parlano di cose “mentali”: gli stupidi e gli ipocriti. Essendo che io
sono un narciso posso sapere perfettamente al di là delle evidenti deduzioni
traibili dalla realtà e dalle stupidissime, perfide e ingenue menzogne delle
femmine-vipera com’è la mia sensualità maschile. La so anche se non sono bisex.
Io mi eccito possedendo il corpo della mia partner con il mio corpo. La cosa
più sexy è ovviamente il mio cazzo, poi i miei pettorali e poi le mie spalle.
Il mio cazzo, i miei pettorali e le mie spalle, unite alla consapevolezza della
mia bellezza generano un effetto di piacere che è tecnica pura, di mentale non
c’è niente. Posso definirla con aggettivi anarchici questo mix di piacere: la
forma dei miei pettorali, delle mie spalle e la potenza del mio cazzo mi danno
caluria, un sublime piacere molto terreno. Quando la mia partner mi accarezza i
pettorali o le spalle questa caluria aumenta ed è anche per questo che adoro
fare sesso con le thai, le Myanmar etc, ed è sempre per questo che invece è
molto facile che io interrompa il rapporto con …boh come si possono
chiamare…femmine no di certo…boh, diciamo tipe di stirpi indesiderabili
patologicamente invidiose della bellezza maschile e grandissime devote della
loro debolezza, il vuoto generato dall’adorazione della divinità denaro. Io
smetto e la sbatto fuori dalla mia stanza. Più uno si allontana
dall’essenza delle cose e più va a fallire. È come 1+1 , non si scappa, è
matematica. È per questo che i sadomaso scopano tutti con il cazzo molle,
perché invece di pensare alla bellezza pensano a stronzate generate dalla loro
natura condannata dalla divinità invincibile: la natura selvaggia. Quando
uno/una va in fissa e vuole per forza di cose auto-ingannarsi e mescola il sex
con il carattere, potere, abilità etc inevitabilmente va a indebolirsi
sessualmente e sporca il sesso in maniera ridicola. Il castigo della natura
selvaggia cala allora inesorabile perché è solo la bellezza e la sensualità
delle forme a essere sesso. Posso paragonarlo a uno che mangiando le lasagne si
fissa sul gusto di questo cibo: è così che si fa. Se uno invece si fissa sul
gusto del cucchiaio è un grandissimo coglione e il suo piacere verrà meno. Il
mischiare il sesso con l’amore invece è una cosa che sinceramente a me non
interessa. Essendo l’amore un sentimento astrale mischiarlo con qualcosa di
così terreno come il sesso è per me motivo di grandissima indifferenza. Ci sono
scienziati e scienziate (ovviamente l’invidia è nata con loro…) che studiano e
fanno ridicoli esperimenti non capendoci un cazzo. Vogliono distruggere
l’essenza maschile perché così è l’invidia, una patetica porcheria che porta
solo al fallimento. Nonostante le ridicole menzogne delle donne-vipera la
verità è che le donne sono per lo più ninfomani e si eccitano
immediatamente con il nudo e con le curve maschili perchè così è il sesso
e tutto il resto è una stronzata (95%) o un ego non completato dalle forze
cosmiche (quindi un errore, sfigati genetici (5%)): per esempio c’è un mio
amico che non prova niente quando vede le gambe di una donna ma si eccita
guardandogli le mani e la schiena!..... Il sesso non è generato dalla natura
per riprodursi come pensano i rincoglioniti laureati ma bensì è fine a sé
stesso ed eterno come un il gusto di un arancia è fine a sé. È dall’eternità
che è così perché noi siamo eterni e l’essenza è immutabile. E per natura tutte
l’essenze sono nate per essere soddisfatte. Infatti i mongolici hanno il pene
adatto alla vagina mongolica, i neri a quella nilotica, i leoni a quella delle
leonesse. E le donne umane sono nate per godere del cazzo e dei muscoli e i
maschi per godere della pussy e delle curve femminili. Così è. Un laureato che
dice che femmine e maschi sono incompatibili è solo una babbazza che vuole
fregare senza riuscirci, che vuole mentire senza abilità: è una storta. La
verità è che la compatibilità è perfetta e poi la donna è libera di mentire
atteggiandosi in ridicoli comportamenti impropri oppure di fare la femmina e manifestare
la sua passione per il cazzo. E le fantasie darwiniane sono solo
carta sprecata. Ovviamente sono più che altro le femmina-vipera che spingono
per affermare la loro stupidissima menzogna perché è da quando sono nate che
vorrebbero ciò che la natura non gli ha dato: un corpo maschile. E perché un
essere devoto al dio denaro è un essere vuoto, un essere che non è un cazzo, un
abominio, in poche parole le forze patetiche di un male poco serio. Perché i
veri demoni non negano l’essenza delle cose, anzi, ci sguazzano come squali…..e
anche le vere demonesse.
Lei
mi accusa di maschilismo (accusa impropria ) e di materialismo
(
senti da quale pulpito viene l’accusa….) .
M 28)
Il sole splende e picchia. 197
km di marcia totale ( 190 trekking + 7 rowing). Sono a 29 km dalla civiltà umana.
Sono a 2 giorni di cammino dal ritorno alla civiltà organizzata. Gli ultimi 2
giorni nelle terre selvagge. Ho appena salito l’ultimo duro pendio e mi sono
accampato nella taiga di betulle. Non mi manca nulla delle città eccezion fatta
per i buoni ristoranti e per il calcio. Semmai inizio già a provare nostalgia
verso questo paradiso sterminato che dovrò lasciare. L’ho vissuto appieno. Ho
sentito la sua forza implacabile e spietata: 8 giorni sotto la pioggia, 1 nella
bufera, 1 sotto le nevicate, 1 sotto le grandinate, decine di guadi e bagni
nell’acqua gelata. Il mio amore per questa terra è sterminato come la taiga
siberiana e profondo come la fossa delle Marianne. Stamane dopo aver salutato
la civilizzata sono risalito sulla barca e ho remato per qualche centinaio di
metri oltre la baia per immortalare il Nammasj dalla prospettiva della linea
d’acqua. Poi ho marciato per 12
km . Appena finita la salito ho lasciato lo zaino e la
tenda e ho deviato nella tundra per circa 500 metri fino a un promontorio:
da lì si vedeva il Nammasj dalla visuale meridionale e le 2 montagne di fianco
che lasciavano un pertugio per la valle incantata del Rapadalen, la valle più
affascinante del mondo. Poi ho camminato sopra due laghi collegati da un fiume
che serpeggia nella taiga. I 2 laghi sono selvaggi e la taiga scende fino alle
sottili spiagge incontaminate. Non vi sono, case, villaggi, strade, cavi
dell’elettricità, no. Solo la natura. Solo la bellezza. Il più piccolo dei due
laghi ha una forma irregolare ed è pieno di golfetti; l’altro è enorme ed è uno
di quelli che bisogna disegnare sulle cartine geografiche. È grosso e largo
tipo il lago Lario. Ultimi squarci di un eden che devo lasciare. La terza cosa
che mi manca della città è la mia gatta. Mentre un cane vede le carezze
esclusivamente come un gesto d’affetto, un gatto è molto più sofisticato. Un
gatto (e anche i panterini) gode del piacere della carezza fine a sé
stessa quindi più lo accarezzi bene più lui prova piacere e fa le fusa. Poi se
gli vuoi anche bene lo sente ( perché gli animali sono ipersensibili e sentono
i sentimenti altrui. Solo i 3 più forti dei sentimenti: amore, odio e paura;
anche questa è una verità che i laureati chiamati scienziati non conoscono….) e
ricambia il tuo sentimento con la spontaneità e la veridicità che solo un
animale può dare. La mia gatta si solleva e mi picchia la fronte sulla mia e la
striscia. Poi si accoccola fra le mie braccia. A volte vuole persino che chiudo
il palmo sulla sua guancia. Lei mette la testa nella mia mano e si addormenta
così. Lo strisciare della fronte l’ho visto fare anche alle tigri. Ci sono
persone che chiedono ai rincoglioniti laureati di provargli scientificamente
che gli animali hanno sentimenti. Li metto allo stesso livello di quelli che si
chiedono se il nudo maschile ecciti o meno. Sarà bene che la grande madre e il
grande padre intervengano per porre fine al dilagare degli abomini umani,
soprattutto quelli femminili di abomini. I felini e i panterini antepongono
sempre il loro ego a tutto, sono narcisi, vanesi, passionali, cinici, crudeli e
capaci di grande amicizia. Sono creature stupende e bellissime anche in quelle
qualità che il punto di vista umano reputerebbe malvage. Ma l’unica cosa che
c’è di veramente malvagio è l’invidia che la razza umana nutre verso il
prossimo e che si manifesta col desiderio di ricchezza e di potere. E poi
concretamente con la distruzione del pianeta. Solo gli umani possono essere
considerati buoni o cattivi. Gli animali sono essenza pura, gli animali sono.
Punto. E le leggi cosmiche pretendono che vengano rispettati. La verga della
natura calerà inesorabile su chi perseguita gli animali. I veri saggi sanno
questa verità. Voto landscpes: 9
G 29)
Sono accampato in riva all’ultimo lago. Sono sotto la taiga di conifere. Non ci
sono spiagge perché gli alberi crescono fino alla riva. Ci sono solo un paio di
spiazzi tundrosi, piccoli, circa 2 metri x 2. Io sono qui, proprio sulla
punta del lago, a 13 km
dalla civiltà umana e a 1 giorno di cammino dal mio ritorno in essa. 208 km di marcia totale.
Oggi ho trekkato praticamente sempre sotto la taiga. Dall’ultimo pendio
tundroso si vedeva la linea divisoria fra la taiga di betulle e quella di
conifere. Ieri notte c’era un animale che faceva casino con gli orli della
tenda. Uscito ho scoperto che era un grosso lemming. Oggi ho incrociato 4
gruppi e una hiker solitaria. Questa era una cinese (!!!) con le tettone
siliconate. Avrà avuto una sesta. A pochi metri da me c’è il punto in cui il
lago sgorga in un fiume. Quindi è come vedere un normale estuario solo che la
corrente va al contrario. Il lago è lungo quasi 5 km e intorno a lui la taiga
bacia l’orizzonte azzurro. Voto landscapes: 7
V 30)
Ore 15.36: sotto la pioggia scendo l’ultima scarpata. Sotto la pioggia
raggiungo il cartello Kungsleden-Parte 24 km ; la fine della sezione settentrionale del
sentiero da trekking più bello d’Europa. Il cielo è cupo e nuvoloso ma io vengo
da quel cielo, 197 km
più a nord. 16 giorni fà partii da Abisko. Fradicio, percorro poche centinaia
di metri lungo lo sterrato e poi esco dalla foresta e 16 giorni dopo mi ritrovo
in un villaggio, nella civiltà umana. Questo villaggio si chiama Kvikkjokk ed è
composto da circa 30 case. Il pulmann che viene da est funge anche da postino,
da porta-spesa e da rifornitore per l’unico negozietto del paese. Da questo
piccolo villaggio immerso nella taiga lappone passano il Kungsleden, il Nordkalottleden
(uno dei path più lunghi d’Europa) e comincia il Padjelantaleden che vira verso
occidente attraverso paradisi a me sconosciuti ma che mi hanno narrato. La
prima cosa che faccio è scolarmi una Coca-cola fredda e mangiarmi un gelato.
Poi vado alla ricerca di un tipo che 4 anni fa mi aveva affittato una stanzetta
per soli 10 euro. Kvikkjokk è un villaggio nella foresta ma la sua casa è
proprio immersa negli alberi, in una via a destra dello stradone principale e
il tipo mi era venuto a beccare con una bicicletta sgangherata. Uhm…c’è solo
una via adiacente, la casa dev’essere quella…uhm….c’è pure la bicicletta. Entro
nel giardino e busso. Esce una tipa allarmata.
Io: “Have you a bed to rent me?”
La
tipa si rilassa, inizia a capire: “Vieni dalle montagne?”
Io:
“Già.”
Lei:
“C’è l’ostello e il campeggio.”
Io:
“Voi avete dei prezzi migliori.”
Lei:
“Mah…sei italiano?”
Ah,
bene! Vedi che si ricorda!
Lei:
“Aspetta qua che vado a chiamarti un tipo che ha un cottage d’affittarti, 150
kr vanno bene?”
“Ok.”
Il
tipo arriva, è proprio lui, me lo ricordo, Bjorn.
Lui:
“Eri seduto al molo e io passavo in bicicletta.”
Bene,
bene, si ricorda. E come 4 anni fa ripete dei vocaboli in inglese e poi in
italiano. Alla fine potrebbe benissimo parlare italiano. Conosce rapido,
fiume, orso, va bene, cascata, andiamo, trota, salmone, sole e mi sa che lo sa
proprio. Mi fa salire su un motoscafo e mi traghetta sull’altra riva del fiume,
in un prato con segnaletica turistica e 2 baracche di legno.
Lui:
“Lì sotto c’è una fossa comune, lì invece c’era una silver mine nel 1600.”
Io:
“Seppellivano i minatori?”
Lui:
“Già.”
La
sua casetta è piccolina, antica e gradevolmente essenziale. È circondata da un
prato, dalle rapide possenti e dalla taiga. Mi cucino la polenta ai funghi
sulla stufa. Stamane, sui 13
km finali del Kungsleden, ero sempre sotto la foresta e
il trail era totalmente composto da massi appuntiti che fuoriuscivano
irregolarmente dal terreno; pochi sprazzi di terra, radici e pozzanghere:
impossibile marciare veloce e dovevo misurare ogni passo per non scivolare. La
natura è dura. Lungo il path ho incrociato la carcassa ancora pelosa ma in
decomposizione di un cervide. Deve essere stata una lince dai dettagli. Ho
anche incontrato due hikers neozelandesi. Ore 15.36: ho vinto, ho conquistato i
paradisi del Kungslden, 221
km di paradisi. Un’ altra tacca nella mia collezione. 221 km di marcia totale (214
di trekking + 7 di rowing).
S 31)
Arrivo a Jokkmokk alle 11.00. La radio è una delle cose che mi danno più
fastidio del ritorno nella civiltà umana. Nella natura selvaggia ogni suono è
potente e appagante, persino il silenzio. Ero beato nell’essenza e un giorno me
ne andrò per sempre dalla civiltà degli umani. Gli umani non hanno niente da
dirmi e tanto meno da darmi, soprattutto gli umani che vivono a sud del Danubio
e a ovest del Reno. Nella civiltà degli umani solo i gatti hanno qualcosa che
voglio. Sorpresa, il prossimo bus è alle 17.05!!....Fanculo. Dopo 221 km sotto la pioggia e le
intemperie una belva del caos annoiata cosa fa? Va a cercare una gym. La trovo
subito ma apre alle 18.00. Vado al supermercato, ai burgherari e ai ristoranti
per controllare i prezzi e strutturare una strategia per mangiare bene,
curiosare nelle ricette svedesi e spendere relativamente poco. In Svezia, 3°
nazione più cara d’Europa, si può spendere poco, basta usare il cervello. Mi
prendo subito 2 ciambelle donuts ricoperte con creme differenti. Anche qui
hanno lo squisito latte alla frutta.: alla fragola, alla banana, vaniglia,
cioccolato…..è buono ma il migliore è quello olandese. Dopo aver cazzeggiato e
conosciuto una cameriera thai parto per Gallivare e arrivo nella capitale della
Lapponia verso le 18.00. Ricordando 4 anni fa, salgo il ponte pedonale e
raggiungo i bungalow-camping dietro la stazione: africani, pakistani, islamici
di ogni country e nientepopodimeno che zingari rom!! Uaoh, solo un deficiente
potrebbe accamparsi qua. Un tipo mi dice: “Era un campeggio, adesso è un campo
immigrati.”
Per
fortuna non mi rapinano e così mi dileguo velocemente e trovo il campeggio
vero, a 1 km
di distanza. Studio la migliore posizione tattica per la mia tenda perché i
cornuti affiliati ad Al qaeda e alle gilde dei simpatici monelli dei bronx di Bucuresti
potrebbero arrivare e trovarci da un momento all’altro. Alla sera mi sparo un
ottimo kebab con tabasco e patatine fritte da un libanese. Non è il kebab nel
panino o nel roll, è il kebab nel classico piatto ovale, un piatto grosso,
zeppo di carne, grosse e gustose patatine, un peperoncino e poca insalata: 9
euro! Così si ragiona. Tante persone se ne andrebbero a casa con la pancia
piena ma io sono una belva del caos selvaggio e così mi prendo pure un
hamburger da un altro. Il tipo mi porta il panino: c’è qualcosa di enorme fra
l’hamburger e il pane: purè, tanto purè. L’hamburger è due volte quello di Mc e
il pane più buono: 5,5 euro. E io godo. Domani forse vado al ristorante
svedese. Ormai sono tornato in città ma la mia anima appartiene alla foresta,
alle montagne e alla tundra. Qui in città mi sento come uno che guarda la
sabbia della sua clessidra scorrere granello dopo granello, là invece mi sentivo
come il tassello di un puzzle nel puzzle. Lupi liberi di essere lupi, che se ne vadano in citta' gli amici dei soldi.
Domenica
1 agosto) L’indiano ha chiuso, il thai è in ferie, lo svedese 1 è carissimo ma
la tipa del tourist information m’indirizza allo svedese 2. a mezzogiorno invece mi
sparo un hamburger tex-mex da un altro chiosco: 6 euro + coca, buono. Al
supermarket faccio la spesa per le montagne norvegesi e trovo: zuppa di
asparagi, zuppa francese, zuppa norvegese (al baccalà), zuppa swedish (broccoli
e patate); poi trovo una specie di nutella che non è fatta con il cioccolato
bensì con le nocciole. E poi….boh….è da spalmare, è una delizia. Poi solito
donuts, pasticcini svedesi e la loro aranciata che si chiama zinco. Risparmio
13 euro sule previsioni. Poi alla lavanderia leggo. Siccome non mi
ricordo come si usa la lavatrice mi aiuta una mora deutsch sexy e tettona. Oggi
giro in canottiera. Nonostante 16 giorni di foresta il mio body è ancora
supermuscle e domani andrò alla gym di Malmberget, la città della miniera. Sono
completamente limpido nella mia forma anche se sento una tenue sensazione alle
gambe che mi ricorda i 221 km
che ho appena concluso.
L 2)
Vado a Malmberget perché c’è l’unica palestra aperta delle 3 cittadine
minerarie. Distano circa 5 km
fra loro e sono sorte intorno a 3 delle miniere di ferro più grandi d’Europa.
C’è anche rame e poco argento e oro. Arrivo alle 9.30 e la tipa del centro
sportivo mi dice: “Apre alle 15.00.”
Bene,
darò un'altra prova della mia tenacia disumana: io aspetto fino alle 15.00!! L’attesa
non si rivela così boring; anche se due tipe allarmanti mi dicono: “Supermarket?
No, ci sono solo a Gallivare.”
Io:
“Perciò tutto il paese quando deve fare la spesa, tac, si va a Gallivare!
Impossibile, non esiste.”
Non
so che cazzo gli è saltato in mente di spararmi una cazzata del genere. Infatti
il supermarket è a 50 metri
dalla gym. Compro anche 2 l
di latte di soya per la Norge.
1l classico, 1l al cioccolato. Poi, alle 10.00 del mattino, enjoy the life: mi
sparo 2 etti di salmone fresco e crudo accompagnato da un tipo di pane svedese
che non avevo mai assaggiato. Mangiare il salmone in Scandinavia e poi da altre
parti è come mangiare la pizza a Napoli e poi a Torino, Milano o in Svizzera.
Non c’è paragone. Il salmone è loro. Lo considero uno dei cibi più buoni al
mondo. Adoro il salmone fresco. Poi mi butto nella piscina del centro sportivo
per soli 5 euro. Pare però che tutte le fighe swedish abbiano disertato oggi
dalla pool perché ci sono solo bambini, vecchie e mamme. Ci sono 2 70enni
ciccione che nuotano ininterrottamente dalle 11.00 alle 11.45. Io a nuotare
sono molto, molto scarso e già sento la fatica a ¾ della prima vasca. Arrivano le
15.00 e finalmente dopo 19 giorni riesco a pompare i muscoli: petto, braccia,
spalle, trapezi. Decido di mangiare una pizza dal libanese perché l’aspetto
m’ispira. Me la fa con bacon, salame swedish, jalapenos mex e cipolle. Good.
Ora sono sul treno e viaggio veloce verso sud. La taiga sfreccia via dal
finestrino e la mia malinconia sale. Questa foresta è mia. Questa foresta è
bellissima. Questa foresta è magica. Questa foresta è un puzzle. Io ne sono
solo un piccolo pezzo. E il treno mi porta via.
M 3)
Dopo 18 giorni rivedo la notte. Dopo così tanto tempo senza vederla
l’oscurità è così rilassante e la luna ancor più affascinante di quanto non lo
sia di già normalmente. Anche se sono sceso di altre centinaia di km verso sud,
il buio qui porta l’inverno e così fa più freddo che in Lapponia. Qui, nella Svezia
centrale, la taiga è sterminata ma quella oltre il polar circle è speciale e mi
manca. Appena superato il confine norvegese vedo 2 alci femmina che scappano
verso il bosco. Sono animali potenti quanto un cavallo ma più grossi. Quelli
americani sono però più eleganti. Scendo a Trondheim, città sull’Oceano Atlantico.
E taro subito i prezzi ai kebab store, nei supermarket e ai ristoranti. In Svezia
se usi il cervello puoi divertirti, anche in U.K. e in Finlandia ma in Norvegia
sei un povero. Un povero. O decidi di farti fottere una fetta consistente della
tua fatica annuale oppure in Norvegia sei un povero. Fanculo, non vi
regalerò i miei soldi, me li posso godere 2 volte tanto in Italia. Fanculo.
Quanto costa un panino in Norge? Non sto parlando di una pagnotta a fette
olandese, sto parlando di un singolo fottuto panino: 1 euro !! Il kebab più
riso che in Svezia e Finlandia ti riempono il piattone ovale con 8-10 euro? Qui
25 euro oppure c’è il panino kebab che mi riempe solo la cappella quando è
moscio: 10 euro!! Con la Coca-cola
sono ancora più simpatici: le puoi comprare, ma solo 2 alla volta. Il commesso
“Ma c’è lo sconto.”
Io:
“Ah, grazie, come ho fatto a non pensarci: 2 lattine, 5 euro!”
La
pizza parte da 23 euro, le portate all’indiano, al cinese etc, partono dalle 22
euro. Mc donalds menu: 13 euro…..e questo che cazzo è? Non posso creder ai miei
occhi! Il commesso “1/2 kg di alette di pollo oppure un pollo intero con
paprika, devi solo scaldarlo: 5 euro!”
Ma
no, cazzo, non fare così! Cazzo, fai il coerente, fammelo pagare almeno 15
euro!
Lui:
“A London sono molto più cari di noi.”
Io:
“No, no; per un cazzo! A Londra io mi abbuffo con 15 euro nei locali giusti.
Qui con 15 euro ti danno un hamburger del cazzo. Non spararle che voi siete i
più cari del mondo!”
Una
busta di pasta o riso per la foresta ( in italia 0,70 ct, in svezia 1,5) qui :
4 euro!!!! 1 sola fottuta busta della Knorr!!! Per fortuna ho fatto provviste
in Svezia ma l’avevo fatto per risparmiare un po’, non credevo di certo che mi
sto quasi salvando il giro del Tirolo!! La mia strategia cittadina sarà questa:
mattina: salmone (solo 100 miserabili grammi! Contro i 200 svedesi) o pollo:
5,5 euro!! Un fottuto figlio di puttana panino: 1 euro!!! (Cornuto!), 1 coka 2
euro, porca tua madre! Mezzogiorno: 1 hotdog da 7-eleven 2 euro solo perché è
in offerta; dolcetto: 1,3 euro. Sera: c’è il modo per salvarsi il culo da Mc e
saziarmi: l’ho studiato. Non prendo il menù, prendo il panino grosso, poi 1
cheesesburger e da bere: 10 euro. Fanculo, ce l’ho fatta. Io vorrei spendermi
le mie 20-30 euro serali per mangiare bene come in Svezia ma qui non si può!
Ristorante norvegese?: 50-70 euro, senza esagerare, eh! Ma vaffanculo va. E
l’italiano? Non voglio neanche immaginarlo, non voglio neppure curiosare; se
una pizza margherita costa 23 euro, figuriamoci un piatto di pasta! Ah,
dimenticavo: il gelato sciolto?: 1 sola pallina: 4 euro!, 2 palline…..ehm …..ho
lasciato la carta di credito a casa…..una media? 9 euro.
M 4)
La ferrovia Trondheim-Dombas attraversa dei plateau belli con le alpi che
sorgono dietro di essi come se i plateau fossero l’orizzonte e le alpi
altri pianeti che si affacciano sul nostro mondo. Ma da Dombas ad Andalsnes il
tragitto è giustamente definito come una delle tratte ferroviarie più belle del
mondo. I vagoni hanno solo 3 finestroni, grossi, fatti apposta per osservare.
Ogni sedile è occupato, il 90% sono turisti e il 50% stranieri. Dopo 1 h di
belle vallate, arriva il piatto forte: la parete verticale più alta d’europa,
il Trollveggen. Il muro dei troll. Quando è umida la roccia nuda di questo
massiccio è violacea. È un massiccio fantastico, una fiaba selvaggia. In verità
è la Norvegia
perché questa nazione è così, ovunque vai c’è bellezza, ma una bellezza
pesante. Trollveggen è un massiccio montuoso composto da diverse cime uscite
direttamente da un cartone animato. Il massiccio è di nuda roccia
argento-violacea. Sorge dietro un fiume alzandosi come un muro ondulato o una tenda
di pietra. La più alta d’Europa. Ad andalsnes conosco 2 ceke carine. Una ci sta
ma io devo scendere prima. E arrivo al mio camping. Ci sono i bungalow coi
tetti erbosi e dietro delle montagne fiabesche e simili al Trollveggen. Alpi
scandinave, inchinarsi è dovuto.
G 5)
Queste montagne che mi circondano sono sempre loro, le Alpi scandinave, la
range più bella del mondo. Solo che prima ero sul loro versante orientale, in
Svezia, qui invece sono sul versante occidentale, in Norvegia. E in più, qui
sono nella loro sezione meridionale. Su questo versante sono completamente
diverse ma la natura per non creare invidie, ha deciso che entrambe le facce,
quella norvegese e quella svedese, avessero un punto in comune: quello di
essere le montagne più affascinanti e più belle del pianeta. In Svezia, le alpi
sono preistoriche, sterminate e vergini, qui sono fiabesche, solenni e aguzze.
Sembrano uscite da un racconto di Disneyland, sembra di camminare in un cartone
animato. Quelle dietro il mio giaciglio assomigliano tanto, tanto alla corona
di cime che c’è dietro il lago Moraine, nel Banff canadese. Il trekking inizia
alle 9.30 e dopo qualche km lungo le cime fiabesche arrivo alla Trollstigen, la
scala dei troll, una scala a tornanti che si inerpica fra cascate altissime e
maestose. Io sbuco dal bosco e ci sono tantissimi turisti; le macchine vanno a 30 km/h per filmare il
paesaggio, tante si fermano. I pullman di linea si fermano e fanno scendere i
passeggeri per fargli scattare le foto. Io, sul sentiero, sono costretto a un
tratto vertiginosamente attrezzato. Il terreno è scivoloso perché è di fianco a
una delle cascate e so che i turisti car or moto fermi sul ponte stanno
gufando. Se sbaglio un passo vado a morire. Toh, guardate ciuccia cazzi!
Raggiunta la sommità dei colossali burroni da cui precipitano le 2 waterfalls
lascio i turisti e marcio da solo lungo il path Trolltinden. Da 500 metri arriverò a 1300.
La marcia è dura, lo steep è tutta su sassi enormi o piccolini. C’è un primo
lago glaciale, di un blu meraviglioso e brillante sotto una cima strana e
bella. Poi il resto della salita è in gran parte sul ghiacciaio. Il 2° lago
glaciale è fra la parete opposta di Trollveggen e un altro muro colossale
a 90°. L’acqua è splendida, blu scuro. Trollveggen, da qualsiasi lato lo si
veda, è un capolavoro per l’edonismo selvaggio. È fantastico. Proseguo la scalata
fra uno dei landscapes più belli che ho mai visto in 11 anni di trekking e
raggiungo la cresta del “muro dei troll.” Ci sono meno di 2 metri sull’altro lato, poi
c’è il vuoto più profondo d’Europa. Trollveggen è impressionante, è un mostro.
A parte la colazione fatta con pane, crema di nocciola, latte condensato e
pindakas non riesco a mangiare perché ogni mezz’ora pioviggina o nevica. Questo
anche se subito dopo il cielo è sereno. Così a stomaco semivuoto ( mi sono
sparato una fetta di torta a Trollstigen) finisco il mio trekking alle 19.30. Tornato
alla base c’è una comitiva di 30-35 ceki che soggiornano. Sono in bus, da
Praha, hanno tutti la mountain bike. Ne conosco un po’ e sono per lo più
operai:
Io:
“Senti, mi devi spiegare come fa un operaio ceko a mangiare in Norvegia.”
La
ceka mi porta e mi fa vedere che attaccato al bus c’è un carrello: dentro ci
sono le bici e dei grossi frigo. Poi c’è praticamente un magazzino alimentare.
Hai capito il trucchetto!
Io:
“Fate bene, fate bene, vi godete una country nonostante il budget proibitivo.”
Lei:
“Anche per voi è cara?”
Io:
“Guarda ogni volta che vado a una cassa mi vien voglia di imprecare.”
Voto
landscapes: 11!!
V 6)
Dopo Trollstigen il bus prosegue fra i paradisi scandinavi del Reinheim n.p,
poi fra campi di fragole zeppi di contadini/e di 18-25 anni immigrati dal
Polonia, Cechia etc. Questo fino al fiordo di Esdal. Il villaggi è sulla riva,
fra i prati e i prati sono nelle foreste e le foreste sono fra le Alpi
scandinave, le montagne che vengono dall’epica e dal passato. I villaggi
norvegesi hanno una percentuale alta di case fatte di legno e dipinte
armonicamente. Il legno è grezzo ed è questo che le rende graziose nel contesto
naturale. Il legno che c’è in Italia è spruzzato e lavorato con la merda chimica
e per questo agli occhi sa di sporco. Dopo aver attraversato altre valli
spettacolari arriviamo sopra al fiordo per eccellenza. La Norvegia ha decine di
fiordi sia qui che a nord. Il Geirenger è considerato il più bello al mondo. Io
lo metto nella top 5 perché il Lisefjord, l’Hardangerfjord e il fiordo di
Narvik si fanno rispettare anch’essi. Gli altri paesi che hanno fiordi sono la Groenlandia ,
l’Islanda, l’Alaska, la
Nuova Zelanda e forse ce ne sono anche nella Terra del
fuoco. Il villaggio di Geirenger giace in fondo, in fondo al fiordo, là dove le
ultime gocce dell’Oceano Atlantico vanno a lambirlo. Da qualsiasi
prospettiva si guardi il fiordo, questa stretta lingua blu che serpeggia fra i
muri di roccia e le montagne più belle del pianeta è idilliaca. E pensare che
questa stretta lingua blu, invero, è l’immenso Oceano Atlantico. Il Geirenger è
il fiordo del fiordo del fiordo principale ed è chiaro che i pirati vikinghi lo
utilizzassero come tana. Oltre a essere imboscato, esso ha una forma a s e in
più è facilmente difendibile dall’alto dei 2 fianchi. Geirenger village è zeppo
di turisti: italiani, deutsch, francesi, ceki e soprattutto di grupponi di
japanese scatenati con le loro digitali. È sito Unesco, è un villaggio
piccolissimo, è il fiordo più famoso del mondo e io mi aspetto i prezzi
norvegesi diventare prezzi islandesi….invece, che cazzo ne so, costa di meno
che a Trondheim!!!
Io:
“Vorrei mangiare norvegese stasera. Lo stufato.”
Lei:
“Di alce 29 euro.”
Io:
“Ma come? Ma stai scherzando? Devi spararmi almeno 50 euro!”
Lei:
“Why?”
Io:
“Non sei coerente con la tua nazione.”
Ispezionato
il supermarket e i fast food realizzo che qui siamo veramente scesi di prezzi.
E allora fanculo, adesso me la godo. Colazione: fish n’ chips, 1 kg di senape e ½ di ketchup.
Fottutamente buono. Sono al tavolo del molo e ci sono i japanese che fanno la
fila per abbracciare la statua del troll e farsi fotografare, file di 10
minuti! Sugli altri tavoli c’è una comitiva di italiani. Guardo che mangiano:
ma quelli sono panini, sono michette!!! Con l’affettato! È bresaola!!! Solo una
certa categoria di italiani può essere così babbazza da mangiare
italiano all’estero. Non hanno un briciolo di apertura mentale, vivono nel
laghetto nazionale che gli hanno imposto senza mai azzardarsi a visitare
l’oceano mondiale che li circonda. Stasera? Pizza o pasta. Mi fai pietà,
immensamente pietà. Arriverai alla morte senza aver mai vissuto; vai in
Norvegia e non vivi la Norvegia ,
vai in Africa e ti rinchiudono in un cazzo di villaggio a Sharm, vai in Mexico
e ti blindano a Cancun, vai in Thailandia e ti legano con le manette a Samui e
a Pattaya. Una percentuale consistente di italiani è composta da pecore. Fai
attenzione a non andare da quella parte, eh, se no la guida ti sgrida! Là
invece non ci pensare proprio perché se no ti rapinano! Fai la brava/o. Mi
sembrano dei bambini di 8 anni. Piove 7 volte fino alle 17.00, ora del mio
battello.
Io:
“Quanto costa il viaggio in battello più bello d’Europa? “
La
cassiera: “Del mondo!”
Io:
“Ok, ok.”
Lei:
“20 euro.”
Io:
“Eh no, eh cazzo, almeno, almeno mi dovevi sparare 70 euro!”
Lei:
“Dura 1 ½ h.”
Io:
“Ho capito, ma un panino a Trondheim costa 1 euro!”
Il ferry
salpa, ogni tot pioviggina ma io sono pressato all’angolo della prua, sotto la
tettoia e vedo il fiordo aprirsi a ogni curva, cascate che cadono dalle alpi
dentro l’oceano, canaloni di verde foresta che nascondono altre cascate. Le
cascate sono decine, tutte che cadono dentro l’oceano, sia da un lato che
dall’altro. Le pareti rocciose che racchiudono il fiordo sono maestose e il
nostro ferry assomiglia a una barchetta-giocattolo che avanza nella natura
colossale. La cascata più bella è il velo di sposa: precipita da un buco,
copiosa e bianchissima e poi in basso si divide in 2 cascate parallele. Al
ritorno il cielo si apre e il destino bizzarro ci regala una cosa rara e
superlucky: l’arcobaleno parte dall’acqua e si inerpica proprio sulla velo di
sposa. Fanculo, anche se pioviggina rischierò la mia mediocre ma efficace
digitale. Intanto i japanese sono scatenati. Alla sera vado a mangiare al
ristorante di legno: beefsnadder, boh, un nome del genere: nastrini di carne,
dentro un sugo di cipolle, pepe, peperoncino, funghi e formaggio: fucking
tasty. This is the life! Enjoy! Le cucine nordeuropee elaborano molto i piatti
di carne sposando perfettamente il gusto della carne con quello della salsa
scelta proprio come in Italia viene sposata perfettamente la pasta con il pesto
o con la carbonara. Dalla deutsch alla norvegese sono tutte squisite. Se vado
dagli italiani di stamattina e gli dico: “Cosa mangiano in Germania?”
Loro:
“Wusterl.”
Io:
“Ecco, hai 50 anni e non sai un cazzo ma un cazzo di niente, guarda che hanno
già scavato la tua fossa, se vuoi già entrarci….in Spagna cosa mangiano, sempre
la paella, 365 giorni all’anno?”
Loro:
“Si.”
Io:
“Beeeeeee, l’ovile è meglio richiuderlo, beeeee. In Spagna ci sono 200 ricette
che spaziano dai salumi alla carne, al pesce, al riso, svegliati che tra
poco te ne vai…”
Tornato
alla mia dimora siccome non ho il camper come i ceki che mi stanno davanti e
che grigliano come dannati, devo anche consumare la carne che ho preso
stamattina convinto che i prezzi fossero allucinanti. Così mi sparo due
cotolette di pig, cotte sul fornellino. Oggi esaurisco la prima gas-box.
Puttana se è durata! Voto landscapes: 10
S 7)
Il tragitto che da Geirenger va a Otta sale dal fiordo a 1000 metri in mezzo alle
alpi più belle del mondo. Bisognerebbe mettergli il burka a questi laghi che
baciano il cielo, a queste pareti argentate e a queste cime arcaiche. Questa è
una bellezza indecente, non ci si può presentare così. A Vagamo mi sparo un
hotdog al bacon con una salsa bianca niente male e poi parto per l’obbiettivo
n° 2 del mio viaggio selvaggio. Il bus entra nello Jothuneimen National park,
la landa dei giganti. Fiumi che brillano nelle verdi foreste, conifere che salgono
sulle alpi lontane. E le Alpi Scandinave. Montagne senza parole. Arrivo a
Gjendesheim alle 15.00 e siccome vedo il cielo nuvoloso, temendo che domani
piova, faccio la cazzata. Parto subito invece di aspettare domani. Il path è
un’ autostrada e ogni 50
metri arriva qualche gruppo. Ho 20 kg sulle spalle. La maggior
parte della gente ha degli zainetti della domenica. Poi c’è qualcuno che invece
fa il tour dello Jothuneimen (8 giorni) che è carico come me. Le salite sono
lunghe e ripidissime. Il lago Gjende assomiglia a un fiordo solo che l’acqua è
splendidamente di un denso verde. Si allunga fra le pareti a picco delle alpi
fino alle cime lontanissime. Man mano che salgo il lago diventa sempre più
lungo. Arrivo a 1700
metri sulla sella di Besseggen. In fondo all’orizzonte ci
sono le cime più alte delle Alpi scandinave. Innevate e fiabesche si
arrampicano nel cielo ondeggiando e danzando in forme spettacolari. Sono quasi 2500 metri . Sotto di me
invece c’è Besseggen ovvero un paradiso da inchino.
Il
landscape: “Siamo le alpi scandinave.”
Io:
“Eh, si.”
Sotto
c’è una stretta cresta fra il mio point of view e le alpi che si alzano. Sulla
destra della cresta un lago primitivo e blu intenso giace sconfinato dalla riva
della cresta fino alle alpi che declinano lontanissime. Sulla sinistra la
cresta precipita in un burrone vertiginoso e praticamente la sponda sinistra
della cresta confina con l’acqua verde del lago Gjende che splendido e
selvaggio si allunga fino a un golfo lontano. Lontano, dove i picchi della
range più bella del pianeta splendono bianchi sotto il sole boreale.
Naturalmente riesco a immortalare i 2 laghi, il verde e l’azzurro, insieme,
divisi solo dalla stretta cresta dove ora sto per dormire. La discesa dal point
of view è vertiginosa e rischiosa e capisco perché gli escursionisti da
1-2 giorni facciano la strada al contrario. Con 20 kg dietro e la tenda sotto
braccio devo equilibrare bene il baricentro e giocare di abilità. Non si può
sbagliare. Arrivo qui alle 19.30. Mi mancano ancora 4 h per Memurubu. Stupido è
marciare nel buio. Così mi accampo. Faccio amicizia con un body-builder di
Seattle e con la sua tipa svedese che nelle mie stesse condizioni si accampano
a 50 metri
da me. Sono spaccato tosto. Mangio una squisita zuppa di gulasch e poi 2
hamburger. Il cielo è limpido. Sono nel cuore del paradiso di Besseggen, in
riva al lago blu. Basta che mi giro e vedo il lago verde. Il paradiso si
dissolve nel tramonto. Posso distendermi fra i più bei laghi alpini che
ho mai visto e fra uno dei landscapes più belli al mondo. Speriamo che nessuna
tempesta mi distrugga la tenda come in Bulgaria. Tocchiamoci i coglioni. I
gabbiani verseggiano. Il loro verso suona così tanto di remota libertà che un
giorno mi stripperò a studiare la loro etologia. Dai trolls al fiordo di Geirenger
ai giganti dello Jotunheimen la
Norvegia è una fiaba. Un giorno ne diventerò il re solo per
ripopolarla di lupi, orsi e linci. E così potrò sognare a occhi aperti.
Voto landscapes 12
D 8)
Appena partito ricomincia la salita. Da un masso sul sentiero, sopra di me,
spunta una testa cornuta e poi il corpo imponente dei cervidi: è una renna. Mi
è vicinissima ma la mia digitale figlia di cornuti ci impiega 1h prima di
essere pronta e così riesco a fotografargli il culo. Lungo la marcia le vette
delle alpi si avvicinano e la neve splende più forte e le loro geometrie
divengono più distinte. C’è un terzo lago, piccolo, sull’ orlo di un burrone
sul Gjende, il lago verde. È sospeso sopra il vuoto cullato da un cratere. In
una depressione vedo una renna-mamma con il piccolo e riesco ad avvicinarmi
parecchio. Loro mi vedono ma rimangono perché non supero mai il loro limite di
sicurezza. Anche oggi il path è un’ autostrada composta da hikers di ogni
livello, dai turisti della domenica agli escursionisti da traversate come me.
Ma è un dato di fatto che i primi (95%) arrivino da Memurubu e noi invece da Gjendesheim
(5%) e finito il path posso dire che la nostra progressione visiva è migliore,
ma di netto. Credo che loro optino per la via contraria per paura della discesa
vertiginosa della sella di Bessagen. In effetti guardandola da giù e pensando
che sono sceso da lì a qualcuno potrebbero anche venire i brividi. Lungo il
trail di fianco al Gjende godo di un altro eden strepitoso formato da una
montagna verdissima che isolata cinge un plateau piatto e verde dove
scorre uno dei tributari del lago smeraldo. Adesso sono accampato a Gjendesheim
e sono tornato con il battello. Mi sono sparato un ottima granita alla mela e
sono pronto per l’ultimo purpose del viaggio in scandinavia: tempo
permettendo si tratta degli over 2000 del Rondane National park, meno di 100 km a est da qui. Becco
una comitiva di 30 italiani con guida italiana. Considerato che ho ancora 220 km nelle gambe, in Italia
“riposerò” 6 giorni pompando il bilanciere fra le 11.00 e le 13.00 quando
il sole è più forte. Andrò da un paio di brazilian girls, mi abbufferò di pizze
e costinate e poi partirò per la 2° range più bella d’Europa, le Dolomiti
tirolesi. 220 km
in Lapponia, trollveggen partendo dal camping, la sella di Besseggen con 20 kg di zaino e una tenda in
mano e dopodomani salirò su una delle cime over 2000. Sono un titano e la mia
tenacia soddisferà ancora il mio ego e la mia lussuria visiva. Now, zuppa
francese, ovvero di cipolle, l’ho già mangiata a Join le pen. Voto landscapes:
10
L 9)
Dopo un altro buon hotdog al bacon, patatine, ketchup al chili e sanape, parto
alla volta dell’ultimo obbiettivo, l’ultimo wild heaven. L’autista non capisce
che devo andare al Rondane National park e così mi scarica a Mysusaeter e devo
spararmi 1,30 h di marcia con salita supplementare. Appena entrato nel Rondane
la maledizione di questa estate colpisce: e così trekko ancora sotto una
copiosa pioggia. I norvegesi fanno come me e non si arrendono e s’incamminano
anche loro. La metà entra in mountain bike e sale la lieve pendenza con gli
zaini da 50-60 litri .
Dopo il gate d’ingresso infatti la salita si attenua ed è quel genere di
salita che mi fa sentire tutta la potenza dei quadricipiti mentre marcio veloce
nella tundra alpina. Rondane è bellissimo con 3 elle. La tundra è fittamente
macchiata da licheni giallo-chiaro. Lo splendido tappeto verde-giallo copre i
grandi plateau ondulati e dunosi. Le sommità delle alpi salgono dietro questi
molteplici orizzonti arrotondati. Le alpi scandinave sorgono dietro, come
satelliti argentati affacciati da un altro mondo. Le alpi sono tante e diverse.
Adesso il cielo è sereno ma hanno previsto pioggia per domani nel pomeriggio
avanzato. Devo partire presto per raggiungere la sommità di uno dei picchi, il
Vinjeronden. Ho scelto lui fra i 3 della zona centrale perché dicono che sia il
più spettacolare. Difficilmente proseguirò per il Rondslottet (il n°1) per
evitare di essere colto dalla pioggia in cima. Cercherò infatti di fregare la
pioggia sul tempo. Ora sono accampato a meno di 10 metri da un acquitrino;
un ruscello segna il confine fra il mio territorio e quello delle fottute mosquitos.
Ho mangiato un piatto norvegese: piselli in una salsa nuova: botta energetica
da polenta. Peas stupefacenti! Nel parco c’è anche il bue muschiato. Le cariche
dei buoi muschiati sono fra le più spettacolari in natura. Voto
lanscapes:10
M 10)
La salita al Vinjeronden è dura, ripida e sui massi. La nebbia nasconde un 60%
delle valli. Io arrivo a 1800
metri circa 50 minuti prima della fogs. Devo raggiungere
i 2000 metri .
Ma la nebbia sale e nasconde il Rondslottet e tutto il landscape. Solo
per principio raggiungo comunque il picco del Vinjeronden a 2064 metri . Sotto la
pioggia forte e nella nebbia devo ridiscendere a quota 1000 dove c’è la mia
tenda, dolce tenda. Oltre ai norvegesi sul Vinjeronden ci sono 4 ceki a
rimarcare il fatto che in qualsiasi n.p. uno va, ovunque, incontrerà i fratelli
di Nedved e Rosicky. Devono essere un popolo di amanti della natura. La discesa
fra la nebbia sembra infinita. La visibilità è di 35 metri circa.
Arrivo al mio accampamento e nel giro di 2h il sole torna a splendere. Sfiga
totale. Mi faccio il bagno nel lago dai colori meravigliosi. L’acqua è gelata.
La mia avventura in Scandinavia è agli sgoccioli. Voto landscapes: 10
M 11)
Escursione inutile. La valle Illmandalen è velata dalla nebbia. Una pioggia forte,
fitta e gelata mi accompagna per le 4 h di marcia di questa annata sfigatamente
piovosa. E così posso dire che il Rondane è un paradiso selvaggio che ho
conquistato da semi-cieco. Verso la fine dell’escursione succede una cosa
inquietante. Devo riallacciarmi la tuta che ha i bottoni laterali: il mio
avambraccio non ha forza! Non riesco a tenere la tuta. Troppa acqua, il vento
gelido e la temperatura devono averne minato la condizione. Incrocio due
lemmings: cammino e sento un verso sconosciuto; il roditore bianco-nero-marrone
è rannicchiato nell’erba, di fianco al mio piede; mi guarda, mi mostra i
dentini e mi minaccia nonostante sia grande poco più di un topo. Lo
immortalo in questa posa. Mi fissa, emette il suo verso minaccioso e mi mostra
i denti. Gli animali in difesa usano l’attacco solo come ultima risorsa. Prima
ti minacciano. C’è una minaccia preliminare che utilizzano quando la
distanza è ancora sufficiente alla fuga, poi c’è una minaccia estrema, diversa,
quando sei eccessivamente vicino. Infine c’è l’attacco. Kamikaze nel caso dei
serpenti o di questi animaletti, devastante nel caso degli orsi e letale in
quello delle creature più belle del pianeta, ovvero i felidi. Se gli umani
sapessero che gli animali pensano e l’istinto se lo sono inventato gli scemi
che si sono laureati ci sarebbero parecchi incidenti in meno, soprattutto con
gli orsi. Perché nei casi in cui voglia solo difendersi, l’animale prima ti
avverte sempre con il 1° ringhio e a volte anche con una finta carica.
Ignoranti e terrorizzati parecchi non agiscono saggiamente e così l’orso passa
alla seconda fase della minaccia. Nel caso in cui l’animale voglia attaccare
per vendetta (eh, si miei cari stronzi laureati sostenitori dell’istinto, gli
animali odiano, niente di più ovvio….pisciano, cagano, scopano, curiosano e
sanno anche odiare) o per mangiare allora l’umano può iniziare a sentire di
persona come è la realtà interiore quando ci si trova di fronte alla morte.
Tornato alla mia tenda-dolce-tenda conosco una coppia di norvegesi che mi
dicono: “Ah, Italy, la capitale della moda.”
Io:
“Eh, beh, in effetti abbiamo diversi motivi per vergognarci del nostro
paese…..”
La
tipa: “Perché è una vergogna la moda?”
Io:
“Perché è lo specchio del vuoto e della debolezza interiore, perché è lo
specchio di un essere che non è più un essere, è solo un abominio. Una pecora
prodotta artificialmente. E perché nessuno deve dirmi come vestirmi.”
Lei:
“Quindi non ti piaciono i vestiti firmati?”
Io:
“Guarda, mi danno le stesse emozioni dei pali della luce e delle tegole dei
tetti.”
Il
tipo: “Le macchine italiane?”
Io:
“Ah, beh, guarda le macchine e le moto che sia una Fiat uno, una Ferrari mi
danno le stesse emozioni di quella bomboletta del gas o della porta di quel
cesso là.”
Il
tipo: “Sei un nature-man.”
La
tipa: “Le case, i mobili, etc, ti piacciono almeno quelli ?”
Io:
“Ah, beh, quelli invece mi danno le stese emozioni, uhm, vediamo, ah, si, di un
semaforo o di una pattumiera.” Voto landscape: n.g.
G 12)
Lascio la tenda là, nella tundra, assieme alle bombole del gas. Scrivo un
biglietto perché se no i norvegesi sarebbero capaci di lasciarla lì 1 anno: “Sombody
want this tent? Take it, it’s a preasent because i cannot bring it on the airplane.”
E’ là,
la mia casetta, vuota e bagnata, di fianco alla palude e a 300 metri dalle baite di
Rondvassbu. Ci metteranno qualche giorno per accorgersi che il proprietario se
ne è andato. Fa un freddo figlio di puttana sulla via del ritorno ma appena
inizi a scendere di quota mi ritrovo catapultato nell’estate e devo
rimanere in canottiera. Così torno a Otta e definitivamente nella civiltà
umana. Una civiltà gradevole, accettabile quella scandinava o quella deutsch.
Ma domattina volerò verso una delle troppe terre del vuoto. Solo per poco. 6
giorni per smaltire la traversata lappone. 2 puttane brasiliane, pizza e body
building, tutti e 6 i giorni mentre le gambe riposeranno. E poi andrò a
prendermi la seconda range più bella d’Europa, a casa dell’alpinista più forte
di sempre. A casa del nostro Pelè o Maradona ( ancora non saprei dire chi
è stato veramente il migliore). Intanto ho scoperto che c’è un deserto a sud
della Cappadocia che devo assolutamente “invadere”. Non sono mai stato nel
deserto, solo nel subdeserto. Li ho catalogati e in bellezza è uscito il ballottaggio
Libia-Jordania. Per motivi logistici ho scartato la Libia. Si chiama Wadi
rum. È già mio. Non avevo mai considerato la Jordania e invece guarda
che razza di landa aliena è! Alla stazione del bus per l’ aereoporto una
koreana, impaurita da elementi ubriachi, elemosinanti e rompi cazzo viene da me
a conoscermi solo perché vuole stare vicino a 92 kg di muscoli. Posso
tornarci quante volte voglio in questa landa e avere sempre 3-4 motivi per
giustificare un viaggio. E tornerò. Perché non posso stare più di 15 mesi senza
vederla. Dopo questo periodo lei, comincerà a suonare la sua arpa magica, e il
mio ego, incantato, vorrà ricongiungersi con la madre Scandinavia e la sua
taiga sterminata. Lupi liberi di essere lupi e i loro nemici esiliati nello spazio.
By tytanchaos.
© 2013 Fabio Author. Tutti i diritti sono riservati.
ISBN 978-1-291-68740-8