domenica 16 marzo 2014

2006 Tytanchaos in Sverige

TYTANCHAOS IN THE WILD EDEN
TYTANCHAOS NELL’ EDEN SELVAGGIO

Sverige, Svezia, luglio 2006

G 13) Non conosco  la stazione di partenza per Orio al serio, così arrivo a Bergamo troppo presto: il bus è semplicemente davanti alla stazione. Aspetto 5 h in aeroporto. Spettacolare il decollo. Arrivo a Stoccolma alla 1.00.
V 14) Sono costretto a comprare la cuccetta per andare in Lapponia. È un fottuto problema. Perkè mi ciuccia 50 euro in più e ho i soldi contati. Un’australiana che dormiva nella mia camera dopo 20 minuti che mi conosceva mi ha dato l’indirizzo. È carina ma è meglio concentrarsi sulle swedish. È inutile ripetersi ma sono tutte, tutte fighe. Le uniche che possono competere con la mia bellezza. Gli svedesi sono intelligenti, gentili ma troppo non violenti. Sono persone bravissime e uno dei miglior popoli del mondo. La famigerata freddezza scandinava è solo un luogo comune generato da una prospettiva ottusa. La loro freddezza è semplicemente l’apparenza manifesta del loro spirito giustamente ed estremamente indipendente. Hanno molta energia e voglia di divertirsi. La svedese che mi faccio oggi per esempio è come la deutsch del 2004, se la fai scaldare è superhot.  La loro società permette a tutti di godersi la vita al contrario della semi-schiavitù economica in cui vivono i poveri in Italia.
Come in Italia è difficile trovare una molto bella , così in Svezia è difficile trovare una brutta. Anche quelle scarse non sono mostri. Lineamenti del viso sono da cazzo durissimo. Limonare con una swedish mentre te lo tocca è un ottimo pleasure. Di tettone ce ne sono parecchie. Alla mattina mi faccio una di 35 anni. Classica swedish. La rimorchio in biglietteria e lei mi porta a casa sua. Cazzo ci devo fare io? Al pomeriggio, in centro guardo le cosce di una mora, lei si gira e flirta palese. È mongolica, bella da 8. Facile come sono tutte le tipe in gamba. È thai. E quello che mi raccontavano Francesco e Angelo risulta vero. Le thai vivono il sesso come nessun altra. Ci sta dentro di brutto. Vado a vedere il castello reale.   E’ carino ma noioso eccetto la sala d’armi e il trono d’argento. Alla sera mangio mongolo. Poi vado a Gamla stan a bere. Scelgo un pub con l’insegna dell’Heineken. La mia fortuna è fottutamente assurda. Il pub che ho scelto a caso (!!) solo per l’insegna dell’Heineken è una cantina medioevale. La birra è buona ed è l’unico posto in città che vende il mield (antica bevanda alcoolica dei vikinghi). Ma la cosa più incredibile è che un tipo si siede davanti a me. È svedese ma parla italiano!! Mi da anche la dritta per il ristorante svedese best. Poi andiamo in un quartiere poco conosciuto ai turisti. In un pub mi presenta le sue due amiche. La cicciona con la 6° ci prova con lui in tutti i modi. Gli tira la maglietta, lo trascina verso il bagno, gli fa toccare le tette ma lui ostinato la respinge. La sorella invece ci prova con me. Gli dico che il tipo è intelligente perchè ha imparato l’italiano in 7 mesi ma lei dice che la cosa più intelligente sono i miei pettorali e me li tocca. Potrei farmi la 3° ma arriva un piccolo testa di cazzo e con la scusa che gli deve parlare la porta via.
S 15) Treno notturno per la Lapponia. Niente d’interessante.
D 16)  Ad Abisko mangio l’alce fucking tasty fra le waitress superbeauty. Poi discendo l’Abiskojokk. Selvaggio ruggisce eternamente sui massi piatti e frastagliati dove mi siedo e prima dell’orizzonte si getta nel lago Tornetrask. È grande come il Lario ma le sue sponde sono primeve, prive di qualsisi struttura umana o città. Domani parto per il kungsleden. Mi attendono 10 giorni nella taiga e nella tundra per un totale di 216 km. E’ da quando l’ho visto la prima volta a 14 anni, in foto, che io sogno il paradiso supremo. Io amo la sua essenza e bramo la sua bellezza estetica nei miei occhi, e il tocco dei suoi venti sulla mia pelle. E’ a 200 km da qua. E là io arriverò. E’ la prima volta che trekko per così tanti km consecutivi ma so già in partenza che vincerò perché la mia tenacia è scolpita nel mio ego come il caldo è scolpito in una fiamma. E’ così. Perché le aquile volano? Perché è così. Perché i lupi uccidono. Perché è così. Perché io arriverò là? Perché è così. Questo paradiso dal fascino arcaico, questa bellezza infinita canta nel mio cuore. Spesso, alla sera nel vuoto della tediosa Brianza osservo il cielo del nord e guardo le stelle che possono vederlo questo paradiso e sento il canto violento e primevo delle sue montagne e del suo fiume. Questo paradiso si chiama Sarek, il suo fiume Rapadalen. Io sarò là. Come nei sogni io andrò a vincere.
L 17) Ho perso lo spray antizanzare e così le bastarde vampire mi hanno tartassato fino alle 2.00, quando ha iniziato a piovere. Così alla mattina sono dovuto ritornare ad Abisko per un tot di 8 km supplementari. Poi il viaggio nell’incanto ha avuto inizio. Valico il cancello di legno del kungsleden, uno dei sentieri selvaggi più belli del mondo. Qui, ad Abisko, questa pista traccia la terra fra il muschio morbido e le betulle basse e bianche. E scende verso sud per 400 e passa km intagliando la Lapponia svedese da nord a sud. Il mio programma prevede di percorrelo fino alla metà, a Kvikkjokk. Come nel 2002, ripercorro il canyon dalle rocce frastagliate e grigio-dorate lungo il corso dell’Abiskojokk fino al vasto e placido lago Abiskojaure, sotto la splendida montagna brulla e preistorica. Ci ho messo un paio di ore ad abituare il mio corpo ai 20 kg di zaino, poi il bruciore ai trapezi è cessato. Ma qui iniziano i nuovi problemi. La Lonely planet non segnava i rifugi liberi bensì i capanni del Stf, tutti a pagamento (25 euro). Per di più piove. E i rifugi liberi dove cazzo sono? Alla fine dell’Abisko n.p, il kungsleden s’inoltra in territori a me ignoti. La foresta di betulle è sterminata e le vallate sono solcate da fiumi dalle sponde inalterate. Intorno, le alpi scandinave, sono gli orizzonti nel quale ruggisce il vento. Non c’è nessun villaggio, nessuna casa, nessun fottuto asfalto. E se sali in cima a qualsiasi delle montagne puoi vedere solo la taiga. Nessun villaggio, nessuna strada, nessun fottuto filo dell’elettricità. Questa è la Terra, splendida come è dove i cani che si sono incravattati o che vogliono incravattarsi e le bastarde che si sono ingioiellate non l’hanno ancora rovinata con la loro patologica debolezza che i deboli chiamano civiltà. Questa è la terra e fino a Stora sjofallet sarà così. I torrenti scendono dai passi e dalle alpi scandinave che basse e arrotondate sono verde scuro, giallo e rosse di tundra. L’eterno gorgogliare dei fiumi è l’unica musica che si oppone al cinguettare di decine di strani uccelli. Le cascate che si tuffano dalle gole invece sembrano immote e silenti come in un sogno trascendentale. Giungo ad una montagna bellissima. Sembra fatta a gradini spiralici come la panna montata appena sbattuta. Le pareti di roccia nuda sono tappezzate alla sommità da prati di un verde intensissimo. Salendo sull’altro lato, trovo la capanna dei rangers. Ma non c’è la pista. Così scendo fra gli acquitrini, guado un fiume e puttana troia perdo la bottiglia d’acqua! La capanna è aperta. Così l’apro e m’intrufolo. A  metà strada, fra le baite del stf devono esserci queste casette. Bisogna solo prolungare il cammino di 4-7 km (almeno speriamo…). Per fortuna c’è una bottiglia (vitale!). Sono le 17.30. Mi riposerò fino a domattina. Poi ripartirò alla volta dell’ignoto oceano verde. Qui non esiste l’estate. Esiste una breve primavera. Non sono ancora stato superato da nessuno. E anche oggi mi sono mangiato 3-4 gruppi di svedesi alti fra il 1,80 e il 1,90!
M 18) Purtroppo non ci sono parole per descrivere questi luoghi. Paradisi, paradisi, paradisi, uno dopo l’altro, valle dopo valle e godibili da decine di prospettive diverse. Gli apici sono tre. Un fiume che serpeggia in una valle verde come un boa azzurro e poi s’intrufola in un lago meraviglioso che stagna nella conca di tre montagne  splendide. Una cascata seminascosta che si getta nel fiume. Ma il n° 1 è dietro la baita di Aleus: la valle è piatta, ampia e le montagne ai due lati rocciose e antiche; in mezzo il fiume è come il Rio delle amazzoni; curva, si perde in anse. Solo che al posto della jungla, sulle rive e negli isolotti, ci sono dei bassi arbusti verde chiaro. Questo fiume si chiama Aleusjokk ed è uno dei luoghi più belli che ho mai contemplato. La mia magia non sbaglia mai perchè altro non è che la riproposizione conscia dell’esperienze delle mie vite passate che galleggiano concatenati negli abissi dell’inconscio. Me li aspettavo dei luoghi così splendidi. Io so già in anticipo dov’è la bellezza.  Aleusjokk per i miei gusti soggettivi è più bello del Grand canyon, di Plitvice e di Lemmenjoki. Aleusjokk è la bellezza che non finisce mai e che non stanca mai. Beati i fiori e gli steli d’erba che crescono qui perchè lo possono vedere per sempre. Oggi ho fatto 20 km, ho preso una grandinata ed ho le scarpe inzuppate. Domani partirò per un punto molto duro del kungsleden: Tjaktja, a quota 1100 metri, che a queste latitudini vuol dire freddo. Fottuto freddo. Dove dormo oggi? Segreto.
M 19) Mi addormento alle 10.30, mi alzo alle 3.30 di notte e comincio la mia marcia verso il punto più critico. Costeggiando il meraviglioso fiume. Dicono che qui è spesso nuvoloso e piove dalle 4 alle 5 volte al giorno. I cechi di ieri dicono che è una caratteristica di questa valle lunga 10 km. Dopo varie bellezze e 5 guadi, sotto la neve, arrivo a Tjaktja a 1150 metri. Tjaktja è l’inferno. L’inferno-inverno. Nevica. Ho le scarpe masarate da ieri e perciò non porto le calze. L’orlo della tuta è rotto e la caviglia è esposta al gelido vento subpolare. Il vento è incessante e ti accompagna sempre con il suono dei fiumi che scorrono negli stretti canyon a 1 metro dalla pista in salita. La larghezza del canyon è di circa 10 metri mentre ascendo parallelo a lui verso il passo; dove nasce lui. Indosso solo una felpa da tuta primaverile e la cerata. Devo oltrepassare il passo al più presto. Può anche crollare la montagna ma non tornerò mai indietro. Devo arrivare al Sarek e al Sarek arriverò. Al passo c’è il ghiacciaio e lo rasento vicino al punto in cui si scioglie e genera il fiume. Lo valico. Dopo 300 metri in discesa c’è la valle di Tjaktja. E dopo quello che vedo posso anche morire in pace. Il mio cuore è troppo duro per sciogliersi in una lacrima ma sono veramente commosso da questa vallata sterminata fra le montagne tonde e innevate che declinano in archi di tundra. Questo luogo dalla bellezza in estinzione è maestoso e straordinario. Questi paradisi sono lo scopo della mia vita. Questi luoghi sono il senso della vita. Il fiume che solca la vallata è un altro Rio delle Amazzoni e fluisce ampio e curvo verso ignote meraviglie. Meraviglie che fra pochi giorni vedrò.
Arrivo a Salka dove conosco una french-girl tosta di brutto e che come me percorre la Lapponia da sola, solo che lei fa il Padjelantaleden e il Nordkalottleden. Riparto e il paesaggio varia. La nuova vallata si allarga ancora di più. Ad ovest i massicci sono tondi e imponenti. A est ci sono dei bestioni innevati sopra i 2000 metri. Sono infatti vicino alle cime più alte della Svezia. Poi un altro rio che serpeggia fra dune di erba  e precipita fra due più alte  come se fosse sul bordo di un ciclopico burrone.  Mi fermo qui, nella piccola baita di legno. Alle 4.00 di pomeriggio. Sono così spaccato che quando vado a lavarmi al fiume ho le vesciche, un dito sanguinante e un unghia divisa a metà. Sono così sporco che devo tenere i piedi nell’acqua ghiacciata per un pò di minuti per svuotarli dal fango e dalla terra. Ho percorso 32 km conditi di up. Davanti a me, a sud, c’è il Sarek, a ovest ci sono le tonde e infinite Alpi scandinave e il confine con la Norvegia, a est c’è il Kebnekaise e le altre cime over 2000. Dietro, a nord, c’è la strada che mi sono lasciato alle spalle, 69 km fa dove inizia la noiosa e vuota civiltà umana.
G 20) Mi sono appena svegliato dopo 11 h di dormita. Le gambe vanno bene ma i piedi hanno le vesciche e perdono sangue dalle unghie. Si devono abituare al nuovo ritmo marcia. Ho aperto la porta e mi sono ritrovato in questo ennesimo eden terrestre. Il fiume, questo fiume, è meraviglioso. Di fronte a questa bellezza e nell’estatica solitudine della natura lo squallore e il grigiore del luogo ove sono nato è più palese. Come cazzo si fa ad andare in vacanza a Rimini, a Ibiza, a Sharm el sheikh !? La civiltà umana si poggia sul niente. Tre sono i cardini che contraddistinguono le persone devote al vuoto: 1 la tendenza a seguire la moda; 2 il desiderio di superare gli altri in ricchezza; 3 il bisogno di comodità. Merda a: la moda: quando uno è poco intelligente ha bisogno di qualcosa per sentirsi un grande e così si addobba di gioielli, vestiti firmati, auto lussuose per far presa sugli stupidi come lui (% alta in Italia) senza capire che se è un mediocre rimane un niente e se invece è un campione lo è anche senza stupidi vestiti; merda b: il desiderio di avere più soldi degli altri: le persone mediocri da un punto di vista caratteriale sono sempre invidiose dei forti e così cercano di diventare ricchi perchè è l’unico modo che hanno per sentirsi superiori. Naturalmente possono anche diventare miliardari ma sempre dei mediocri rimarranno. La ricchezza infatti si raggiunge ( eccetto l’ambito sportivo ed artistico) all’50% grazie al sapere, alla conoscenza delle cose e ad altri fattori che non abbisognano né intelligenza né una grande abilità: anche il più idiota degli idioti può diventare ricco con il sapere. L’intelligenza e il talento sono altre cose. L’ intelligenza è dei geni, il talento dei campioni e la tenacia degli irriducibili come me. La mediocrità interiore invece è una caratteristica di chi agogna la ricchezza; merda c: il bisogno di comodità: non c’è bisogno di commento. La civiltà umana si allontana progressivamente dall’essenza delle cose, è come l’invidia e va verso cose che non esistono o che non hanno senso. Io invece sono il forte e sono sposato con l’essenza della natura. La natura è la verità: è bella, è potente, è rude, è varia e non annoia mai. Qui ci sono molte alci: vivono circa 20 anni ma nessuna di loro raggiungerà i 18 perchè i lupi o gli orsi le uccideranno. Quei 18 anni però sono stati vita. L’alce è stato libero, felice e ha imparato la sua terra. Che senso ha invece lavorare in una tetra fabbrica per arricchire un debole incravattato che chiamano padrone e una miserabile ingioiellata che è sua moglie per poi morire in un letto d’ospedale circondato da bianche, noiose, brutte mura? Ascoltando la lenta melodia del fiume selvaggio mi vengono in mente alcuni rincoglioniti che parlano nella tv italiana. Sono così stupidi che più che parlare abbaiano o belano. Sono così schifosi ed inferiori che se la tenacia avesse una forma fisica, li schiaccerei come vermi putrescenti. Ma c’è un quarto cardine della debolezza: è il peggiore perchè cancella la dignità dell’animo umano: il cercare un partner o un amicizia in base ai soldi che questi possiede. Se l’amicizia è sacra, questo è il peccato più grande. Eppure parecchi stolti basano la propria vita sul matrimonio con un simile verme. Ma che senso ha amare un verme che ti ha scelto per i soldi che hai? Non si può amare una simile creatura. E’ come dire che mi deve piacere il profumo della merda. Eh...., non mi piace. Rutto sulla moderna civiltà umana. Il caos è l’essenza che mi ha generato e la natura primordiale è la maestra che mi ha addestrato. Io conosco ogni verità. Conosco la verità del mondo materiale, la verità della sfida, la verità della lussuria e anche la verità della storia e quasi tutta la verità del capo loro....Ora partirò. Tra 6 km, a Singi-baita, il kungsleden si biforcherà. La maggior parte degli hikers andrà a est e scalerà il Kebnekaise, la montagna più alta del paese. Io invece proseguirò a sud e se prima incontravo (o meglio) superavo circa 6 gruppi al giorno, d’ora in poi, il “traffico” sul sentiero si ridurrà, stimo del 70%. A sud c’è il Sarek e mi avvicino a Stora sjofallet. Il Sarek è la regione più selvaggia d’Europa. Stora sjofallet è fra le 20 meraviglie del mondo. 8 anni fa ero giunto ai suoi confini con Pino e Fulvio ma non avevamo l’organizzazione giusta per valicarli. Tra pochi days, finalmente mi prenderò la mia rivincita. Dopo Singi, il kungsleden si biforca. Il Rio della Lapponia trasforma il suo spettacolo e le sue anse e i suoi isolotti rotondi diventano più ampi. Le basse rive sono lussureggianti di verde o formano spiagge e golfi di sabbia. Dopo 4 giorni risento il torpore del sole. Tjaktja era l’inverno. Salka l’autunno, qui è primavera. La valle si allunga sotto le cime ora rocciose e dalle forme imponenti e arcaiche. Il rio è sempre bello in qualsiasi punto. Poi smette di serpeggiare e diventa largo e placido fino ad entrare e scatenarsi all’improvviso in un canyon simile ad Abisko. Proprio a questa altezza passo un ponte. Qui la tundra termina e dopo 3,5 giorni rientro nella foresta di betulle. Qui supero gli unici 2 gruppi che ho incontrato oggi. 2 superfiche swedish e una family di pescatori. Arrivo alla baita Kaitum. Il rio si dirama e si getta in un lago che si perde fra i monti. Inutile dire che è bello. Nel delta del rio ci sono isolotti boscosi, ghiaiosi o sabbiosi. Al di là c’è la palude. Mangio a Kaitum dove chiacchero con una swedish che mi scoperei subito subito. Di faccia è superfiga, è tettona ed è bella in carne. Ma devo proseguire. Saluto il rio che ho costeggiato dalla sua nascita nell’inverno di Tjaktja fino a quando si è sposato con il lago Kaitum. L’altro fiume che sfocia nel bacino d’acqua è piano ma scende con due basse, splendide cascate di 2 metri. La baita dove devo dormire è segnata ma non c’è!! Così cammino e cammino e alle 18.00 mi ritrovo a Teusajaure che invece era il primo obbiettivo di domani. Il lago Teusa è un altro zaffiro incontaminato incastonato fra i pendii delle alpi scandinave. Le rive sono naturali. Non ci sono strade, case o altre porcherie. C’è solo la baita di legno proprio sotto la cascata che si tuffa nel lago. Il kungsleden continua sull’altra sponda. Ho due opzioni: salire sulla barca e gratis remare per 1 km oppure pagare 5 euro e farmi traghettare con il motoscafo dal ranger. Non ho mai remato e le onde mi sono contrarie così pago. Sull’altra riva approdo al piccolo molo di legno dove c’è una figona che sta facendo le parole crociate. Si chiama Hanna, è metà svedese e metà finlandese, è così figa che gli picchierei subito la cappella sulle guance. Ma c’è un problema. Dove cazzo dormo stanotte? Hanna mi fa vedere due capanne nel bosco. Entrambe sono chiuse con il lucchetto. Vado a cucinare sulla spiaggia sassosa e sono molto incazzato: ho fatto 30 km al posto di 25 ed ora dovrò anche dormire al freddo! E qui succede l’incredibile. L’inconcepibile. Hanna e il suo tipo dormono nella tenda, vicino ad un altra coppia. Io m’inoltro per un sentiero secondario perchè devo pisciare e cosa trovo? Una baita! Entro e cosa succede? L’incredibile 2! L’inconcepibile 2! Ho quasi finito le scorte di carne e domani a Saltoluokta devo ricaricarle. C’è una busta sul tavolo: piena zeppa di razioni militari: pollo, pecora, persino budini. Ogni razione basta per 5 persone e costa 8 euro!! Ora vado a dormire e a prendere le mie scarpe perchè c’è una lepre che gironzola intorno alla mia casa.
V 21) Di solito non sogno mai ma oggi mi sono svegliato con il cazzo durissimo. E’ da 7 giorni che non sborro. Ma non ho alcun problema a resistere per altri 10 giorni. Ho resistito anche dopo essermi limonato la thai dal turco. Vado al lago a lavarmi e c’è Hanna in reggiseno che prende il sole. Il suo tipo non è altro che una tettona castana. La situazione si aggrava. Hanna è così bona che la leccherei dai piedi alla faccia. Le sue guance sono leggermente infossate sotto le gote. Ha i capelli biondissimi e la sua amica è carina. Più la sfida si fa ardua , più lo spirito si rinforza. Non posso provarci perchè ho poco tempo. Anche se gli inonderei quella faccia figa che solo in Svezia e Danimarca hanno. Parto e m’inoltro nello Stora sjofallet national park. Una vecchietta di 70 anni arriva con la barca  e da sola fa lo stesso tragitto. A 70 anni, da sola, percorre 16 km in mezzo agli orsi e alle linci valicando un passo! Le svedesi sono donne forti perchè discendono dalle tribù germaniche che vivevano nella foresta e che furono le uniche a non essere assoggettate al dominio romano. Oggi è il 5° giorno consecutivo in territorio selvaggio e così batto il record di Yellowstone (4). Solo 2 anni fa, sentivo la stanchezza solo dopo il 30° km, ora la sento già dopo il 15°. Se prima ero pura forza esplosiva e tenacia ora sono più che altro la seconda, forza interiore, fatico ma non mollo. Arrivo a Vakkotavare. Così mi siedo sul promontorio del passo. Qui sono in maglietta e pantaloncini. Mi siedo su un macigno e mi mangio una zuppa swedish di patate e broccoli. Le cime arrotondate mi circondano mentre giù c’è l’arcipelago in mezzo al lago Akka. Questo è il vero piacere della vita. Qualche gruppo passa di qui e conosco un deutsch rastone molto in gamba e parliamo del mondiale. Poi arrivo a Stora sjofallet: 8 anni fa quando giunsi qui e la vidi, scrissi questi versi: io qui muoio. Voglio morire qui e disintegrarmi in questa terra per non abbandonare mai questa landa. Voglio diventare parte di essa...di questa taiga preistorica che copre questa pianura sterminata, di questo fiume impetuoso che largo come il Po’ precipita in cascate altrettanto ampie e poi sfocia nell’orizzonte verde, di queste montagne isolate che come trapezi titanici si ergono dalla taiga piana.
Ora Stora sjofallet non c’è più. Hanno creato un patetico lago artificiale per un progetto idroelettrico. Credo nel lancio di una bomba atomica sulla famiglia di chi ha avanzato questa proposta. Una delle meraviglie della Terra non c’è più. D’altro canto da uomini che desiderano essere i padroni del mondo non ci si può aspettare di meglio. E’ una caratteristica dei maiali che si sono incravattati o che vorrebbero incravattarsi e delle persone che divinizzano i soldi  quella di commettere scempi innominabili. Io ne conosco parecchi di mezzi-uomini così. A volte ci uscivo anche insieme. Ce n’è uno che conosco da anni e che è il più scemo di tutti. E’ così babbazzo e stupido che non saprebbe valutare neppure il buco del suo culo. Sono persone che devono essere sterminate perchè arrecano solo danni alla terra. Sono parassiti della terra. Lavorano come cani senza neanche chiedersi il perchè e l’unico loro dio è l’euro. Vanno in vacanza in posti così brutti che sono paragonabili a Sesto s.g. L’unica ragione della loro vita è la figa. Non sono meglio di cani e maiali e invariabilmente vestono in tendenza. Il babbazzo è così.
Dopo ciò che rimane di Stora, m’incammino per gli 11 km che mi separano dalla baita. Sono stanchissimo e la caviglia mi si è gonfiata. Quando parto o quando scendo mi fa un male cane. Ma più a sud il Sarek mi attende. La mia baita è in collina a 650 metri di altezza. Mangio le polpette svedesi. Dentro hanno aglio, cipolla, patata e carne. Sono tasty. Oggi Judi è morta. E’ proprio una giornata negativa. Ho percorso 27 km e sono 126 km all’interno delle selvatiche lande. Il sole tramonta alle 9.00 e per due ore macchia di rosso il cielo boreale. Ma la notte non cala mai. Il cielo è sempre azzurro. Posso leggere e scrivere anche alle 2.00.
S 22) Ora il kungsleden procede deliberatamente verso il Sarek. Sul sentiero praticamente ci sono solo io. Mi sembra di essere il protagonista di uno di quei film western dove il tipo cammina per miglia e miglia da solo in mezzo a territori incontaminati. Sento il mio ego soddisfatto da questa sfida continua e la mia lussuria appagata dalla bellezza che mi circonda. Sono felice come mai lo sono stato. Libero, forte e felice. Le cose più importanti ora sono 3: la bottiglia d’acqua, il fornellino e il sacco a pelo. Se dovesse succedergli qualcosa la mia vittoria sarebbe in pericolo. Ma scriviamo un ultima cosa sul più scemo di tutti. Egli è il simbolo perfetto della moderna e debole civiltà umana. Egli non giudica le persone in base a ciò che sono. Egli le giudica in base ai soldi che hanno. E’ così stupido che non capisce di essere un coglione. E’ incapace di mistificare e di elucubrare e appena si parla di cose profonde o cerca di cambiare discorso o si estranea. Lui è e vuole essere come i coglioni che agognano la ricchezza. Non ama se stesso perchè uno che ama se stesso non divinizza i soldi. Io fra me lo chiamo con 4 soprannomi: coglione, babbazzo (è il più adatto), più scemo di tutti e stolto. Lo vedo di sovente e mi fa sempre più pietà. Fra le altre cose è anche brutto e questo mi fa piacere perchè amo l’inferiorità dei miei nemici. Ah, beh, lui non sa che sono suo nemico. Perchè mi chiama punch. Ma quale punch...lui non conosce nessun punch. Lui conosce solo ciò che la sua piccola mente crede erroneamente di conoscere.
Il lago Sitojaure è splendido. Le sue coste rigogliose sono irregolari e la sua forma fra le colline è molto complessa. Isolotti e penisole si propagano formando golfi e stretti. Per attraversarlo solita storia: o remi o paghi. Ma Viktoria, la responsabile, dice che funziona così: ci sono 3 barche, 1 qui e 2 là. Se voglio usarla, poi devo tornare con 2. E rifare il tragitto per la 3° volta con 1 per un totale di 12 km! Non ho mai remato. Così aspetto. Aspetto 3 h. Fortunatamente arrivano i 2 deutsch di ieri. Uno è molto bravo con la navigazione. M’insegnano e partiamo dalla riva nord. Remo io. Remare è una cosa naturale. E’ fatta apposta per i muscoli del corpo. E’ il tramonto quando attraversiamo il lago. La foresta sulla costa e sulle isole risplende di un opaca luce ancestrale, fra le montagne oltre le colline. I rilievi sono vicini e hanno la caratteristica forma del Sarek. Trapezoidali. Una è tagliata a metà come se un gigante l’avesse affettata e mangiata al 50%. E’ un luogo spettacolare. Poi, dopo uno stretto e due golfi, approdo sulla riva sud. La foresta mista è vergine. Qui ogni cosa, gli arbusti, le piante, i fiori, l’erba, i muschi, sanno di preistoria. Sono a 13 km dal Sarek e questo è il preludio. I deutsch tornano indietro con due barche perchè vogliono dormire nella baita di Viktoria. Su questo sentiero non c’è nessuno. Dopo 50 metri, trovo la mia nuova casa. Questa baita è più piccola del solito e sgangherata. La legna è sparsa nell’angolo, disordinata. Mi preparo a cucinare. Sono a 137 km dal primo villaggio e si apre la porta. C’è una fighetta rossa, svedese, spuntata dal nulla! Sola.
“Posso dormire qui?”
 E io: “Certamente.”
Anche lei si chiama Hanna e fa il mio stesso tragitto ma al contrario. E’ una tipa di sinistra. Parliamo. E’ simpatica. Mangiamo. Naturalmente è da quando è entrata che me la voglio fare. Mi dice: “Ho la vodka, la vuoi? Tu mi hai fatto assaggiare il riso italiano...”
 Io: “Non bevo alcoolici nella foresta.”
Ma offrire la vodka mi fa pensare ad una cosa sola (ehi, baby io non ho bisogno di vodka). Parliamo ancora. Poi lei stende il suo sacco a pelo vicino al mio ma al contrario. E io: “Giralo.”
E lei: “In che senso? Cosa significa questo?”
E io mi avvicino e gli dico: “Fammi sentire il profumo della tua pelle.”
Lei: “Perchè? Cosa significa?”
E io: “Perchè sei bella.” E metto la bocca e lei non ci sta.
Allora ride e mi dice: “Sono stanca e mi ritrovo con un ragazzo italiano, era scontato che ci provavi. Domattina ti darò un bacio sulla guancia.”
Adesso dorme. Domattina vedremo dove mi darà il bacio perchè inizia il 2° round.
D 23) Sono le 18.01 e mi trovo sul bordo di un burrone di 1179 metri. Un balcone sul paradiso. Sotto di me c’è il Rapadalen, il fiume più bello del mondo e il Sarek. Non descriverò questo luogo perchè non si può descrivere. Il Sarek è la genesi della terra. Quando la terra nacque era così. L’uomo non può creare bellezza, può solo narrarla. Quando gli uomini, che vogliono essere padroni o ricchi mettono mano sul mondo lo rovinano. Qui nel sarek, l’uomo non ha mai abitato, mai costruito. Fra queste cime innevate, sui ghiacciai, lungo questa valle, in questa foresta, non ci sono deboli padroni, qui ci sono solo campioni. Qui ci sono solo i tenaci lupi, i potenti orsi, le maliziose linci e il loro talento naturale che gli permette di vivere liberi. Vorrei starmene qui fino a dopo il tramonto per sentirli cantare e forse lo farò. Ma ripartiamo dall’ inizio della giornata. I deutsch arrivano poco dopo che mi addormento e hanno la bellissima idea di cucinare accendendo la stufa. Poi vanno a dormire di fuori. Fa un caldo insopportabile e Hanna apre la porta. Decine di zanzare arrivano a rompere i coglioni. Non mi pungono perchè ho lo spray ma mi passano a pochi mm dal viso e il loro zzzz mi tormenta le orecchie fino alle 3.30 di mattina, quando dopo una strage di massa, per fortuna inizia piovere e le riserve aeree non possono più entrare. Fatto sta che riesco a dormire solo 4 ore. Alla mattina Hanna non ci sta, io vado a sud e lei a nord. I deutsch dormono. La caviglia si gonfia, il piede ha un buco di carne viva e quando scendo mi fa un male cane, in salita tutti i km precedenti si fanno sentire e arranco a passo di lumaca. Ma può succedere qualsiasi cosa. Un’eruzione vulcanica, un terremoto alla Ken il guerriero che divide in due la terra, uno tsunami, la nuova glaciazione, qualsiasi cosa ma io andrò al Sarek. Valico il mio ultimo passo. Enormi blocchi di macigni squadrati sono sparsi per l’altopiano quando giungo a ridosso del lago Laitaure. Giù, uno stretto boscoso collega la collina a conifere con la montagna che sembra essere stata tranciata a metà  da un titano così arcaico da essere sconosciuto persino alla mitologia. Al di qua dello stretto c’è il lago Laitajaure, al di là c’è il lago Tjaktjajaure. Fra la montagna del titano e quella a forma di berretto da imbianchino sulla quale sono seduto, c’è il Nammasj, un monte preistorico; piccolo e alto solo 800 metri. Il Nammasj è il monte più affascinante del mondo. Il Nammasj è in mezzo alla foce del Rapadalen che per aggirarlo si divide in decine di canali fra isolotti-erba. Il Nammasj è la frontiera dell’eden e dopo c’è il Sarek. Vorrei rimanere per sempre qui. Ovviamente il fatto che sono cresciuto nella povertà avvantaggia queste sfide. Io che sono povero e vincente ho raggiunto i due obbiettivi che mi ero preposto. Solcare il kungsleden da Abisko a Kvikkjokk e deviare per vedere il Sarek. Perchè sono povero e forte dentro. Ma purtroppo mi toccherà tornare a casa e invece di svegliarmi coi lupi mi toccherà vedere parecchie facce di cazzo e altri patetici inferiori come il babbazzo.
L 24) Ieri sera alle 9.30, i deutsch erano già salpati così ho dovuto attraversare il lago da solo. Certo, non ho ancora uno stile olimpionico ma ormai ho imparato a remare. I deutsch sono nella mia nuova baita. Praticamente ora zoppico ma il più è fatto. Sono solo a 2 giorni di cammino (41 km) da Kvikkjokk e dalla prima strada asfaltata. Ho l’aereo martedì 1 e posso speculare sul tempo che mi rimane. Anche oggi mi lavo nel fiume ma precisamente nelle rapide. Poi mi faccio il bagno nel lago Laita. Faccio l’inventario delle provviste che mi rimangono e per 6 giorni mi bastano. A Gallivare mangerò all’indiano e a Stockholm allo svedese. Potrei stare a cazzeggiare nella foresta fino a sabato ma devo prenotare il treno con anticipo e così giovedì uscirò dal bosco. Qui posso anche prendere il sole a petto nudo. Non c’è niente da dire, solo godere dei profumi delle cortecce bianche delle birch e dell’azzurro-verde del lago. Perciò mi soffermerò su dei dettagli etologici dei giorni scorsi. Ad Aleusjaure e sul passo di Stora sjofallet sono stato attaccato due volte da un uccello della famiglia dei gabbiani. Appena ho lasciato il kungsleden per dirigermi ai laghetti, gli uccelli hanno verseggiato e si sono alzati e mi hanno sorvolato, dopo di che sono scesi in picchiata contro di me. Naturalmente non mi hanno beccato perchè se no a quest’ora avevo un buco in testa. Come tutti gli animali, infatti, prima di attaccarti ti minacciano. Io mi sono fermato e poi ho proseguito parallelamente al laghetto. L’uccello, soddisfatto della ormai mia lontananza dal suo nido mi ha lasciato stare e quando ho girato verso la riva e ho fatto il bagno si è limitato a verseggiare e a tenermi d’occhio. Al lago Teusa, invece, la foresta era silenziosa, il sole era già tramontato. L’avifauna perciò dormiva sui rami delle betulle. Ho lanciato sulla spiaggia pietrosa dei pezzi di pane. Immediatamente un uccello ha cinguettato. Ho aspettato e ho rifatto il lancio. Ha cinguettato ancora e un altro gli ha risposto. Come prevedevo, infatti usano la stessa tattica dei lupi. E cioè tengono una sentinella sempre sveglia per le linci, le volpi e le donnole. Parlare d’istinto infatti non ha alcun senso. Parlare d’istinto è come parlare di asini che volano o donne con tre tette. E’ una stronzata, è una cosa che non esiste. L’istinto è una leggenda nata dall’arroganza, dall’ignoranza e dall’ottusità umana. Gli animali pensano perchè una tattica è pensiero. Anzi, tutte le tattiche militari in effetti i guerrieri le hanno imitate dagli animali. I primi ad usare l’esca e l’accerchiamento  non furono infatti gli indigeni  ma bensì le leonesse. Se prendi un leoncino da piccolo e lo porti, da grande, nella savana, egli morirà di fame nel giro di pochi giorni.  Anche se possiede la tecnica suprema di ogni felino e la potenza della sua specie egli non sarà in grado di catturare quasi nessun animale perchè non ha mai avuto una madre che gli abbia insegnato le tattiche necessarie. Un leoncino che cresce con una leonessa e in natura invece sopravviverà  perchè lei gli insegnerà la distanza precisa da tenere fra sè e la preda, le coperture da usare nell’avvicinamento, i tempi da usare, la coordinazione con gli altri membri del gruppo e infine i punti da colpire per le differenti prede. Imparare e insegnare è intelligenza. In verità chi parla d’istinto è stupido come una capra. Certo, un animale non è in grado di filosofeggiare o di pensare eticamente. Un animale non sa che cosa è bene e cosa è male. Il pensiero dell’animale si limita al confronto: sono più forte io o lui, sono più veloce io o lui? Non esistono infatti animali selvaggi che attacchino all’improvviso. Prima valutano sempre il loro avversario. Lo studiano, lo pesano, lo misurano. Se un ladro va a rubare lo sa che è sbagliato. Se invece un grizzly vede un uomo che sta facendo un barbecue, guarda la bistecca cruda e quella cotta, annusa e si chiede: “Qual’è la più buona? E’ più buona quella cruda.” (Fredda la chiamerà lui nel suo linguaggio gutturale). Poi parte e si prende la bistecca. E se la mangia. Ma al grizzly se è giusto o sbagliato rubare non gliene frega un cazzo. Non se lo chiede neanche. Non può. Si chiede solo: “Ha qualcosa di pericoloso l’umano?” (armi);  “è da solo? a che distanza sono gli altri umani?” Tira le somme del rapporto di forze e poi procede. Tramite l’inclinazione della coda, delle orecchie e in misura minore del corpo e tramite il linguaggio gutturale del suo verso l’animale parla ed è così che le madri insegnano ai cuccioli dove fare la tana, quali piste seguire etc. La foresta infatti è un caos perfettamente organizzato. Nulla è lasciato al caso. I lupi per esempio hanno un raggio di percezione olfattiva di tot. metri, uno dei più potenti del regno animale. C’è una categoria di scemi che sono ancora più scemi di quelli che credono nell’istinto. E sono quelli che giudicano l’animale in base ai criteri di potenza sensoriale umana. Un uomo sente più o meno gli odori nel raggio di 3 metri. Ma un lupo può sentire gli odori che emanano anche da 20 metri di distanza e anche molto più lontani. E nel raggio di 10 metri sente odori presenti che un uomo non può sentire neanche se ci mette il naso sopra. I lupi sentono persino l’odore dei sassi distinguendoli uno ad uno, l’odore della terra, delle foglie. Un uomo sente i rumori sopra tot decibel e entro tot metri. Se scarti una caramella un uomo sente il rumore che ne so, al massimo a 15metri. Ma una lince lo sente anche da 30. E nei 15 metri sente rumori che per un uomo non esistono neanche. Sente lo zampettare dei passeri sul fango, un uomo questo non lo può sentire. Perciò gli animali cercano le loro prede o l’acqua utilizzando la loro potenza percettiva fisica che non è paragonabile con la nostra. Grazie agli studi di un equipe di ottimi etologi ora si sa che una marmotta è in grado di comunicare alle altre marmotte: “Umano a destra, umano a sinistra. Cavallo a destra, cavallo a sinistra.” Figuriamoci allora che cosa può fare una tigre che è molto più intelligente.
M 25) Ho percorso 208 km più 8 remando. Alle 18.24 giungo alla fine del kungsleden settentrionale. Dopo 9 giorni e mezzo esco dalla foresta e mi ritrovo in un villaggio e su una strada asfaltata e in pianura. Gli ultimi 15 km del kungsleden erano taiga di pianura. Conifere miste a betulle, alberi distanti fra loro con molte radure umide e improvvise. Ieri sera ho fatto degli impacchi di argilla e essenza d’arancia e la caviglia si è sgonfiata ma i piedi sotto mi fanno male. Questo villaggio di 70-100 abitanti si chiama Kvikkjokk. Da qui il kungsleden si prolunga a sud per altri 250 km. Sempre da qui parte il Padjelantaleden che rasenta il confine con la Norvegia e qui si può imboccare anche il Nordkalottleden che addirittura raggiunge il Finnmark dopo centinaia di km di tundra norge. Mi sono lucidato gli occhi con parecchi paradisi unici in europa e ho vinto raggiungendo il mio obbiettivo. Anche stasera incontro i miei ormai amici deutsch. Johan e Johansson. Ieri, sapendo che avrei dormito nel Sarek mi avevano lasciato un biglietto nella baita: “Bye Fabian (mi chiamano così) we hope that you meet maybe another vampyr.”
 La vampira sarebbe un altra swedish solitaria come Hanna. Poi incontro anche l’altro mio amico deutsch, un tipo che come me viaggia solo per i national parks.Ssiccome sono il più veloce, facciamo lo stesso sentiero da 3 giorni ma ci vediamo solo alla sera nelle baite. Loro campeggiano, io invece faccio 5 km ancora e mi butto in quelle free e dormo da solo (eccetto la volta della vampira). Questi tre deutsch sono gli unici che hanno retto il mio passo, gli altri escursionisti non li ho mai più rivisti una volta superati. Il deutsch vuole fare la stessa cosa in Alaska e in Canada. Io gli propongo una 3° alternativa: Siberia e Kamchatka. Ma dice che non si fida perchè in Russia ci sono i banditi. Lungo il kungsleden ci sono queste nazionalità: 1 ovviamente svedesi, 2 deutsch e finlandesi, 3 olandesi 4 australiani 5 inglesi, danesi, cechi. Io ero l’unico italiano. Queste invece sono le percentuali di tipo di gruppi incontrati: gruppi misti e famiglie (3-10 persone) 50%, gruppi solo maschi 25%, gruppi solo femmine 20%, maschi isolati 3%, femmine isolate 2%. Vado al Padjelantaleden per dormire in una baita ma è impossibile raggiungerlo alle 10.00 di sera perchè bisogna andarci con il motoscafo (2km). Così mi siedo sulle panchine e aspetto le 24.00 leggendo prima di andare a dormire nel prato. Fa un freddo tosto alla sera. Sono davanti ad un laghetto alla fine di una strada chiusa. I prati mi circondano. Le case di legno sono a 100 metri. C’è una bicicletta abbandonata lungo il molo. Arriva il proprietario e mi chiede: “Prendi la barca domattina?”
Io: “No, domani prendo il bus e me ne vado.”
Lui: “Hai la tenda?”
Io: “No.”
Lui: “Vuoi una camera a basso prezzo? 80 kr (8 euro).”
Quando succedono queste cose inizi a pensare a maniaci o a serial killer. Ma poi ci pensi e i Jack lo squartatore bazzicano in città, non di certo in villaggi di 70 abitanti, li sgamerebbero subito. Così vado. La mia malizia si placa definitivamente quando a metà strada becchiamo sua moglie. Ora, se uno vede una tipa che cammina per la strada con un’oca arrosto dentro un tegame si spaventa ancora di più. ma se non si rischia non ci si diverte. La verità è che il tipo è proprio un tipo in gamba, lui e sua moglie vivono in una grossa casa di legno fra gli abeti e le betulle di Kvikkjokk. Poi ha tre stanzini nel cortile che scaltramente affittano ai trekkers come me. La mia stanza è 2,5 per 2 metri. Più figa di così si muore. Ah, dopo 12 giorni dormo su un materasso.
M 26) Ormai io e i 2 deutsch siamo amici. Abbiamo anche approfondito parlando per 2 ore sulle vacanze precedenti, sul lavoro e sulle pussy. Per conoscere delle persone però bisogna sapere l’inglese almeno come lo so io o ancor meglio come lo sanno loro o gli swedish o gli olandesi. Gli svedesi non ci credono che sono italiano, mi dicono: “Tu parli troppo bene l’inglese per essere italiano. E poi perchè hai i capelli così chiari?” Sapere la grammatica conta poco. Sapere l’inglese significa saper fare dialoghi di 2 ore e quindi conoscere i vocaboli. Siccome l’ho imparato da solo qualche errore di pronuncia è facilmente superabile con la deduzione. Uno invece che sa coniugare i verbi ma poi non sa come si dice argilla non può parlare. Parlare significa sapere tenaglia, lince, pettinatura ecc. I deutsch, gli swedish, gli olandesi e i japan sanno l’inglese ancora meglio di me. Lo sanno come seconda lingua. Voglio dire, un japan ti sa dire anche come si dice guglia!! Fatto sta che dopo 10 giorni e mezzo rivedo una città: Gallivare. Devo aspettare 3 h per sapere se c’è un letto per me nell’ostello  e sospetto proprio che mi romperò i coglioni ma in stazione c’è una tipa biondissima con un pastore tedesco incrociato con un lupo. Un’ottima scusa per provarci, eh?!  Così rompo le palle al cane che si scatena e vuole giocare di brutto. La tipa si chiama Gabriella. E dopo circa 30 minuti me la limono. Si prende anche il mio n° di telefono. Poi trovo per miracolo un letto in una guest house. Alla sera vado a mangiare all’indiano con il mio 3° amico deutsch. Il tipo tosto che non riuscivo mai a seminare lungo il kungsleden. Al max gli davo 20 minuti di distacco e se partiva prima lui non lo superavo. Questo tipo mi sta simpatico di brutto e per l’impresa che ho in progetto per l’Africa è selezionato dal sottoscritto. Una cosa peculiare è che legge libri ideologici nella foresta. Ha un libro di Adolf ma anche un libricino di Bakunin perciò non riesco a capire se è anarchico o nazista. Beh, in ogni caso la sua ideologia non è importante per me, l’unica cosa importante è che ha la giusta tenacia per unirsi a me nell’ impresa che farò e sicuro la farò: Africa 201…..
G 27) Oggi mi rompo le palle. L’unica cosa divertente sono i dolci svedesi. Questa è la classifica dei 3 migliori paesi per i dolci: 3 Bosnia 2 Danimarca e Germania 1 Olanda. Dormo da un affittacamere a 300 metri dal centro. Gli abitanti di Gallivare hanno sia la macchina che la motoslitta, tutti. D’inverno qui ci sono solo 2 h di luce e la temperatura oscilla fra i -20 e i -40. Ci sono le foto della città d’inverno: decine di motoslitte parcheggiate fuori dai pub.
V 28) Leggo; per il resto noia totale.
S 29) Ne ho le palle piene. Dopo 2 giorni qualsiasi città mi riempie le palle. Mi sparo 2,5 litri di Heineken e poi decido di andare a bere. Qui in Lapponia non esistono i pub classici. Ci sono i ristoranti svedesi che alle 21.00 diventano pub. Alle 23.00 aprono la sala inferiore e diventano discoteche. L’ingresso è di 23 euro. Ho i soldi contati così decido di spendermeli a Stockholm.
D 30) Prendo il treno-night per la capitale.
L 31) Mi ubriaco a Stockholm. Altre note peculiari sulle scandinave: lungo il kungsleden incrociavo numerose donne (belle!) anche di 30-45 anni che dopo essersi fatte 15 km a piedi, montavano la tenda e dormivano dentro. E’ immaginabile una femmina italiana shopping&Rimini fare una cosa del genere?  Le swedish sono belle, forti ma fin troppo buone.
M 1) Ottimo kebab in centro. Mentre mangio beato passa una japanese bella di brutto con la 4°. Il turco mi dice che fa i porno in Danimarca e che non è difficile che addeschi ragazzi o uomini carini lungo la strada. Bello il volo. Dalla taiga a Bergamo. La mia foresta che ho conquistato 3000 km più a nord la amo nel sempre. E tra meno di 2 mesi sarà Rakshasa in the jungle, 10000 km più a est.


By Tytanchaos.